|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟕|

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Provo a camuffare il respiro accelerato, ma non credo di farlo perfettamente. Ogni mia terminazione è concentrata al massimo per ogni possibile movimento, anche respiro, della persona che ho di fronte.

<Lo hai ammazzato.> Dico con disprezzo scrutando i suoi occhi e notando anche lì una piccola differenza da quelli della persona che doveva sostituire.

<Direi di no, è stata legittima difesa.> Le sue labbra si stendono in un sorrisetto, ma nei suoi occhi noto una furia che non comprendo o forse è solo per la mia presenza qui, infondo io devo avere lo stesso sguardo in questo momento.

<Non sai neanche che cos'è la legittima difesa.> Cercando di minimizzare i movimenti provo ad aprire la borsetta in modo da poter prendere la pistola, sono completamente disarmata al momento e non posso permettermelo con lei di fronte.

<È l'atto in cui, trovandosi in circostanze di difendere la propria persona dove non possono intervenire per luogo e tempo le forse dell'ordine, un soggetto viene scagionato pur avendo compiuto un reato.> Dannazione. È... È preparata.
<Ora mi sembra di aver visto che ha attentato sia alla vita di Barney che alla tua persona. Quindi puoi finirla di fare così e ce ne andiamo di qui, Sherry?> Nei miei occhi brucia la rabbia verso di lei e tutto il suo gruppo. È proprio quel sentimento ad accecarmi la ragione e che mi porta senza alcun calcolo della realtà a tirare fuori la pistola e puntargliela contro. O almeno era questo il mio intento, ma non appena stavo per sollevare le braccia, una mano dalla presa decisa mi afferra il braccio bloccandomelo contro la parete. Il cuore mi salta in gola per il timore per l'eccessiva vicinanza tra noi, potrebbe ammazzarmi con anche due semplici mosse.

<Lasciami.> Le ringhio contro provocando solo l'avvicinamento del suo volto al mio.

<E tu non puntarmi una pistola contro.> Mi ribatte senza alcun problema che hai nostri piedi ci sia un cadavere, è... è una pazza!

<Sei una criminale Vermouth!> La rabbia mi fa da tizzone all'idiozia e la colpisco con una gomitata allo stomaco che le fa perdere un minimo la presa su di me, così ne approfitto per liberarmi dalla posizione scomoda in cui mi trovavo. Recupero il mio pugnale, che per fortuna non è quello nel torace di Henry, dando ormai per persa la pistola che ora ha lei.

<So chi sono Sherry, non c'è bisogno che me lo dici.> Lei si volta senza alcuna fretta e a sorpresa non mi punta al pistola contro. Sussulto quando sento un improvviso calore sul piede e non appena abbasso lo sguardo mi ricordo di aver preso in mano la lama del pugnale per non rimanerci secca prima con Henry. Ora il sangue mi sta iniziando a colare per terra.
<Or...> Qualunque cosa stava per dirmi viene zittita da delle voci che sentiamo oltre alla porta. Sia io che lei ci guardiamo subito non potendoci permettere chi per un motivo e chi per un altro di farci trovare qui.

<Mh!> Un mio urlo viene soffocato dalla sua mano quando mi si avventa sopra zittendomi. Sento la testa girarmi un paio di secondi per i suoi movimenti fulminei finché il mondo non si ferma con noi addossate alla parete adiacente un mobile dietro la porta.

<Statti ferma e zitta prima che uso questa pistola contro di te.> Mi sento ringhiare all'orecchio un secondo prima che la porta si apra facendo dal chiusura al nostro nascondiglio. Le esigenze sono più forti del mio principio di volerla arrestare così resto ferma. Un urlo squarcia l'aria non appena chiunque sia entrato si accorge del corpo e io ne approfitto per mordere la mano di Vermouth per fargliela togliere da davanti la mia bocca.
<Giuro che se non la pianti...> Come bonus perché non sta zitta le provo a pestare con il tacco il piede, ma vado a vuoto e il rumore che provoco va superato dall'uomo che sta parlando con un auricolare.

<No c'è solo Henry il fratello, Barney sembra sparito!> Il corpo premuto contro la mia schiena sento che si sgonfia facendomi percepire le forme femminili che erano coperte sicuramente da dei cuscinetti che le donavano un volume maschile. Essendosi "sgonfiata" acquisiamo spazio e io vengo premuta maggiormente indietro, sentendo dal suo seno contro la mia schiena e il mio sedere contro il suo bacino. Dannazione quanto ci vuole per andarsene!? Chiunque sia venuto a controllare deve aver eseguito l'ordine che gli è arrivato perché dopo un minuto sento dei passi, velocità da corsa, allontanarsi nel giro di poco.
Devo andarmene. Subito. Però non posso sprecare questa opportunità.
Senza dire nulla scatto in avanti allontanandomi da lei che mi guarda stupita e io ne approfitto per svignarmela dalla stanza. La borsa a tracolla mi rimbalza contro la gamba mentre corro tenendo il pugnale in mano. Sento che vengo seguita da lei e così mi dirigo sul retro entrando ad una stanza a caso, non ho tempo per ricordare cosa...

My exception is you - Un amore pericolosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora