Capitolo 7

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Sono le otto di domenica mattina. Sto ancora coricata. Dormo, quando mia cugina viene a svegliarmi. Mi scuote e appena apro gli occhi, si getta su di me <<Buongiorno, devi alzarti e prepararti>> sono confusa. Strizzo gli occhi <<Cosa ? Che stai dicendo Rose ?!>>
Lei si sposta dall'altro lato, cosí che io mi possa mettere seduta.
<< Perché devo prepararmi ? >> <<Te lo sei dimenticata ? Oggi dobbiamo andare al ranch >> <<Ah, si >>
Oggi andiamo al ranch Ever. Appartiene alla nostra famiglia da quasi due generazioni. Mia nonna Evanora Tail, vive lí da sola ormai. È la madre di mio padre.
Rose mi toglie di dosso la coperta
<<Andiamo dormigliona. Non vedo l'ora di cavalcare Tibido. Mi manca quel cavallo>> mi sollevo a fatica in piedi.
<< Io non vorrei venire, quest' anno>> <<Ma non ci andiamo da cinque anni, tua nonna potrebbe morire e tu te ne pentiresti>> <<Okay, okay vengo>> sbuffo, sbadiglio e mi reco in bagno.
Mi spoglio. Entro sotto la doccia, e l'acqua fresca mi sveglia del tutto.
Ma non congela i miei pensieri. Mi asciugo il corpo e i capelli. Torno in camera e mi affretto ad indossare una maglietta azzurra a maniche lunghe. Una salopette jeans nera, stivali di pelle marrone ed un giacchetto jeans.
Mi lego i capelli in una treccia, metto il telefono in tasca, e poi mi reco in cucina.

Stanno facendo tutte colazione. Mia madre mi lancia un panino al burro. La ringrazio, addento la mia colazione, e mi vado a sedere sopra il bancone.
Lascio che le mie gambe dondolino. Mi domando che tempo faccia al ranch.
Ci si prospetta davanti un viaggio di tre ore e venti minuti. Direzione Ohio.
<<Io vado a caricare i bagagli. >> dice mia zia. D'un tratto si rivolge verso di me <<Briar dov'è la tua valigia ?>> <<Devo ancora prepararla, la porto io, faccio presto >> scendo dal bancone. Lei mostra la sua indignazione a mia madre, che si trattiene dal ridere.
Corro su per le scale. Una volta dentro la mia camera mi affretto. Prendo il trolley nero, lo apro e ci butto dentro tante cose, senza badare a cosa io stia mettendo. E quando ho terminato chiudo le cerniere. Esco dalla stanza, chiudo la porta e mi dirigo prima di sotto, e poi fuori casa.
Mia zia mi aspetta con l'orologio in mano <<Stavo per partire senza di te>> <<Sono qui ora, no ? >> la sento mugugnare.
Entro in auto e mi siedo accanto a Rose.
Sembrano tutte entusiaste di questo viaggio, tranne me. Mia madre è alla guida. Mia zia copilota. Rose è con le cuffie, e ascolta la musica. Apro il finestrino e mi accendo una sigaretta. Mi appoggio allo sportello.
Temo che saranno le tre ore più lunghe di tutta la mia vita.

( Pov. Austin)

Siedo a tavola. Tutta la famiglia è riunita. Stranamente.
Mio padre siede a capotavola e mia madre gli siede di fronte. Tommy siede di fronte a me. Nessuno dei due abbiamo fame.
<< È questa la tua idea di famiglia papà ?>> Chiede improvvisamente Tommy, spezzando il silenzio. Io e mia madre lo guardiamo con spavento. Nostro padre invece solleva lentamente il capo. Beve del vino e poi lo fissa <<Non ti ho dato il permesso di parlare >> ingoio la saliva
<< Non t'è l'ho chiesto papà >> risponde arrogante mio fratello. Afferra il coltello sporco di burro e lo punta sul legno del tavolo << Stai esagerando Thomas, chiudi la bocca e torna a mangiare>> <<Questo è quello che fai sempre, zittire tutti. Ti credi migliore, ma sei solo spaventato che qui qualcuno sia più intelligente di te, non che ci voglia poi molto papà >>
<<Tommy !>> sussurra nostra madre, in preda ad una crisi di pianto.
Mio padre rimane sorprendente serio e silenzioso.
<< È arrivato il momento che tu esca da qui Thomas, dovresti cercare casa. Un lavoro. E ora che tu te ne vada, perché io ho intenzione di diseredarti. Questo è l'ultimo pasto che farai qui>>
<<Desmond che stai dicendo ?>> domanda mia madre piangendo <<Tu non ti immischiare Carol >>
ha un tono cattivo e nemmeno la guarda <<Non parlare cosí a mamma, non puoi sempre trattare tutti come pezze da piedi, e aspettarti che poi ti portino rispetto>> urla con forza mio fratello, ha le vene sulla fronte che pulsano. Sta in piedi. Si solleva anche nostro padre e lo guarda aspramente << Io non devo rispetto a nessuno ma voi lo dovete a me. Perché senza di me questa famiglia sarebbe all'angolo di una strada a chiedere l'elemosina>>
<<Forse saremmo stati più felici >> dico di getto.
<< Come ?>> forse dovevo stare zitto. Ora mio padre guarda me, con un sopracciglio inarcato.
<< Forse saremmo stati più felici. Tu vedi la vita e la povertà come una disgrazia, ma sei tu la vera disgrazia.>>
<< La disgrazia e quella che si abbatterà su Briar Tail se dirai un altra parola >>
Mio fratello mi fissa sconcertato. Io mi zittisco allora.

Le prigioni sono fatte di ferro pieno, con porte blindate. Si pensa siano luoghi rieducativi. Ma che succede quando la prigione non è una semplice stanza. Quando il ferro è una parola e le porte sono ostacoli messi lí con cattiveria ?
Mi sento imprigionato.
Guardo mio fratello uscire dal salotto e mia madre piangere e disperarsi in silenzio. Mio padre si rimette seduto e continua a mangiare, come se niente fosse. Come se la sua famiglia fosse tranquilla e beata.
Tento di respirare << Io vado a farmi un giro>> mi alzo dalla sedia di legno intagliato, e mi dirigo fuori, ma mio padre mi ferma e afferma <<La tua moto, l'ho venduta, quindi dovrai andare a piedi a fare questo giro. >>
Il mio respiro si fa pesante e sofferto.
Ma non dico nulla. Mi limito a guardare mia madre, per un momento. Dopodiché esco a passo pesante, dalla stanza e da questa casa. Costruita con le bugie.

Fuori trovo Tommy sopra la sua moto
<< Fratello io non posso più fare parte dei Vampire >> <<L'avevo capito ma non importa, se preferisci stare con quel bastardo, io non posso farci nulla>> mi avvicino a lui. Non so come spiegargli la situazione.
<<Io non sto con nostro padre perché io lo voglia. Lo faccio perchè...è complicato da spiegare>> <<Non dirmelo ma io non ho intenzione di fingere che questa sia una famiglia, non lo è mai stata >> mette in moto, cosí mi sposto. Accellera, e si allontana lasciando dietro di sé una scia di smog.
Ormai non ho più nulla, sono rimasto solo. Il che non dovrebbe fare paura. Ma io, in questo momento sono terrorizzato.

(Fine Pov. Austin)

Ho dormito un po' durante il viaggio. Mi sento infatti un po' stordita. Mia madre sta parcheggiando. Siamo arrivate al ranch. Nonna Evanora sta fuori casa. Indossa un abito a scacchi giallo e nero, che svolazza leggero. Come se fosse estate.
Ci guarda entusiasta.
Scendo e lei mi corre incontro.
<< La mia nipotina. Mi sei mancata tanto>> << Anche tu >> dico stringendola a me.
<<Ed io ti sono mancata ?>> Chiede Rose con vari urletti. E correndo verso di lei. Mia nonna abbraccia anche lei.
<< Tesoro mio, ma certo che mi sei mancata. Siete diventate entrambe bellissime >> << Anche tu nonna Tail>> nonna abbraccia anche mia zia e mia madre << Ora entriamo, avrete fame. Ho preparato il mio famoso pasticcio di melanzane >> esultano tutte e tre. Io sto dietro di loro. Con un mezzo sorrisetto.
L'aria è fresca. Scorre veloce e vedo gli alberi ondeggiare.
Noto il recinto dei cavalli, e cosí mi dirigo verso di esso. Mi chiedo come stia Cairo, il cavallo di mio padre.
Un magnifico purosangue inglese dal manto marrone.

In Cornovaglia la nostra famiglia era felice. Ma quando mio padre è morto, niente ha avuto più senso.
Mia nonna si è ritirata qui. Vedova e privata di suo figlio, si è stabilità qui a tempo pieno. Prima ci venivamo d'estate. Ricordo la mia infanzia qui e in Cornovaglia. Esse erano allegre, spensierate. Poi mio padre si è ammalato, e tutto è diventato nero.
Entro nel recinto, e trovo subito Cairo. Mangia la paglia e si nota subito che è anziano ormai. Ha dei movimenti rallentati. È stanco.
Vado accanto a lui e prendo ad accarezzarlo << Ciao Cairo. Sono io Briar>> lui nitrisce. Mi provoca un sorriso. Mi ha riconosciuta.
<<Sei invecchiato bello. Come sei stato in questi cinque anni ?>> nitrisce ancora. Credo abbia detto bene.
Lo abbraccio e gli accarezzo la criniera, con dolcezza.

****

Il pasticcio di melanzane e come lo ricordavo. Salato e pieno di olio.
Mi pulisco la bocca e bevo tanta acqua.
La nonna ha parlato per tutto il tempo dei bei tempi. E ora sta mostrando le foto di famiglia a mia cugina.
Non ho più l'eta ne il tempo per i ricordi. In certi momenti sento il peso, come se ricordare mi rendesse anziana.

Esco di casa. Senza farmi vedere, e non appena sono fuori ne approfitto per accendermi una sigaretta, e mandare un messaggio a Dotty.
Le chiedo come vada a lei questa domenica. E lei mi risponde bene, e che tutta la sua famiglia è riunita a casa sua, come se fosse natale.
Ridacchio e le rispondo con una faccina che ride.
Ad un tratto Rose esce di casa. Corre come una matta. Decido di seguirla.
<<Dove stai andando ? >>
Le domando <<Nonna Tail ha detto che posso montare Tibido. >> saltella come una ragazzina. Spengo la sigaretta a terra. Riesce a trasmettermi la sua euforia.
Arriviamo alla stalla. Dentro vi sono Tibido e Rolex, i due cavalli più giovani. Tutti gli altri si trovano al recinto.
Scelgo di cavalcare con lei e cosí allacciamo le selle sopra i due cavalli. Tibido è nero. Rolex è bianco con una macchia marrone intorno all'occhio destro.
Salgo in sella e seguo mia cugina fuori la stalla. Ci prendiamo cosí dei momenti, immergendoci nella natura intorno a noi.
Essa è verde, sconfinata. Passiamo attraverso gli alberi, e per un po' mi convinco che la mia vita sia tutta qui. Serena, quasi silenziosa.
Rolex va veloce. Rido felice, giurerei di aver visto uno scoiattolo su di un albero.

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