Capitolo 31

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Alle volte ci auto sabotiamo. Non crediamo forse abbastanza in noi. E cosí compiamo delle azioni, che ci tolgono ogni speranza, e ogni felicità.
È una settimana che sono a New York. Ho cominciato il master in diritto penale. Sono fiduciosa che sarà un anno produttivo.
Il corso è online. Seguo le lezioni pomeridiane.
Rose e Tommy sono arrivati cinque giorni fa, e adesso abitano al piano di sotto al nostro. Stanno facendo una vacanza prima della nascita del piccolo.
In questi giorni ho continuato a sentirmi male e cosí mi sono decisa ad andare da un medico. Ma non voglio che Austin lo venga a sapere.
Sono in sala d'aspetto adesso.
Muovo le gambe velocemente, sono  nervosa. Intorno a me ci sono persone malate, e alcune donne incinte. I muri sono bianchi ed il pavimento ha delle mattonelle lucide in cui quasi ci si può specchiare.
<<Briar Tail>> vengo chiamata da un infermiere. Scatto in piedi veloce.
<<Eccomi>> <<Il dottore l'aspetta>> ringrazio e lo seguo.
Il medico mi stringe la mano e mi prega di sedermi sopra il lettino.
<<Mi dica cosa succede signorina Tail>> prendo un respiro <<È da un po' di tempo che ho nausea e vomito. Mi sento stanca, confusa. È stato un periodo stressante, credo dipenda da questo ma vorrei la sua conferma dottore>> straparlo, lui annuisce e dalla tasca del camice, tira fuori lo stetoscopio.
Prende ad oscultare il mio cuore e mi prega di fare respiri profondi. Poi mi chiede di andare in bagno e riempire il contenitore delle urine.
Non è un buon segno quando domandano questo. Lo sapevo, le mie paure erano fondate. 
Vado nel bagnetto del suo studio,ed eseguo. Una volta finito metto il tappo blu e mi lavo le mani. Torno dal dottore e tremante gli consegno il contenitore.
<<Ora sapremo la verità >> prende uno stecco bianco e lo intinge <<Rosa vuole dire incinta >> mi avverte. Mi mordo il labbro inferiore e ingoio la saliva nel panico. Mi mostra lo stecco. È rosa.
Le lacrime non tardano a scendere. Mi si annebbia la vista e d'improvviso svengo. Non é il momento giusto. Non adesso. Ho cosí tante cose da fare. Da vivere. E la domanda che mi frulla in mente è soprattutto. Chi è il padre del bambino che porto in grembo ?

Il dottore mi aiuta a riprendere conoscenza.
<<Signorina Tail, mi sente ?>> apro gli occhi. Stordita mi metto seduta <<Dottore è sicuro di quello che dice lo stecco ?>> <<Non è uno stecco. Comunque solo un ginecologo può darvi un ulteriore conferma>> mi copro la bocca con la mano e piango in silenzio.
<<Le posso consigliare un ottimo ginecologo. >> mi scrive su un pezzo di carta la via e mi augura buona giornata. Esco dall' ospedale. Sembro sconvolta, e lo sono. Salgo sulla moto di Austin. Me la presta spesso in questi giorni. Metto il casco nero, scendo la visiera e metto in moto. Devo arrivare veloce dal ginecologo.
Durante il percorso un pensiero fisso punge la mia mente. Sono incinta. Sono incinta. Me lo ripeto come un mantra.
Non voglio essere falsa, e dire che sono felice. Ne essere crudele, e dire che la mia vita è rovinata. Ma non voglio neanche essere troppo gentile e dire che lo accetterò. La verità è che sento solo le lacrime che riempiono i miei occhi, ed il mio cuore che batte all'impazzata per la paura. Seguo l'indirizzo.
Arrivata entro nello studio del ginecologo. Il dottor Turner. Ci presentiamo cordiali.
Mi stendo sul lettino. Metto i piedi nelle staffe e scopro la pancia ed il ventre.
Il dottore mi rassicura che è una visita di routine. Mi spruzza il gel freddo e poi afferra l'ecografo.
Guardo il soffitto bianco cercando di rimanere calma.
<<Allora...>> mormora lui muovendo l'apparecchio a destra e a sinistra. Guarda lo schermo concentrato.
<<Eccolo qua. Il suo bambino>>
Ho paura a voltarmi. Stringo gli occhi e poi coraggiosamente mi volto.
Lo schermo è nero. Vedo l'interno del mio ventre e quasi al centro vedo un puntino. <<È lui?>> domando tremante.
Il dottor Turner annuisce con un sorriso e lo indica <<Si, da quello che posso vedere siete alla terza settimana>> mi manca il fiato. Comincio a piangere e annuisco.
<<Può stamparle ?>> <<Certo e vi prescrivo le vitamine da prendere >> <<Grazie dottore>> lui dice che torna subito e si dirige fuori la stanza. Rimango a fissare quel puntino.
Un puntino luminoso. Il mio bambino.
Io non so cosa farò adesso.
Per molte la risposta è l'aborto. Ma io continuo a guardare il puntino e sento che nonostante sia il momento sbagliato. Quel bambino è una parte di me. Forse la parte migliore.
Respiro a fatica. Non ucciderò mio figlio. Non lo darò in adozione. Lo terrò e lo crescerò. Spero che Austin sia d'accordo. E soprattutto spero sia suo. Continuo ad arrovellarmi in questo dilemma. Sono andata a letto con entrambi. Perciò non ho la sicurezza di chi sia il bambino.

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