Capitolo 45

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<<Lui non si ricorda di te ! È una causa persa Briar !>> Continua a ripetermi mia madre da quasi mezz'ora.
Metto Ivar nella culla. Ormai dorme. Esco dalla stanzetta, e mia madre mi segue verso il salotto.
<<Non è vero smettila di ripeterlo>>
<<Briar guarda in faccia la realtà.>> Mi sta esasperando. Crede di farmi ragionare, ma io sono decisa sul da farsi. Nulla mi farà cambiare idea.
<<Io lo aiuterò a ricordare. Sarò lí per lui. Come lui ha fatto per me. Ora è il mio turno>> seduta sul divano, piego le tutine pulite di mio figlio.
<<E se dovesse ricordarsi di te, e scacciarti ? Non l'hai considerato
questo ? >> sbatto una tutina sul tavolino e la fisso truce <<È un opzione >> <<Dí la verità non ci avevi pensato ?!>>
Sospiro scontenta. Lei parla in piedi. Appoggiata al mobile di legno nero dei libri. <<È un opzione che non accadrà >> <<Ma se lo facesse ?>> <<Io rimarrei !>> Strillo. <<Rimarrei perché lui ha lottato per me. L'amore non è una casa già finita. Va costruita insieme. Io non l'ho fatto quando dovevo, ma adesso non mi
sottrarrò!>>
La vedo scuotere la testa. Secondo lei, sto perdendo tempo. <<Justin è un bravo ragazzo lui...>> La interrompo subito<<Mamma per favore ! Non ti è mai piaciuto >> <<L'avevo mal giudicato>> scuoto la testa e sbuffo. Non vuole capire. Io non so che altro dirle. Con la coda dell'occhio la vedo incrociare le braccia e raccogliere i pensieri.
<<Io domani me ne torno ad Indianapolis, tua zia sta avendo problemi con la nostra azienda nascente, ha bisogno di me >> piego i calzini e poi la fisso <<Bene, mi mancherai. E non preoccuparti, so quello che faccio>> <<Lo spero>> mi alzo in piedi e l'abbraccio forte.
Le ho mentito, perché non so cosa sto facendo. Non ho piani. Ma suppongo che nemmeno Romeo aveva un piano quando è andato a spiare Giulietta da sotto il balcone.

(Pov. Luke)

Si è svegliato. Si è svegliato.
Afferro il frullatore e lo scaravento nel muro. I pezzi volano ovunque.
Quell' incompetente d' infermiera. Aveva solo un compito e non è stata nemmeno brava a portarlo a termine.
<<Luke...che...cosa è successo ?>>
mi giro e trovo Stella che mi fissa attonita. Indossa un baby doll color carta da zucchero. Ha i capelli sciolti, non è truccata ed è a piedi scalzi.
È indubbiamente bellissima. Il suo corpo è delicato. Bianco come latte e poco formoso.
Sembra uscita da un magazine di moda.
<<Sto bene. >> Le vado vicino e la bacio con prepotenza. La trovo attraente. È più bella di mia moglie. Questo è certo.
Ed io non intendo tornare a casa.
Nonostante mia moglie aspetti il nostro primo figlio.
Ho fatto fatica nell' andare a letto con lei. Mi sembrava di baciare una rana. Viscida e gommosa. Ma i miei genitori hanno insistito. Volevano un "erede".
Ora che lo avranno, io potrò avere la mia vita. E passarla con Stella, non sarebbe una tragedia.
È una donna che  non pretende nulla se non oggetti materiali. E tra noi non ci sono vincoli. È solo sesso.
La prendo in braccio, e la porto in camera da letto. La getto sul letto e poi mi do da fare.  Prima scaricherò la tensione con Stella, e poi mi metterò a lavoro su un secondo piano.
Il tempo non rimargina le ferite. Ne crea solo delle altre.

(Fine Pov. Luke )

****

(Pov. Austin)

Il passato è un intreccio di esperienze. Ricordi. Fatti di odori, sapori, visioni e sentimenti. Io non ricordo però. Il mio passato è avvolto nella nebbia.
Sono ancora all'ospedale. Seduto sopra il letto. Io e mio fratello stiamo giocando a carte.
<<Sto vincendo, Austin non ti stai impegnando molto >> scuoto la testa
<<I miei pensieri sono altrove >>
Getto le carte sul tavolinetto e bevo un sorso d'acqua.
<<Un penny per i tuoi pensieri>>
Mi rigiro il bicchiere in mano. Lui mi osserva attento ad ogni mia piccola espressione<<Sono cambiate tante cose. Sono trascorsi cinque anni. Tu hai una figlia, una compagna. La gang si è sciolta. Io gestisco l'azienda e quella ragazza...peccato che io non ricordi nulla >> affermo con rammarico.
Mi sento inutile e vuoto. Non ricordo neanche la più piccola cosa. La mia vita si è arenata a quel giorno
d 'inverno.
Tutto il resto è scomparso.
<<Quindi quella ragazza...come si chiama ?>> <<Briar, Briar Tail. È la cugina di Rose, della mia compagna>>
annuisco <<Si lei, noi stavamo insieme ?>> Tommy si prende qualche secondo. Osserva il mio viso e poi dichiara, mettendosi dritto con la schiena <<Si, se cosí si può dire. >> <<Che vuoi dire ?>>
sembra schivo. Ed io voglio sapere. Sto per perdere la pazienza.
Non mi piace non sapere le cose. Ho avere risposte a metà.
<<Austin, voi avete affrontato tante cose. Ma non vi siete mai messi insieme. Vi siete amati e lei ti ama ancora...credo>> <<Credi ?>> Sono sempre più confuso.
Mi ci vorrebbe un po' di alcool o una sigaretta. Ma il dottore mi ha sconsigliato di bere o fumare. Almeno finché non uscirò dall'ospedale, tra alcuni giorni.
<<Si, non ne sono sicuro. Solo lei lo sa con certezza. Comunque avete fatto tanto insieme. Avete sfidato tutto e tutti. Persino nostro padre>> questa frase mi colpisce. Nei miei ricordi era solo ieri che nostro padre mi impartiva ordini.
Ma ora ho saputo che sta morendo.
È davvero passato tanto tempo. Guardo dritto davanti a me.

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