|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟗|

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<Spiegami perché sta così! Cosa le sta succedendo!?> È una voce arrabbiata quella che sento, ma non riesco a capire di chi è.

<Devi calmarti non puoi attirare l'attenzione e lo sai.> Cosa? Chi sono? Di chi sono queste voci?

<Non me ne frega un cazzo. Rispondi alla mia domanda!> Questa voce... se quella maschile mi è completamente sconosciuta quella femminile io so a chi appartiene, ma non lo ricordo...

<È una complicanza della trasfusione. Pur avendo utilizzato il tipo di sangue universale ci sono delle volte, soprattutto dopo un'operazione, che le trasfusioni possano portare febbre, brividi, nausee con vomito, cute fredda e sudata, battito irregolare o bassa pressione. Lei sembra averli accumulati tutti forse per le condizioni fisiche in cui è arrivata.> Quella voce maschile è calma, ferma e professionale mentre quella femminile sembra tacere.
<Le abbiamo fatto i controlli necessari e non ha emorragie, il livello di sangue è tornato alla norma quindi le abbiamo tolto tutto. Ora ricambieremo il bendaggio, ma devi stare calma Toni non è...> Toni. È lei... è lei che...

<Ti ho trovato.>

Mi ha salvata... Di nuovo...

.............

Il suono di alcuni passi mi fa da musichetta mentre inizio a risvegliarmi. Percepisco tutto il mio corpo intorpidito, però nonostante ciò capisco che è qualcosa è cambiato, non mi sento più come prima.

<Dannazione.> Un leggero rumore mi dà la spinta finale per aprire le palpebre facendomi piombare nuovamente in quella stanza in penombra di prima... prima quando... l'ho attaccata, l'ho accusata di aver ucciso Akemi, ma che quando ho vomitato è stata lì pronta a sostenermi prima che svenissi. Ora mi dà la schiena che è ben dritta e tesa come le sue braccia avendo poi i palmi contro la superfice di quella che è una sorta di tavolo.
<Ti... prego...> Sgrano gli occhi scioccata da quelle due parole, sta... sta pregando per... per cosa? Sembra che si stia cercando di trattenere dal fare qualcosa, è evidente che vorrebbe probabilmente spaccare qualcosa, ma non lo sta facendo. Una persona in... gabbia. Non so perché alla gabbia la mia mente pensa a un... Mostro...

<...diventava un mostro se qualcuno... le avesse fatto del male o se... le succedeva qualcosa.>

Non può ess... Le labbra che avevo schiuso per la sorpresa nel ricordare quelle parole le richiudo velocemente quando lei si gira verso il lettino con una mano tra i capelli quando però si blocca nel vedermi.
<Cheryl?> Mi richiama battendo una volta le palpebre come se avesse paura di star sognando e non le potrei dare torto, anch'io da qui riesco a vedere i segni scuri del sonno perso.

<Ciao...> Dico esitante non volendola attaccare stavolta, ma il non farlo mi mette davanti a un territorio sconosciuto. Non so... non so come parlarle!

<Ti ricordi?> È molto sull'attenti, è pronta a difendersi a un mio imminente attacco, ma non ho né le forze fisiche né mentali per farlo.

<Che... che mi devi una moto e una giacca in pelle?... Abbastanza si.> Le rispondo affannando un paio di volte mentre mi schiarisco la gola, se prima mi ricordo di averle stretto il braccio ora non potrei.

<Cos... Dio.> La vedo passare allo sconcerto a una risata che se all'inizio era mossa dal divertimento passa ad essere più isterica piena di tensione accumulata.
<Solo tu puoi passare dall'accusa all'offesa in una situazione del genere.> Si passa una mano sul viso e non so se per evitare di guardarmi e scoppiare a ridere o... un suo movimento veloce verso la guancia mi fa sospettare altro, ma non riesco a starle dietro come mio solito in questo momento e la pelle in quel punto è asciutta e priva di lucidità alla luce soffusa nella camera.

My exception is you - Un amore pericolosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora