Capitolo 2

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Respiro a fondo. Rose balla con un uomo pieno di tatuaggi e con una bandana gialla sulla testa.
Io rimango al bancone del locale invece. I miei occhi continuano a vagare per la sala. Cominciano dall'angolo del dj. Percorrono le luci, le persone, il soffitto, e poi tornano sul misterioso ragazzo. La sua mascella rettangolare, gli conferisce un aria da duro. Ha un lieve accenno di barba. I capelli sono ribelli sulla sua fronte. Fa un tiro di sigaretta e poi imbuca due biglie, in contemporanea.
I suoi amici gli battono le mani sulla schiena. Congratulandosi con lui. Ma lui rimane impassibile, come se non possedesse emozioni.
Non ho mai provato queste sensazioni cosí forti, e come se fossi dentro l'acqua pronta ad annegare, senza respiro mi basterebbe un suo sguardo, per riportarmi a galla.

Cerco di tornare con i pensieri alla realtà. Cosí senza dire nulla a Rose, mi dirigo fuori il locale.
L'aria fredda m'investe e per un momento mi trovo a battere i denti. Ma poi il mio corpo si abitua. Ho dieci dollari in tasca e decido di spenderli. Poco distante c'è un market, di quelli aperti ventiquattrore su ventiquattro.
Corro verso l'entrata. E una volta dentro vado verso la commessa e compro un pacco di sigarette.
<< Sono otto dollari >>afferma con voce squillante. Pago e ringrazio. Esco dal market e mi fermo, appoggiandomi al muro. Ho la vista sul locale notturno sguarnita, posso vedere chi entra e chi esce.
Mi accendo una sigaretta e aspiro. Lascio che il fumo penetri nei miei polmoni. È l'unico vizio che possiedo. Mi aiuta a scaricare la tensione.

Giocherello con l'accendino di plastica. Ad un tratto vengo distratta però, noto qualcuno uscire dal locale. Guardo meglio e riconosco il misterioso ragazzo. Anch'egli indossa quello strano giubbotto di pelle. Ha le mani in tasca e si dirige a passo sicuro nel vicolo dietro il locale. Dopo poco sento un rombo e poi vedo spuntare un enorme moto nera e lui, senza casco che si mette davanti l'entrata. I buttafuori lo fissano, ma non gli dicono nulla. Egli sgasa come a voler richiamare l'attenzione.
Prendo un respiro e spengo la sigaretta, gettandola a terra e pestandola con la mia scarpa.
Mani in tasca e cuore in gola, attraverso la strada.
Sono diretta all'auto, voglio tornare a casa.
<<Hai da accendere?>> alle mie spalle c'è una voce calda, profonda. Ingoio la saliva e lentamente mi giro <<Io, Io, Io...>> balbetto insicura. Finalmente posso vedere i suoi occhi grigi con sfumature verdi. Non so cosa sto facendo, io non sono un tipo timido, ho sempre la battuta pronta. Ma la sua presenza sembra in grado di annullare, ogni mio pensiero.
Tiro fuori l'accendino e glielo passo.
<<Grazie >> dice accendendosi la sigaretta, poi me lo restituisce e mi mostra un sorriso. Ricambio anche se terrorizzata.
<<Io mi chiamo Austin >> << Briar Tail >> trovo finalmente le parole e gli porgo la mano. Lui butta fuori il fumo, e divertito la stringe
<< Piacere, hai un nome interessante, sei straniera ?>>

Mi appoggio allo sportello << Si, suppongo che lo sia >>.
Non dice altro e si dirige nuovamente in sella alla sua moto. Ma non se ne va. Sembra in attesa.
Mi scappa un sorriso. Ho l'insana idea che attenda me.
Rimetto l'accendino in tasca e mi dirigo al suo fianco.
<<Aspetti qualcuno ?>>
Sta appoggiato hai manubri. Non gira la testa ma mi risponde <<No. >>
<< È una bella serata peccato che devo tornare a casa>> <<Se devi andare, non sarò io a trattenerti. >>
Vorrei che mi guardasse. Guardo il cielo ormai scuro. Non so neanche che ore sono. Non so cosa stia facendo mia cugina. Non so nemmeno se posso fidarmi. Non lo conosco.
Ma provo l'irrefrenabile impulso di salire sulla sua moto.
Non gli dico nulla. Non paleso i miei pensieri. Semplicemente mi appoggio alle sue spalle, carico il peso, allargo le gambe e salgo in sella. Giurerei di averlo visto sorridere.
<<Dove andiamo ?>> mi domanda tenendo la testa di profilo. Sorrido ancora, sono felice.
<<Ovunque, voglio solo fare un giro, non sono mai stata in moto>>
Annuisce con la sigaretta tra le labbra. Mette in moto, il motore ruggisce. Afferra le mie mani e fa sí che io aderisca al suo corpo. Poi tira su il cavalletto e si lancia tra le strade.

L'aria notturna c' investe. Mi dona libertà. Mi scompiglia i capelli e mi fa urlare di gioia. Lui guida, ride ma non parla. Lo sa anche lui che in questo istante le parole non servono.
La moto scivola per le strade, corre come un fiume in piena. Io mi stacco da Austin. Allargo le braccia e chiudo gli occhi. È un momento magico.
Le macchine ci passano accanto. Alcuni, ci inveiscono contro. Suonano i clacson ma noi li ignoriamo. Perché vogliamo che questo momento, duri per sempre.
Austin supera un semaforo rosso.
<<Era rosso >> ribadisco.
<<E allora ?>> grida sovrastando il rumore del motore.
<<Non hai paura che ti facciano la multa ?>> il suo petto si scuote dalle risate <<No!>> ridacchio a mia volta.
Forse non dovrei preoccuparmi e vivere l'attimo.

Austin gira, torna in città e posteggia davanti il locale. Abbiamo girato in tondo.
<<È stato bellissimo >> commento ancora in sella. Le gambe mi tremano dalla gioia.
<<Vuoi che ti accompagni a casa ? >>
la sua voce arriva come miele <<No, portami da qualche parte>> <<Certo>>
cosí rimette in moto. Accelera e mi porta verso la spiaggia.
Scendiamo arrivati a destinazione.
Mi tolgo le scarpe, e comincio ad affondare i piedi nella sabbia. Cammino fino ad arrivare a riva. Tocco la sabbia bagnata. Austin, appoggiato alla sua moto cromata, mi guarda. Fuma e noto i suoi occhi percorrere il mio corpo.
Mi sento lusingata, comincio cosí a girare su me stessa. Avvolta dalla notte.
Il fragore delle onde è tale da coprire il verso dei gabbiani. Le stelle in cielo illuminano il firmamento, e la luna é un semplice spicchio.
<<Perché non vieni qui ?>> gli urlo. Lui allora lancia in un punto imprecisato il mozzicone. Poi con le mani in tasca cammina verso di me.
Si muove sinuoso.
Si siede sulla sabbia ma continua a guardarmi. Non svia il suo sguardo
<<Sei fidanzata ?>> domanda all'improvviso. Scuoto la testa << Non ho tempo per un ragazzo >> <<Davvero ? E cosa fai allora ?>>
<<Vado all'università, Voglio diventare avvocato>> <<Avvocato ?! Wow >>
<<E tu ? Cosa fai nella vita ?>> <<Ho la mia moto, e la mia gang, i Vampire. >>
<<Sei il capo di una gang ?>> <<No, sono un semplice membro, il capo è mio fratello Tommy. Io voglio solo guidare la mia moto>>
L'acqua mi bagna i piedi nudi, i capelli mi solleticano il collo. Cado in ginocchio davanti a lui << Non hai un sogno ?>> ci guardiamo. Austin si appoggia alle sue gambe, porta il viso in avanti.
Mi fissa sorridendo con gli occhi
<< Potrei averlo ma tu che diresti ?>> sono confusa. Poi noto un guizzo
<<Che centro io, nemmeno ti conosco>> << Mai dire mai>>

Le sue parole sembrano sincere. Rimaniamo quasi un ora in spiaggia poi risaliamo sulla sua moto nera, gli do l'indirizzo di casa, e lui mi accompagna.
Gli dò la buonanotte.
<<Posso rivederti ?>> mi chiede ad occhi sgranati, quasi si aspetta un no come risposta << Okay >> rispondo timidamente. Rido nervosa e poi salgo i gradini del portico, entro dentro casa e affacciata alla finestra lo guardo andare via.

****

Sono davanti l' università. Ho sempre sognato questo giorno fin da bambina. Rose è tornata alle sei del mattino. Era ubriaca e nemmeno si era accorta della mia assenza.
Mi stringo al giaccone colore caffè. Stringo al petto i libri e poi entro nel grande edificio. Ragazzi e ragazze percorrono i corridoi, parlano tra loro. Stanno a testa alta. Sembrano allegri.
Il pavimento é lucido. Con mattonelle grigie. I muri sono bianchi, simili a quelli di un ospedale.
Mi faccio largo, e mi reco nell'ufficio della segreteria. Vengo accolta dal vicepreside e consegnati i documenti, vengo mandata alla mia prima lezione di diritto.
Sono ansiosa di cominciare.

Siedo al banco. Prendo appunti, tutto sa di candeggina. E le persone non sembrano ospitali, non credo che mi farò degli amici. Io non sono viziata e non credo di essere migliore degli altri. Ma tutti questi ragazzi e ragazze sono figli di papà.
Io invece sono sovvenzionata dal governo. Ho una borsa di studio completa.
<< Chi sa cos'è un diritto di prelazione ?>>
nessuno alza la mano e allora lo faccio io <<È il diritto di essere preferiti da altri soggetti per concludere un contratto >> tutti si girano a guardarmi. Il professore. Un uomo grosso, basso e con i capelli bianchi e gli occhiali quadrati neri, mi fissa compiaciuto <<Esatto signorina...>> <<Tail, Briar Tail professor Cherwack>>
<<Bene, signorina Tail, la risposta è corretta>> mi fissano come se avessi un bersaglio. Ma cerco di non curarmene e ascolto il professore parlare di contratti standard e conflitto d'interesse.
Credo che sarà dura passare inosservata qui, ma dopotutto, non ci si può nascondere se si è nati per emergere.
Ed io sono qui per imparare a volare.

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Ascoltate la canzone, secondo me è perfetta. Spero vi stia piacendo la mia storia.
Baci, Sara ❣️

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