12 Settembre 2022, Firenze
Le temperature non sembravano voler scendere, qui in Toscana. L'estate era praticamente finita, eppure il sole scottava ancora come a Ferragosto. Era passata giusto un'ora da quando io e Pietro avevamo iniziato il nostro giro per i negozi, e già ci trovammo costretti a fare una pausa gelato per ricaricare le energie. Tra di noi, pian piano, era sparito completamente tutto l'imbarazzo, tanto che ora lo stavo accompagnando a fare shopping per comprare qualcosa da indossare al matrimonio di sua cugina, che si sarebbe tenuto a breve. A detta sua, non aveva un outfit adatto alla circostanza.
"Non ce la faccio più, torniamo a casa" provò a convincermi, prima di mordere il cono del suo gelato ormai quasi finito. Io alzai gli occhi al cielo, intenzionata a portare a termine la mia missione.
"Se magari mi dicessi cosa hai in mente, faremmo prima" lo rimproverai, prelevando uno degli ultimi cucchiaini di gelato al tiramisù che erano rimasti nella mia coppetta di carta.
"Ma io non ho la più pallida idea di cosa prendere" rispose lui con fare ovvio. Nonostante ciò, decisi di non scoraggiarmi. "Bene, vuol dire che continueremo a cercare" risposi scrollando le spalle e aumentando il passo per avvicinarmi ad una vetrina che sembrava interessante. Buttai la coppetta vuota nel primo cestino che incontrai e il biondo fece lo stesso con il suo tovagliolo sporco, seguendomi all'interno del negozio.
"Guarda che figa questa!" Attirò la mia attenzione, entusiasta, indicando una camicia a fiori decisamente poco adatta al contesto per il quale stavamo cercando vestiti. "Non credo sia adatta ad un matrimonio, sai" esternai le mie perplessità, guardandolo con un'espressione decisamente poco convinta.
"Guastafeste" sbuffò annoiato, non sopportando più di girare tra le stampelle e i manichini. Mi lasciai andare ad una risatina divertita, mentre continuavo a camminare tra le stoffe. Iniziai ad afferrare diverse stampelle, accumulandole sul mio avambraccio, mentre sentivo lo sguardo confuso e scocciato di Pietro addosso.
Lo spinsi verso il camerino, gli passai tutte le camice che avevo scelto per lui e chiusi la tenda, aspettando che le provasse. Man mano che le indossava, abbiamo iniziato la nostra selezione, scartando tutti quei capi che non gli stavano bene o che non ci convincevano. Arrivammo al grande dilemma: classica camicia bianca con una cravatta blu - che avrebbe ripreso i pantaloni - o camicia celeste, senza cravatta? La mia preferenza era decisamente sulla celeste, ma Pietro continuava ad insistere dicendo che la prima opzione fosse più elegante e quindi, di conseguenza, più adatta.
"Questa è divina, fidati" insistetti, volendo vincere a tutti i costi quella battaglia. "Sicura? Secondo me quella è più da cerimonia" sbuffai all'ennesimo dubbio del biondo. Perché non poteva semplicemente fidarsi? Sarebbe stato più facile per tutti.
"Se prendi quella celeste te la regalo io" tentai un'ultima arma di corruzione, sperando di poter concludere così quel pomeriggio infernale, sia per le temperature che per l'arduo compito che mi era toccato.
"Addirittura?" Chiese stupito, abbozzando un sorrisetto compiaciuto. Si voltò verso lo specchio del camerino, ammirandosi ancora con quella camicia addosso.
"Sì, ti sta troppo bene per non prenderla" continuai, dicendo semplicemente la verità. "Va bene, mi hai convinto. Però la pago io" cercò di dissuadermi dalla mia idea. Io annuii, fingendo di essere d'accordo, per poi vederlo sparire dietro la tenda beige.
"Intanto mettila sulla stampella" me la passò dall'apertura sopra l'asta della tenda e io la afferrai subito. Cercando di non fare rumori mi allontanai da lì, dirigendomi alla cassa. Fortunatamente non c'era fila, e subito poggiai l'indumento sul bancone.
"Solo questo?" Mi chiese la donna con un sorriso gentile. Aveva i capelli lisci, neri, corti fin sotto le orecchie, gli occhi nocciola e trasudava eleganza da ogni poro.
"Sì, solo questo, grazie" risposi sorridendo a mia volta, mentre la guardavo scannerizzare il codice a barre e inserire qualche dato a me sconosciuto sul monitor di fronte a lei. Mi disse il prezzo e io le mostrai la carta, facendo intendere il metodo di pagamento che avevo intenzione di utilizzare.
"Bea" sentii Pietro richiamarmi in lontananza. Probabilmente era uscito dal camerino e, non avendomi trovato, si era stranito. Io mi affrettai a poggiate la carta sul lettore, mentre i passi del biondo si facevamo sempre più vicini. Inserii il pin in fretta e furia e, non appena terminai, sentii la sua voce dietro di me.
"Beatrice, ti avevo detto che lo avrei pagato io" contilenò con tono lamentoso, mentre la cassiera mi passava la busta di carta verde smeraldo con dentro il mio acquisto.
"Zitto e accetta un regalo" imposi, allungando la busta verso di lui. Lo vidi sbuffare, per poi lasciarsi andare ad un sorriso. Afferrò il sacchetto invitandomi con un gesto ad abbracciarlo. Io così feci e lui mi depositò un delicato bacio tra i capelli, portando le mie labbra a curvarsi naturalmente in un sorriso spontaneo.
"Grazie, arrivederci" mi rivolsi alla donna dietro la cassa, non appena mi separai dal mio amico. La donna ricambiò il mio sorriso.
"Grazie a voi e, se posso permettermi, siete davvero belli" si complimentò, probabilmente fraintendendo il nostro rapporto.
"Ah no, noi-" "Grazie mille, buona giornata". Pietro interrupe il mio tentativo di spiegare alla donna la realtà dei fatti. Ci scambiammo con la signora un ultimo saluto con la mano e poi venni trascinata dal biondo fuori dal negozio.
Non mi interrogai molto sul perché mi avesse interrotto, visto che effettivamente sarebbe stata una perdita di tempo provare a spiegare a quella commessa che noi in realtà fossimo solo amici. Così avevamo risparmiato attimi preziosi che avremmo potuto spendere per tornare tra le fresche mura delle nostre case.
"Ora però mi devo sdebitare" disse, non appena iniziammo a camminare verso l'auto del biondo con la quale avevamo raggiunto il capoluogo toscano.
"Non sei in debito con me" precisai, mentre mi infilavo gli occhiali da sole in volto. "Tranquilla, volevo solo offrirti di rimanere a cena da me" spiegò, girando un braccio intorno alle mie spalle.
"In realtà ci sarebbero anche mamma e Asia, ma sono sicuro che anche a loro faccia piacere vederti" aggiunse poi, facendomi sgranare gli occhi. Quando stavamo insieme capitava che mangiassimo tutti insieme, ma ormai non accadeva da tempo.
"No, princi, non voglio disturbarvi" declinai gentilmente, non sicura di voler partecipare a quella cena di famiglia.
"Zitta e accetta un invito".
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Capitolo cinquantadueBreve, di passaggio, forse un po' inutile, ma dolce. Con un dettaglio che vi dovrebbe far pensare a qualcosa che ho già nominato un bel po' di capitoli fa. Vediamo se avete una buona memoria.
Ora come ora sto lavorando per ultimare i prossimi capitoli dato che sabato partirò e starò via per un paio di settimane. Durante queste probabilmente non avrò tempo per scrivere, ma non vi lascio senza capitoli. Quindi ora li scrivo, in quel poco tempo che ho, e pian piano li pubblico.
Comunque Bebe e Pietro sono sempre più vicini e la cosa non ci dispiace, anche se siamo solo nel passato.
Fatemi sapere cosa ne pensate,
al prossimo❤️
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Back in time // Fares
FanfictionPietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non è cambiata di molto. Forse hanno più consapevolezza, ma anche più paura. Così uniti e così distanti...