|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟕|

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Strizzo le palpebre sentendomi pervasa per il dolore mentre inizio a prendere coscienza del mio corpo che sento che sta una vera merda. Dove sono? A essere viva sono viva o non sentirei questo dolore allucinante, ma come faccio a esserlo ancora? Non so con quali forze riesco a sollevare le palpebre e... un soffitto. Vedo, seppur un po' sfocato, un soffitto. Cerco di osservare il più possibile senza muovermi e mi accorgo di vari contenitori, recinzioni in ferro e un brusio leggero ma continuo.

<Ben... ben sveglia...ta.> Il mio primo istinto è quello di tirarmi lontano da quella voce, ma non appena faccio forza sul braccio per spingermi via una fitta molto più forte mi fa mancare il fiato.
<Conviene che... non lo sforzi. Non so quanto durerà...> Akemi. È Akemi quella appoggiata alla parete non lontano da me e la cui pelle è bianca come il latte in contrasto alla carnagione mattone che aveva la prima volta che l'ho vista in quel parco.

<Cos'è... successo?> Le chiedo confusa non capendo neanche dove siamo.

<Quando Pisco ha sparato alla ruota e mi hai portato con te... sapevo che non saresti sopravvissuta... Non se restavamo in acqua. Così non sono andata contro la corrente, ma l'ho seguita finché... non ci siamo scontrate in questa fornitrice di energia elettrica.> Si guarda intorno spingendomi a fare lo stesso mentre inizio a unire i tasselli di ciò che vedo e di com'è successo.
<C'era una cordone legato alla piattaforma così ti ho legato sulla mia schiena e... e mi sono arrampicata finché... non sono riuscita ad introfularmi qui. Essendo un posto con degli operai... ho dato per scontato che c'era un kit medico. Ho fatto quello che ho potuto.> Stavolta indica me e io per la prima volta mi guardo addosso. Ho ancora la sua cinta stretta in modo da bloccare l'emorragia, ma non da farmi perdere la sensibilità; la maglietta è tagliata all'altezza della ferita che ora ha una garza che riesco a scorgere da sopra la sua sciarpa che ha utilizzato come elastico emostatico. Il braccio invece è fasciato con una benda che deve aver trovato nella casset... Alzo di scatto lo sguardo quando la sento tossire e poi...

<Cos'hai!?> Chiedo allarmata non appena sputa del sangue per terra e io provo ad avvicinarmi velocemente a lei senza molto successo.
<Akemi!> La richiamo allungando il braccio sano sotto il suo corpo che si piega per i colpi di tosse.
<È tutto ok. Ora ci penso io e...>

<Ferma.> Non appena provo ad alzarmi lei mi tiene per il braccio alzando lentamente il volto che secondo me è ancora più bianco di pochi secondi fa.
<È... È inutile. Il proiettile se anche lo togli adesso... è in circolo.>  Sgrano gli occhi portandola avanti per controllarle la spalla che si ha sanguinato un po' infatti è scura la sua maglietta, ma non sembra così grave.

<È solo il panico. È stabile la ferita, sta tranquilla. Ora risolvo tutto.> La calmo piegando una gamba e provando a farmi forza, ma il fianco mi urla di dolore e Akemi mi trattiene nuovamente.

<Non è il... proiettile. È l'interno.> L'interno!? Che significa??
<Pisco... non appena ha visto che non... poteva uccidermi mirandomi alla testa...> Si interrompe per tossire ancora e stavolta l'aiuto massaggiandole la schiena provando ad acquietare gli spasmi.
<...si è prefissato il solo scopo di colpirmi in qualsiasi punto... avrebbe fatto il resto il... il veleno.> Sgrano gli occhi scioccata e lei non mi ferma quando partendo dal foro creato dal proiettile faccio forza strappandole un pezzo di tessuto scoprendo...

<No...> Dico in un sussurro vedendo delle ramificazioni scure partire dalla ferita circondata da anche del sangue secco.
<No alzati. Alzati dobbiamo uscire e andare all'ospedal...>

<Cheryl... perché questo è il tuo nome... L'ho sentito dire spesso dagli altri... sei il... il leader della squadra destinata a... Manhattan.> Mi blocco non appena mi fa capire che sa chi sono e nonostante ciò... mi ha aiutata. Mi ha salvata.
<L'ospedale più vicino... dista più o meno una ventina di minuti da qui... io avrò si è no altri cinque o dieci minuti.> Non so se per la scarica di una parte d'adrenalina, per il dolore o per l'impotenza i miei occhi diventano lucidi oltre alla vista leggermente sfocata.

My exception is you - Un amore pericolosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora