Capitolo 45

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Pov's Hope

Ore:2:00

Il viaggio per Londra non fu così tosto, il volo durò circa dieci ore ma per la maggior parte del tempo lo trascorsi nel mondo dei sogni.

Ero sopraffatta da tutte le emozioni provate nelle ultime ore, rabbia, tristezza, delusione, felicità nel partire, ansia nel averlo visto, diciamo che posso definirlo come un minestrone di emozioni.

Mancavano pochi minuti all'atterraggio, non vedevo l'ora di visitare Londra, era il mio sogno fin da bambina, non so che cosa avesse di speciale per me, era una sorta di ossessione, forse perchè quando ero piccola ne parlavo sempre con mio nonno, lui mi disse che un giorno mi ci avrebbe portato, ma purtroppo il tempo l'ha portato via da me prima ancora che noi potessimo riuscire a realizzarlo.

Mi ero persa così tanto nei miei pensieri che non mi ero resa conto che l'aereo era atterrato e che gli altri passeggeri si stavano preparando per scendere, mi alzai dal sedile e mi misi sulle punte per riuscire a prendere il mio bagaglio, una volta preso mi avviai verso l'uscita, salutai le assistenti di volo e scesi, il meteo a Londra era molto instabile, avevo già controllato le previsioni, per quasi tutti i tre giorni mi davano nuvoloso con qualche pioggerella sparsa qua e là.

Percorsi tutto l'aeroporto fino ad arrivare al ritiro bagagli, poco dopo vidi arrivare la mia valigia, la ritirai e andai a sedermi nella "sala d'attesa", la reception nel mio Hotel sarebbe stata disponibile verso le 7:30 del mattino e io avevo da aspettare ancora cinque ore, forse avrei dovuto organizzarmi meglio o semplicemente prendere un aereo verso le otto di sera, ma ormai quel che è fatto è fatto, presi il telefono e scrissi a Laila: Tesoro sono arrivata, il viaggio è andato bene, ora starò in aeroporto fino alle sette, poi prenderò un taxi e andrò in hotel.

Non avevo voglia di stare seduta, lo ero già stata per troppo tempo, presi la mia valigia e iniziai a girovagare per l'aeroporto alla ricerca di un bar.

Dopo circa venti minuti passati a capire in quale caffetteria volessi andare ne trovai una molto carina, era molto accogliente, aveva una saletta riservata dove potevi: rilassarti, leggere oppure studiare, era arredata con delle poltrone colorate e dei tavolini ognuno dei quali aveva delle prese dove poter caricare i proprio dispositivi e delle piccole luci.

Una volta entrata andai al bancone, "Salve, volevo un cappuccino e una brioches al pistacchio", il cassiere mi sorrise, "certo signorina, si vuole accomodare o porta via?", "mi siedo grazie", "certo, si sieda pure a breve il mio collega le porterà il suo ordine", gli regalai un sorriso cortese e andai a sedermi.

Scelsi un tavolino che aveva le poltrone azzurre, erano molto comode e spaziose, posizionai la valigia accanto a me e misi in carica il cellulare, non era troppo scarico , ma c'era una spina ed era meglio approfittarne, a portarmi quello che avevo ordinato era un ragazzo molto probabilmente mio coetaneo, aveva il viso ancora da ragazzo, i capelli biondi e gli occhi versi, di fisico era ben messo, ma non troppo muscoloso, si avvicinò a me e mi sorrise, "ecco a te il tuo cappuccio e la brioches", "grazie", lui mi sorrise e mi lasciò anche lo scontrino, "a scusami, posso chiederti se mi porti anche una bottiglietta d'acqua naturale", "certo, il tuo nome è?", "Hope, perché?", il ragazzo rise, "a quest'ora in questo bar non c'è mai tanta gente, così quando vedo dei nuovi clienti gli chiedo il nome", "lo fai con tutti?", lui mi sorrise, "chi lo sa, forse era solo una scusa per sapere il nome di una bellissima ragazza", io gli sorrise, poco dopo spostai lo sguardo, ero in imbarazzo non volevo che se ne accorgesse e sinceramente volevo mangiare la mia brioches, "ora ti porto l'acqua", io acconsentii, nel mentre presi una bustina di zucchero e la scossi successivamente la aprii e la misi nel cappuccino, girai lentamente, poco dopo tornò il cameriere, "ecco a te", "grazie", mi lasciò l'acqua e per mia fortuna se ne andò, non ero in vena di fare conversazione.

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