La risalita

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🐬SUMMER🌷

Pensavo di aver già provato di tutto nella vita. Pensavo di aver raggiunto già il massimo della sofferenza, ma tutto quello che avevo passato non era minimamente paragonabile a quel dolore. A quella lama che mi squarciava il cuore. Lo tagliava bloccandosi alla fine. Non lo divideva del tutto in due e rimaneva lì, incastrata dentro, senza darmi pace. Provocandomi un dolore talmente acuto e lacerante da non permettermi più di distinguere la realtà segnata dalle mie lacrime incessanti.
Mio fratello era vivo. Jeremy - era - vivo. Non era mai morto, mi era solo stato portato via...
Era come se mio nonno mi avesse ascoltato e avesse deciso di mandarmi qualcuno in aiuto...

Ero tanto immersa in quella sofferenza che non mi accorsi che qualcuno si dirigeva verso di me.
L'unica cosa che percepii furono due braccia possenti che mi circondarono da dietro.
Poi sentii quel profumo. Il suo profumo. Lo riconobbi subito e, senza pensarci, mi accoccolai nel suo petto, bisognosa più che mai di aiuto. Di una mano che mi portasse fuori dal buio in cui mi trovavo...

Piansi, piansi come mai prima d'ora. Buttai fuori tutte le lacrime che avevo in corpo, quelle trattenute ormai da troppo tempo.
E per la prima volta mi sentii coccolata e al sicuro. Era seduto dietro di me, con il mento appoggiato sulla mia testa mentre mi accarezzava delicatamente i capelli. E improvvisamente sentii il desiderio che il tempo si fermasse, di rimanere lì per sempre, in mezzo a quelle braccia piene di calore e conforto.

"Io... Io... Non posso crederci..."
Dissi singhiozzando mentre appoggiavo la testa sul suo petto.

"Jeremy... Lui è qui, è sempre stato qui..."
Poi guardando il cielo e bisbigliai: "Grazie nonno..."

Dopo un silenzio interminabile, segnato solo dai miei singhiozzi, sentii la sua voce. Rimase fermo, lasciandomi accoccolata contro di lui, e parlò.

"Quando ti ho incontrata per la prima volta sono rimasto colpito da te. Mi erano rimasti impressi nella mente i tuoi capelli dorati e i tuoi occhi verdi... Mi hai sempre incuriosito, fin dal primo momento. Tu non lo sapevi nemmeno ma io ti conoscevo, ti ho sempre conosciuto, anche se non ci siamo mai scambiati tante parole. Mi sono bastati gli sguardi, i gesti..."

Fece una pausa, si spostò di lato con il busto per guardarmi in faccia. Portò i pollici sulle mie guance e mi asciugò le lacrime, poi riprese.

"Vedi questo tatuaggio che ho sul braccio? È una costellazione. Sono sempre stato attratto dalle stelle anche io: ti fanno sentire vicino alle persone lontane..."

Affiancò il braccio al mio volto e sorrise, un sorriso spontaneo. Strabuzzai gli occhi e lo guardai interrogativa. Poi osservai di nuovo il suo tatuaggio.

"Ma queste stelle sono..."

"I tuoi nei", continuò lui la mia frase.
"Li ho memorizzati fin da subito, come ogni tratto del tuo volto."

"Dylan Cooper, tu sei impazzito. Deve essere così, altrimenti non so cos'altro pensare. Non hai fatto altro che allontanarmi, per tutto questo tempo... Non riesco davvero a capire..."

"La cicatrice di tuo fratello..."

"Cosa c'entra in questo momento?"
Gli chiesi confusa.

"È stata tutta colpa mia, voglio che tu lo sappia."

"Cosa stai dicendo, Dylan?"

"Quel giorno ho cominciato io la rissa, non lui. Ti ho osservata a lungo e ho capito che in qualche modo quel bastardo di Jasper prosciugava la tua felicità. Non potevo sopportarlo, soprattutto a causa dei miei problemi di rabbia e così... L'ho mandato all'ospedale."

Ero rimasta senza parole, la mia espressione era cambiata in un lampo. Troppe confessioni tutte nello stesso momento. Troppe emozioni messe insieme. Le lacrime ricominciarono a sgorgare.

"Cosa? Hai ferito tu Alex? E come hai potuto mandare un ragazzo in ospedale?!"
Avevo la testa che mi scoppiava di domande.

"Alex ha provato a mettersi in mezzo per fermarci ed è rimasto ferito. È l'unica cosa di cui mi pento: che in quella rissa Alex non ne sia uscito illeso. Ma non mi pento assolutamente di aver mandato quel fottuto bastardo dove merita. Lo rifarei altre cento volte se servisse a proteggerti..."

"Ma, io non capisco... Ti importava davvero così tanto di me da rischiare di essere denunciato ed espulso?"
Ormai ero stremata e confusa più che mai. Mi ero alzata dalla barca ed ero corsa in riva al mare.

Due braccia mi avvolsero nuovamente da dietro, poi Dylan inclinò la testa di lato e mi sussurrò all'orecchio provocandomi brividi tremendi:

"Sì, tu non sai quanto. Mi importava e mi importa ancora..."

Mi voltai di scatto e all'istante ribaltai la situazione: lo abbracciai. Strinsi le mie braccia attorno ai suoi fianchi continuando a piangere. Lui rimase fermo, colto di sorpresa.

"Grazie..."
Sussurrai.

Poi mi prese in braccio e mi adagiò sulla barca stendendosi di fianco a me. Rimanemmo in silenzio a fissare le stelle. 
Dylan non aveva intenzione di andarsene. Voleva rimanere. Voleva stare con me...

E sotto a quel cielo stellato non potei fare a meno di pensare al suo tatuaggio. Mi girai su un fianco e lo sorpresi a fissarmi.

"Non avevi detto di amare le stelle?"
Gli chiesi.

"È vero, ma perchè guardare le stelle quando posso guardare te?"

Arrossii talmente tanto che ebbi paura si notasse anche con il buio che ci circondava. Poi mi avvicinai a lui e mi accoccolai contro il suo petto, mentre lui mi circondava il fianco con il suo braccio.
Dopo gli attacchi di panico non riuscivo mai a dormire da sola. Ma quella notte non ero affatto sola. C'era lui con me... 

"Aspetta, quindi il vestito del mio compleanno... E le stelle sospese sull'amaca..."

"Dichiaro di essere colpevole signorina, se vuole arrestarmi faccia pure."
Non vedevo bene il suo volto ma dalla voce traspariva un leggero sorriso.

"Dylan Cooper, sei davvero pazzo..."

"Sì, pazzo di te."

Non so cosa gli fosse preso quella sera. Magari era un sogno, magari era ubriaco, magari il giorno dopo sarebbe tornato ad ignorarmi come al solito. Ma in quel momento non mi importava perchè aveva fatto sparire le mie lacrime: mi sentivo coccolata, come una bambina che ha fatto un incubo e ha bisogno di qualcuno che la rassicuri.

Pensavo non avrei chiuso occhio dopo tutte quelle rivelazioni, ma il suo profumo mi calmò e rilassò i miei nervi, come una pozione magica che concilia al sonno.
E così dormii. Sognai me. Sognai lui. Sognai che tutto andava bene...

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