|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟒|

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Pov. Toni

Tengo gli occhi chiusi premendo la fronte contro il materasso volendo letteralmente sparire in questo momento in cui la ragione sta lentamente tornando nella mia mente e io mi accorgo di come sono stata letteralmente fottuta da quando l'ho baciata in quella stanza. La lista è lunga e inizia proprio con quel gesto, da quando l'ho baciata, quando ho bussato alla sua porta, quando l'ho fatta chiudere con il suo corpo, quando l'ho baciata per la seconda volta, quando mi si è spento il cervello e ho desiderato solo lei, il suo corpo, il suo piacere, la sua voce che urlasse il mio nome, le ho detto il mio nome... sono completamente fottuta. E anche nel vero senso della parola, mi sono fatta toccare e questa cosa mi ha mandato doppiamente in tilt, è rarissimo che succede e... Grugnisco stendendo la schiena quando la sento uscire seppur ho notato quanto lentamente lo fa, ma sono io che sono troppo sensibile; poteva benissimo uscire come se niente fosse e senza tatto, ma lei lo ha fatto delicatamente tenendomi ancora il braccio intorno alla vita stavolta quasi a sostenere me. Una volta che esce da dentro di me volto lentamente la testa nella sua direzione e lì vedo la voce della ragione che sta iniziando a dominare il suo corpo.

<Merda...> Evita il mio sguardo chiudendo gli occhi e rivolgendo il volto verso il soffitto. Osservo il suo profilo immobile mentre sembra chiedere di non essere punita per quello che è successo. Lentamente esco anch'io da dentro di lei che la vedo trattenere il respiro, ma non mi ferma, non mi dice nulla rimane come prima con la sola differenza che adesso le sue labbra sono leggermente schiuse. È tutto uno sbaglio dannazione, anche la sola voglia in questo momento di baciare quelle labbra. Mi alzo da sopra di lei ignorando il leggero tremore delle mie gambe e stringendo i denti me ne vado chiudendomi in bagno. Mi lavo le mani provando a prendere il controllo del mio corpo, ma anche lui mi ricorda quanto è successo dal tremore che continuo ad avere alle gambe. Mi ha fatto uscire così fuori di testa che non riesco a calmarmi subito. 

<Che guaio...> Dico in un sussurro sedendomi sulla tazza per poi prendermi la testa tra le mani. E ora che faccio? Le ho detto il mio nome dannazione, va bene che ha avuto le sue opportunità per ferirmi o catturarmi e non l'ha fatto come non l'ho fatto io, ma... ho detto il mio nome a lei, ad un agente dell'FBI. Sono nella merda fino al collo. Decido di agire e decidere in base a come si evolvono le cose una volta uscita di qui. Non avendo preso nulla prima di chiudermi qui dentro afferro l'accappatoio appeso ad un chiodino che non appena indosso riconosco il suo profumo, quello che ho sentito mentre... Sospiro ed apro la porta che non avevo chiuso a chiave, ma lei ha rispettato i miei spazi e non è entrata il che mi sorprende; mi sarei aspettata un suo timore che le potessi mettere qualche cinice o qualcosa di simile e invece lei rimasta in camera. La vedo ringraziare qualcuno che si trova oltre la porta che alla fine chiude facendo cadere a picco quel sorriso cordiale, mi ha vista.

<Non ti punterò un coltellino alla gola.> Alzo un sopracciglio essendo a un millimetro dal risponderle in modo sarcastico, ma non volendo rischiare di farle cambiare idea resto in silenzio compiendo qualche passo.

<Alcool?> Chiedo prima che possa rimanere zitta, ha fatto portare da bere?

<Pensi che posso affrontare una conversazione con te senza l'istinto di catturarti?> La sua voce è dura però neanche mi guarda quando mi passa affianco con quella maglietta che le copre a malapena il sedere e a cui si possono intravedere i capezzoli. Vorrei chiederle se si rende conto in che condizioni è, ma poi penso che anche questo può farle cambiare idea dal non prendermi come bersaglio e onestamente ora non ho voglia di stare a respingere i suoi attacchi.

<Lo hai già fatto in realtà.> Le dico senza giri di parole facendola bloccare, ma forse è perché è arrivata davanti alla scrivania presente nella sua camera.

<Perché sei venuta in questa camera?> Mi irrigidisco essendo presa alla sprovvista, mi aspettavo tutto tranne questa domanda.

<Be'... Penso che lo hai visto.> Borbotto non volendomi sentire in imbarazzo, ma cavolo domandarmelo quando fino a dieci minuti fa eravamo su quel letto disastrat... Ordinato! Ha... ha davvero rifatto il letto??
<Che c'è!?> Chiedo alzando addirittura le mani come a volermi mostrare innocente per qualcosa che non ho fatto.
<Non mi sembra che ti sia dispiaciuto quindi finiscila di chiedermelo.> Aggiungo avvicinandomi a lei, ma solo per prendere uno dei due bicchieri presenti sulla scrivania senza badare a quale alcolico ci sia all'interno.

My exception is you - Un amore pericolosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora