Capitolo 3

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Durante questa settimana di studio ho pensato molto ad Austin. Fa parte della mia mente ormai. I miei pensieri sono invasi da un ragazzo che forse non vedrò mai più.
Giocherello con la forchetta. Mi trovo in mensa.
Ad un tratto sollevo il viso e noto dei ragazzi che mi fissano ed una ragazza vestita con una gonna a scacchi gialla e una maglietta firmata bianca. Viene verso di me. Indossa un cerchietto pieno di perline e degli orecchini di diamante.
Si appoggia al tavolo e mi guarda divertita << Ecco la saputella, dovresti calare la testa se non vuoi che te la taglio>> <<Io studio ecco perché so le cose >> <<Ti ho detto di calare la testa, sta zitta>> detto questo mi gira le spalle e si allontana.
Ma se crede che io stia zitta si sbaglia di grosso. Mi alzo in piedi << Io non faccio quello che vuole una bambola di porcellana>> tutti tacciono. Ella si gira e mi fissa truce. Sembra ammantata di fumo. Non dice nulla e corre verso di me. Mi salta addosso e comincia ad aggredirmi. Sbatto con la schiena sul pavimento. Lei comincia a graffiarmi e mi tira i capelli.
Le assesto uno schiaffo in viso. Ma quando sto per tirargliene un' altro, due persone ci dividono. Un ragazzo prende lei, la tiene ferma. Qualcuno mi tiene per un braccio, mi volto e vedo l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere nella mia vita. Austin, mi guarda e mi mostra un sorrisetto.
<<Tu che ci fai qui ? >> gli domando.
<<Austin perché la difendi?>> urla lei come se fosse impazzita.
Lui non la degna di una risposta, risponde però a me << Io vengo a scuola qui >> <<Ma tu mi hai detto che facevi parte di una gang ?>>
<<Si, ma non ho mai detto che non andavo all'università>> sono incredula. Strattono via il braccio dalla sua presa salda.
Senza fiato, mi sento raggirata e cosí corro via, dopo aver afferrato la mia borsa. Corro fuori la mensa. E mi dirigo nel giardino.

Mi appoggio alla parete dell'edificio.Tengo gli occhi chiusi e cerco di respirare.
Credevo fossimo spiriti affini. E invece apparteniamo a due mondi diversi. Credevo fosse un ragazzo come me, normale. Ma è come loro.
<<Sei stata coraggiosa >> riapro gli occhi e mi trovo davanti una ragazza nera, con tante treccine e vestita come una hippie. È molto bella. E porta gli occhiali.
<<Grazie >> mi prende la mano e la stringe. Sono frastornata.
<<Io sono Dotty, il diminutivo di Dorotea e tu come ti chiami ?>> <<Io sono Briar >> ci andiamo a sedere in una panchina, e lei mi offre un pezzo di carota.
<<La ragazza con cui hai litigato è Stella Vannifer, in questa università vengono solo figli di ricchi ma ogni anno la preside decide di accogliere alcuni studenti con borsa di studio. >> <<Studenti come me ?! Intendi poveri ?!>> <<Esatto, Stella è una modella come lo era sua madre. Suo padre invece è un regista di sitcom. Vengono da ogni parte dell' America per frequentare questa università. Non crederai sul serio che esista solo la facoltà di legge qui ?!>> scuoto la testa.
<<Questa scuola ha tutte le facoltà possibili da quelle pratiche a quelle teoriche. >> Questo lo sapevo. Quando l'ho scelta ho studiato i regolamenti e letto tutte le brochure e i riferimenti scolastici, ma non avevo idea fosse una scuola per figli di papà. Credevo c'è ne fosse qualcuno. Ma non che questa scuola si basasse sugli assegni.
<<Quindi sono tutti ricchi, e tu ?>> Lascio la domanda in sospeso. Lei addenta un pezzo di carota <<Io sono benestante. Mia madre è medico chirurgo e mio padre è un giudice della corte suprema >> lei dice benestante ma io sento ricca.
<<E cosa fanno i tuoi ?>> <<Mio padre faceva il cuoco, ma ora... Mia madre disegna web novel, ma non è molto famosa ancora, ha una laurea in disegno, e fa anche le pulizie, in alcune case>> <<Wow >> finora è la piu gentile, potrebbe essere un'amica.
La campanella suona, dobbiamo rientrare. Ricominciano le lezioni.
Ci affrettiamo a ritornare dentro, Dotty mi porta verso il suo armadietto. Tira fuori i libri, e corriamo poi verso la classe di chimica.

****

Il sole è alto. Il mese di settembre è freddo in Cornovaglia, ma qui vi è un po' di caldo. Come se fosse primavera.
Le lezioni sono terminate. Esco per strada. Sto per attraversare, quando vedo alcune moto sfilare davanti l'entrata e su di una vi è un ragazzo castano, che assomiglia ad Austin. Dev'essere suo fratello Tommy. Ha un taglio sul sopracciglio destro. E le labbra sottili, l'opposto di quelle carnose di suo fratello.
Ha un fiammifero tra i denti ed è più possente di Austin. Dotty mi viene accanto <<Quello é Tommy >> <<Lui non viene alle lezioni ?>> <<Frequenta le lezioni online tre giorni la settimana e gli altri giorni viene a lezione di persona. >> annuisco e poi la seguo verso la strada.Austin va a mettersi in sella alla sua moto, e segue suo fratello. Ma trova il tempo di guardarmi e farmi un occhiolino. Arrossisco e giro lo sguardo. Non intendo cedere, affretto il passo, e giro l'angolo diretta a casa.
Sto per andare a piedi ma Dotty mi convince ad accettare il suo invito. Entriamo dentro la sua Mercedes nera. Lei guida a piena velocità.
Mi stringo alla cintura di sicurezza e al sedile. Io mi chiedo perché vadano tutti veloci.
<<Se vuoi posso portarti io a casa da domani, e mi siederò con te in mensa>> <<Be...grazie >> si ferma di botto davanti un semaforo rosso. Mi guarda e mi sorride.
Ricambio anche se ancora terrorizzata.

Rose mi manda un messaggino. Ha trovato un lavoro in un fast-food. Mi congratulo con lei. Dotty riparte e svolta fino a parcheggiare davanti casa mia. Mi tolgo la cintura, la ringrazio e scendo.
Corro verso l'interno dell'abitazione. E corro per le scale, dentro la mia camera. Getto lo zaino per terra e mi stendo sul letto.
Mi metto su di un fianco. Pensierosa.

Tutto è diverso da come lo aspettavo

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Tutto è diverso da come lo aspettavo. Ma non appena chiudo gli occhi, vedo il viso di Austin.
Un sorriso spalancato e l'occhiolino. Essi scuotono la mia anima. E confondono il mio cuore.

****

Sono sotto la doccia. Sto sola a casa, mia madre e mia zia sono andate dalla parrucchiera. Rose è ancora a lavoro.
L'acqua scorre sul mio corpo. Chiudo il soffione e indosso l'accappatoio. Mi sento più tranquilla. Ho fatto i compiti e ho anche mangiato. Indosso dei collant neri e un abito blu di sopra. Mi asciugo i capelli e li lascio sciolti. Indosso le ciabatte e comincio a sistemare tutto.
Ad un tratto citofonano alla porta d'entrata. Mi chiedo chi sia. Sbuffo e lascio le cose nel bagno. Scendo le scale veloce, vado verso la porta d'ingresso e la spalanco. Austin è davanti a me, poggiato ad essa, fuma con sguardo basso e quando lo rialza mi fissa ardente.
<<Stiamo andando a fare un giro, vieni con me ?>> lo guardo a muso duro <<Che ci fai qui ?>> <<Sono qui per te >> butta la sigaretta in strada poi si volta a guardarmi nuovamente<< Non respingermi Briar>> fa un passo verso di me.
<< Cosa vuoi da me Austin ?>>
<<Voglio te, non lo hai ancora
capito ?>> <<Ma se nemmeno mi conosci?>> mette su un sorriso e si avvicina ancora di più << Allora dammi una possibilità di conoscerti>>
ingoio la saliva nella più completa perplessità.
<<Vieni con me, lo so che lo vuoi>>
sorride con magnetismo. Gli guardo le labbra rosee e senza accorgermene mi avvicino a lui, poi suggello tutto con un bacio a stampo.
È riuscito a convincermi. Credo di aver perso la testa.

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