Capitolo 43

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Nei film si vede spesso una scena.
Il protagonista si trova in coma e non appena la protagonista va a trovarlo. E gli rivela i suoi sentimenti. Egli si sveglia, come per magia. Come se l' amore potesse superare la scienza.
Ma nella realtà ci vuole tempo. E se la persona in coma non ha voglia di vivere o non risponde hai trattamenti. Allora si può solo pregare. Non sarà di certo la presenza della persona amata a svegliarlo. Lo farà solo quando
sarà pronto.
Per questo bisogna solo attendere e sperare.

Tommy alla fine mi ha chiamata. Mi ha offerto un lavoro come legale interno dell'azienda. Ormai la sta gestendo lui.
È da cinque giorni che lavoro per i Collins. Ho un ufficio tutto mio al secondo piano. E tanti documenti lasciati irrisolti dal vecchio legale.
Desmond Collins aveva fiuto per gli affari, ma non per i legali. E adesso si trova in un letto, incapace di muoversi. Ha avuto un ictus quasi un mese fa.
Sta morendo, a detta di Tommy.
Mia madre si è ripresa e ora si sta occupando di Ivar.
Io ho comprato casa vicino Park Avenue, l'ambiente è rustico. C'è molto legno e colori tenui. Una bella casa dove crescere mio figlio.
Elle ieri mi ha spedito tutte le mie cose. E mia madre oggi comincerà a sistemarle. Mi sta aiutando molto, anche se le secca ammetterlo. Ma il solo fatto che fumi fuori la finestra per me è un grande aiuto.
Le sono grata di essere con me in questo momento.
Sto controllando alcuni contratti adesso. C'è molta confusione sulle date. E su alcune clausule. Esse infatti sono scritte male e invalidano molte azioni contrattuali. Sono davvero confusa. Quale avvocato si esporrebbe tanto da rovinare gli affari del suo datore di lavoro ?
Ho mal di testa adesso. Mi alzo dalla sedia. È ora della pausa caffè. L'unico vizio di cui posso usufruire. Non posso bere perché ora sono una persona responsabile e non posso fumare perché devo allattare il mio bambino. Ma il caffè mi è permesso. Solo una volta al giorno, ma è meglio di niente. Stare qui mi fa sentire più vicina ad Austin.
L'ufficio ha una vetrata molto grande. Da cui posso rimirare il cielo e vedere i grattacieli. Ho una scrivania nera ad angolo, uno schedario, alcuni quadri motivazionali alle pareti, e una sedia girevole in pelle marrone.
Sto tornando in ufficio dopo aver preso il caffè, e nella hall del piano, ricevo un messaggio.
Tiro fuori il cellulare dalla tasca e leggo.
È...JUSTIN ?!
Sono sconvolta. Che cosa vuole adesso ? E chi gli ha dato il mio numero ?
Scuotendo la testa mi affretto a leggere il suo SMS.
"Se ti giri, mi vedrai".
Non capisco cosa voglia dire. Comincio a guardarmi attorno. Poi mi giro totalmente, dietro di me ad alcuni metri di distanza, eccolo in carne ed ossa. Justin mi saluta con la mano, allegro. Vorrei tanto sapere come ha fatto a salire. Perché l'hanno lasciato passare, ma soprattutto che ci fa qui a New York?
Metto il telefono in tasca e vado verso di lui. Con aria severa.
<<Briar mi sei mancata tanto>> lui sembra aver vinto alla lotteria <<Che cosa ci fai qui?>> sta con le braccia aperte, vuole abbracciarmi. Ma quando capisce che io non lo voglio, abbassa le braccia.
<<Sono qui per te. Per aiutarti. Starti accanto>> lo dice con un espressione sicura e fiera. Cosa si sente un supereroe?
Scuoto la testa << Io non te l' ho chiesto, tornatene in Cornovaglia>> <<Non posso, non finché so che tu stai male >>
<<Chi ti ha detto questo ? Elle ?>> domando con rabbia ma a bassa voce. L'ultima cosa che desidero e averlo tra i piedi o che si sappia che è qui. Io devo recuperare con l'uomo che amo. Non posso lasciare che lui stia qui e continui a propormi il matrimonio.
<<Non la incolpare, sono stato insistente. Ma è l'amore che provo per te, a rendermi ridicolo>> ma cosa ha mangiato un tele romanzo ?
Sospiro. Devo stare calma <<Justin, sono stata gentile ma adesso sei insistente. Prendi il tuo amore e tornatene in Cornovaglia. Si sincero. Tu non mi ami, non mi conosci nemmeno. Cosa sai di me ?>> Justin tace. Sembra in difficoltà. Messo con le spalle al muro. Io sorrido <<Visto ? È questo l'amore che provi ? >> <<Io...>> <<Torna a casa>>
Non lo saluto nemmeno. Faccio dietro-front e mi allontano. Rientro nel mio ufficio. Non ho tempo per queste cose.

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