Capitolo 51

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pov's Hope

Si dice che quando trovi l'amore sia una cosa bella, bellissima, ti senti felice, allegro, innamorato ma se è così bella perché fa così male?

Mi alzai dal pavimento e guardai Laila, stava ancora dormendo, sbuffai e mi toccano la testa ancora pulsante a causa del vino.

una volta in piedi nonostante fossi ancora barcollante mi avvicinai alla porta e scesi in cucina.

Presi due capsule per il caffè e lo feci per entrambe, aprii la dispensa e presi dei muffin che appoggiai su un piattino di carta, successivamente presi il telefono e aspettai che la macchinetta finisse di fare il caffè.

"Perché non mi ascolti?", gli chiesi nervosa, " Hope mettiti in testa che io e te siamo diversi", la rabbia prese il sopravvento dentro di me, "sei tu che non vuoi darci una possibilità", lui mi guardò, si stava innervosendo, " io ho solo detto che siamo diversi ed è vero, non lo puoi negare", le lacrime scesero sul mio viso, " tu non tieni a me", lui si avvicinò, "certo che tengo a te stellina ma siamo diversi e la cosa mi spaventa", mi diede un leggero bacio sulla testa, "te lo prometto, risolveremo tutto", gli sorrisi dolcemente, "con il mignolino", la sua fronte si posò sulla mia, "con il mignolino stellina".

Il beep della caffettiera mi risvegliò dai miei pensieri, mi alzai e mi diressi verso i due caffè, li presi e successivamente presi anche i piatti.

Mi mancava, pensavo a lui spesso anche se non avrei voluto, avrei voluto cicatrizzare questa ferita ma è troppo fresca.

Salii le scale e mi diressi in camera, posai la colazione sul comodino di Laila poi mi sdraiai, presi un li computer e lo accesi, feci l'accesso a Instagram e inizia a scorrere le storie mentre sorseggiavo il mio caffè caldo.

***

"Che cazzo significa che è in ospedale cristo", gli dissi urlando, la sua voce dall'altra estremità del telefono provò a calmarmi, "Hope rilassati, ci sono io qua con lui, starà bene", mi toccai la fronte con la mano, "voglio parlare con lui, ora", Josh sbuffò, "per quanto sia rincoglionito l'unica cosa che continua a ripetere è che non ti vuole parlare", sbuffai esasperata, "fanculo, a tutti e tre".

Chiusi la chiamata e guardai Liala, "capisci?, James si trova ad Amsterdam, in ospedale e i non posso sapere nulla", mi sedetti con le braccia conserte, "non state più insieme, non ti dovrebbe importare così tanto", la fulminai con lo sguardo, "non ti ci mettere anche tu".

"Tesoro andiamo, lascialo perdere, con lui ci sono Josh e suo fratello, starà bene", sbuffai, "lo so, però non è colpa mia, tengo ancora a lui", lei si avvicinò a me, "ne sono consapevole tesoro, ma ormai è finita, lui a modo suo sta andando avanti, dovresti farlo anche tu", io girai gli occhi al cielo, "come dovrei fare scusa?", "per esempio, sta sera, mia cugina darà una festa, vieni con me", scossi la testa più e più volte ma Laila era sempre più convinta della sua affermazione, "non mi interessa, devi divertirti", "a me non piacciono le feste", "dai solo per questa volta", acconsentii, nel mentre Laila iniziò a saltare dalla gioia, " dai iniziamo a prepararci, solo le sei e mezza, tra meno di due ore verranno a prenderci", non feci più domande, non avevo più voglia di ascoltarla, tanto la risposta sarebbe stata sempre uguale, ovvero: "non ti devi interessare, pensa a divertirti".

Laila mi prese per il polso, "allora tesoro, da quanto tempo è che non ti lavi?", risi, "per tua informazione, mi sono docciata e profumata ieri", "certo corri sotto la doccia, io l'ho già fatta", scossi la testa e feci come mi disse, mi spogliai rapidamente e poco dopo mi infilai in doccia.

***

Laila mi passò un vestito, "è l'ultima opzione che il mio armadio ha da offrirti", girai gli occhi e continuai a farmi i boccoli con la piastra, "descrivimelo e poi fammelo vedere", sbuffò, "allora è un vestito nero molto semplice, la scollatura è nella media, le spalline sono sottili e arriva a metà coscia, e in più vicino al mio bianco saremmo bellissime", spensi la piastra e mi girai per osservare con attenzione l'abito, era ancora più bello di come l'aveva descritto, mi alzai dalla sedia e mi avvicinai a lei, "va bene dai, metterò questo", fece un saltino di gioia, "sarai la più bella del locale, ne sei consapevole?", io sorrisi, "non dire scemenze", mi diede uno spintone ed entrambe iniziammo a vestirci.

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