|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑𝟔|

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<Ma sai di cosa ho voglia ancora di più?> Avvicina il viso al mio che tiene fermo con una mano, ma non credo che avrei avuto la forza di voltarmi o forse si, per nascondermi da quegli occhi che non sono i suoi o meglio non solo: sono lo specchio dei miei.

<No...> Schiudo le labbra ringraziando in una piccola parte del mio cervello che ci sia lei a sostenermi o sarei crollata per terra.

<Di te.> Non è rabbia quella che provo. È gelosia... Quella rabb... No quella gelosia che mi stava facendo uscire pazza si acquieta un minimo a quelle due parole. Di te...

<C... cosa?> Pensavo di averlo detto normalmente, ma solo dopo un paio di secondi mi accorgo di averlo sussurato e che le sue labbra sono decisamente più vicine rispetto a prima.

<Voglio te.> Nessuna mezza misura. Nessuna possibilità di capire male. Nessuna scappatoia. Voglio te.

<Lasciami.> Dico provando a prendere quanto più controllo possibile del mio corpo dopo che lei senza costringermi a nulla o provare a reprimere il mio volere, fa come le ho detto. Sento l'effetto della sua assenza soprattutto sulle gambe che sento molli rifiutandomi razionalmente che la causa siano le sue parole, ma una piccola parte di me sa che è una menzogna. Fa un passo indietro facendo scendere un po' lo sguardo mentre sposta la mano verso la porta dietro di me; all'inizio sono confusa, ma quando le sue dita afferrano la chiave capisco cosa stava per fare a quel punto le prendo il polso.

<Cosa fai?> Incazzata com'era, gelosa com'era, furiosa com'era ha sempre sostenuto il mio sguardo e anzi io ho avuto difficoltà a farlo. Adesso invece... lo evita.

<Voglio te.>

<Lasciami.>

Pensa che l'ho rifiutata... e lei non ha provato a fare nulla che non volevo permettendomi di uscire se non la fermavo. La gelosia viene soffocata ancora di più da un altro sentimento che fa da coperta come in un incendio e con una mano le sollevo il mento portando i suoi occhi nei miei.

<Siediti.> Quella è l'unica cosa che dico guardandola negli occhi e ammirando come i sentimenti negativi vengano placati dalla confusione e dalla sorpresa. Dato che sembra in una sorta di trans nei suoi pensieri faccio scendere la mano sul suo petto e passo dopo passo la spingo sempre più indietro finché le sue gambe non toccano il bordo del letto. Con un leggero sorriso per farle eliminare possibili dubbi che non sto per decapitarla, esercito una lieve pressione sulla sua spalla verso il basso facendole capire di sedersi e lei lo fa nel silenzio più totale.

<Voglio te.>

Vuole me. È me che vuole e io... voglio lei. Faccio qualche passo indietro fino a mettermi di profilo e senza dire nulla abbasso la zip degli stivaletti che mi sfilo lentamente posando i piedi coperti solo dalla calza degli autoreggenti per terra. Lì prendo e con lentezza mi chino mettendoli sotto la scrivania solo per la scusa di tenere in alto il sedere. Sento il suo sguardo seguire ogni mio movimento anche quando accendo la bajour del comodino evitando stavolta il suo sguardo, come a fingere di non sapere del suo. In un altro momento forse mi sarei sentita ridicola o fuori da ogni contesto, ma adesso... ho in mente solo quelle due parole.

<Voglio te.>

Sono proprio quelle due parole che leggo nei suoi occhi quando sbottono i pantaloni e con la stessa lentezza di prima svelo le gambe coperte dagli autoreggenti con i gancetti. Se i suoi occhi brillano di... desiderio il suo petto mi sembra fermo o forse sta respirando così lentamente da sembrare immobile. Non perdendo per un secondo il contatto con i suoi occhi mi avvicino fino a infilarmi tra le sue gambe e sollevarle la testa da sotto il mento per farle connettere che gli occhi li ho sul viso e non sulle gambe.
<Guarda.> Singole parole. Sembra che più di questo non riesca a uscirmi dalla bocca per ora, ma basta perché una nuova scintilla risplende nei suoi occhi e io mi ritrovo a pensare che sono bellissimi. Solleva solo una mano quando tolgo la mia da sotto il mento e non dico o faccio assolutamente nulla mentre lei aggancia un dito al cerchietto che fa da gancio per la zip della maglietta che ho scelto al volo. L'avevo scelta perché era veloce da mettere, ma è anche altrettanto veloce da togliere anche se lei abbassa quella zip con una lentezza che non saprei se io ne fossi stata capace, se potevo avere tale pazienza. Lei invece gode di ogni istante finché la maglietta non mi sfiora le spalle, il sedere fino a cadere per terra ai miei piedi.

My exception is you - Un amore pericolosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora