Capitolo 6

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( Pov. Austin)

Indossare questo completo stamattina è stato come arrendersi.
I miei capelli una volta ribelli, li ho dovuti pettinare e fermare con il gel. Assomiglio a mio padre adesso. Una versione più giovane, ma mi sento comunque male. Ho fatto la barba e quando sono uscito dalla mia stanza, sono stato accolto da mia madre.
Carol Collins. È una donna di cinquant'anni. Magrolina. Sempre emaciata e triste. Ha lunghi capelli, biondi come i miei. Mi mostra un tenero sorriso. Vado verso di lei e l'abbraccio forte.
<<Mamma come stai oggi ?>> <<Meglio, ma tu come mai sei vestito cosí ?>> chiede accarezzandomi il viso con entrambe le mani <<Sto andando all'università>> annuisce. Non esce da anni da casa. Ha paura del mondo esterno. Questo è il regalo che gli ha fatto mio padre. Con i suoi continui tradimenti.
<<Tommy ? >> <<Sarà in giro, ora vado o faccio tardi>> le dò un bacio sulla fronte e poi mi affretto. Scendo le scale. Arrivo all'ingresso e invece di salire sulla mia moto, salgo sulla Rolls Royce di famiglia. L'autista la guida fino all'università.

Le scelte alle volte sono sofferte. Nessuno ci dice mai cosa significa davvero scegliere. Il dovere, rinunciare ad una cosa, per sceglierne  altre. La determinazione, il coraggio e la forza che serve. Nessuno sa mai descrivere a fondo questi sentimenti. Nessuno sa mai mettere in guardia, da tutto ciò.
Scendo dalla macchina e nervoso mi dirigo dentro l' edificio. Tutti mi fissano sconcertati. Come se fossi un fantasma. Irriconoscibile e differente da tutto ciò che hanno visto fin ora.
Stella mi corre incontro. E si ancora al mio braccio. Non la sposto. Ma non le rivolgo nemmeno la parola.
Poi la folla si apre, ed eccola poco lontano dalla mia persona, Brair. Mi guarda incredula.
Vorrei spiegarle tutto, ma Stella mi trascina per il corridoio e decido di sopprimere le mie intenzioni. Cosí sollevo il mento e superata la sua figura, mi permetto di riprendere a respirare.
Seguo le lezioni. Ma non ascolto davvero ciò che sento. Ringrazio che la mia postazione sia accanto la finestra. Cosí che io possa guardare la strada e la natura.
Non appena suona la campanella mi ridesto, e mi rendo conto che ora di andare in mensa.
Stella compare al mio fianco <<Austin, te lo già detto che sei bellissimo oggi ? Hai fatto bene a toglierti quel giubbotto, ti dava un aria da teppista. Ora sembri distinto invece. Un vero gentiluomo >>
Mi prudono le mani. Vorrei tirare un pugno nel primo muro che vedo, ma tento di trattenere la mia malinconia.
In mensa giro lo sguardo più volte. Cerco Briar.
Sembro un disperato <<Austin, ti ho chiesto che cosa vuoi mangiare.>> Stella è spazientita. Finalmente la guardo <<Voglio solo una mela >>
<< Ti tieni leggero ?>> <<Forse>> afferro la mela e avanzo.
Briar però non è da nessuna parte.
Mi siedo allora accanto la vetrata, con aria sconsolata, e quando giro lo sguardo, eccola. Brair è in giardino.
Mi sento felice, l'ho trovata.
Devo correre da lei, devo spiegarle tutto. Sperando che starà ad ascoltarmi, che mi permetterà di spiegarmi ma soprattutto che avrà la forza di perdonarmi.
Mi alzo e mi affretto ad uscire dalla mensa.
<<Austin dove corri ?>> mi urla dietro Stella. Ma io non l'ascolto. Non le rispondo. Mi limito a seguire il mio cuore. So che non dovrei dire nulla. Che sarebbe meglio lasciare tutto com'è senza fornire spiegazioni. Ma io non sono un vigliacco.

( Fine Pov. Austin)

Dotty è dovuta andare via prima della fine delle lezioni. Oggi arrivano a casa sua gli elettricisti. Ha avuto un guasto due giorni fa. Cosí è dovuta correre ad aprirgli. Ma mi ha lasciato il suo pranzo.
L'aria è fresca oggi. Mi lascia brividi in tutto il corpo. Siamo quasi ad ottobre oramai. Alcuni ragazzi passeggiano per il giardino. Ridono e mi trovo ad invidiare la loro spensieratezza. Apro lo zaino e tiro fuori il libro di scienze umane. Oggi ho un interrogazione. Provo a concentrarmi. Anche se lo trovo impossibile. Perché neanche lo studio scaccia dalla mia mente le immagini di questi giorni. E soprattutto non quelle di stamattina. Mastico e leggo.

<<Briar ?!>>
Qualcuno mi chiama. La voce è avvolta dall'affanno. Qualcuno è dietro di me. Mi giro. Austin mi fissa e noto come il suo petto vada su e giù, come se avesse corso per raggiungermi.
D' istinto mi alzo dalla panchina. Mi cade il libro a terra ma non vi presto attenzione. Lo guardo e lui guarda me << Briar possiamo parlare ?>> scuoto la testa. Mi piego per raccogliere le mie cose ma quando sto per prendere il libro da terra, la sua mano si poggia sulla mia.
<<Briar devo dirti una cosa >> <<Non voglio sapere niente>> strattono il libro dalle sue mani, e comincio a camminare nella parte opposta.
Austin mi segue però imperterrito.
<<Ti prego, ho una cosa da dirti, dammi un minuto>> mi blocco,mi volto, e lo guardo seria <<Ti do trenta secondi>> <<Cosa? >> <<Te li vuoi giocare facendo domande ? >> mi fissa in difficoltà. Non lo mai visto cosí. Non solo per il modo in cui è vestito ma anche in viso. Sembra spaventato. Lui è sempre sicuro di sé ma oggi, non lo riconosco.
<<Briar, non c'è niente tra me e Stella>> sorrido ironica <<Dico sul serio non ti farei mai questo, credi che ti prenderei in giro ? >> non rispondo e lui prosegue. Sto a braccia incrociate.
<<Io non so che dire...mi dispiace..ma sei tu che mi hai rifiutato>> <<Questo ti dà allora il diritto di ferirmi>> <<No ma ci sono delle cose...sono costretto...mi hanno costretto>> <<Non m'importa è la tua vita, non fingere che io t' interessi. Non mi devi alcuna spiegazione, proprio nessuna, e comunque il tempo è scaduto >> mi giro e ricomincia la mia avanzata. Ma Austin sembra non volersi arrendere. Mi raggiunge con due falcate e mi spinge verso il muro del vicolo, a riparo da occhi indiscreti.
Tiene le sue mani a palmi aperti, appoggiate hai lati del mio viso.
<< A volte ci sono situazioni, persone che ci costringono a fare delle cose che noi non vorremmo fare >> <<Il ragazzo che ho conosciuto in quel locale, faceva quello che voleva, indipendentemente da tutto
e da tutti >> <<Io ho delle responsabilità, non posso più essere quel ragazzo >> <<Era tutto uno scherzo, cosa volevi un modo per passare il tempo. Una distrazione, questo sono stata per te ?>> <<No>>si affretta a rispondere <<E allora cosa ? Cosa vuoi da me ora ?>> noto incertezza e paura nei suoi occhi una volta seri e distaccati.
Non mi risponde, ma si avvicina alle mie labbra. Vuole baciarmi.
Sento che cederò se si avvicina ancora ed è solo per orgoglio che lo respingo. Lo spingo via da me <<NO! NO! >> Urlo. abbiamo entrambi gli occhi lucidi ma ci tratteniamo dal piangere. Ci fissiamo per quello che sembra essere un eternità.
<<Apparteniamo a mondi diversi, ora me ne vado, ti prego di non cercarmi più Austin. >> lui abbassa la testa sconfitto, cosí io mi allontano.

Stavolta non mi segue. Rimane fermo. Spaesato come se sapesse che ormai tutto è finito. E che lottare sarebbe inutile. Mi affretto ad entrare dentro l'università. Le lezioni riprenderanno a breve.
Si dice che l'amore non vale a nulla.  Che siano solo sforzi inutili. Un sentimento volatile quasi immaginario.
Porta dolore, amarezza e rende deboli. Non ci ho mai creduto. Non potevo credere che una cosa tanto bella, portasse tanto male con sé.
Ma ora lo so. E devo proteggermi. Dovrò armarmi di una corazza fatta di spine. Cosí che mai più cadrò per questo sentimento.
Suona la campanella e cosí corro in classe. Mi attende l'interrogazione.

( Pov. Austin)

Mi sento soffocare. Tolgo la giacca e mi appoggio al muro. Questo non sono io. Tolgo dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di sigarette e me ne accendo una. Striscio e cado a terra, seduto.
È solo il primo giorno e già sono combinato cosí. Come posso annullare tutto ciò che sono. Spegnere la mia anima ed il mio cuore. Solo ieri avevo la mia vita in pugno. E adesso per proteggere chi amo, devo mascherarmi e annullare la mia essenza.
Mi sento soffocare e senza accorgermene, scoppio a piangere.
Si dice che un vero uomo non pianga mai. Che piangere sia da deboli. Da femminucce. Ma io piango perché sono umano. Butto fuori il fumo con nervosismo e la mia mano trema per l'agitazione.
Spengo la sigaretta per terra, lasciandola quasi a metà.
<<Austin ? Che stai facendo ?>> sollevo il viso e trovo Stella che mi guarda disgustata <<Stai piangendo? Datti un contegno sei un uomo. Pulisciti e alzati, dobbiamo andare a lezione >> <<Sta zitta >> <<Cosa?!>> mi fissa con sconcerto.
Mi sollevo da terra e le vado vicino a muso duro. Mi asciugo gli occhi
<<Ti ho detto di tacere, credi che deciderai tu le cose, le detto io le regole qui, se non ti sta bene, puoi annullare il fidanzamento. Tu farai quello che dico io e non ti permettere di mancarmi di rispetto, e soprattutto lascia stare Briar o te la farò pagare >>
La guardo ingoiare la saliva e fissarmi ad occhi sgranati. Devo incutere timore in questo momento, perché mi sento furente.
Non mi aspetto una sua risposta, e cosí mi rimetto la giacca, e seguito rientro. Le lezioni attendono.
Devo mettere da parte il mio cuore.
Non c'è nulla che io possa fare per ingannare i miei nemici. Almeno per ora.

( Fine Pov. Austin)

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