Tante domande

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🐬SUMMER🌷

La camera era già in disordine, nonostante Allie fosse lì da solamente un giorno. Ma non mi importava, quel disordine voleva dire casa per me...

Mi diressi verso la parete in fondo alla stanza, presi il grande specchio e, senza guardarlo, lo spostai vicino al letto di Allie.
A lei sarebbe servito, a differenza mia...

"Ei Summer, i genitori propongono una pizzata in spiaggia, a te va bene vero?"

La mia amica era appena entrata in camera e si era buttata a pancia in su sul suo letto.
Oltre ad essere disordinata e ad avere poca pazienza, aveva sempre sonno.
E la notte dovevate sentire come russava! Magari avessi dormito io così...

"Certo!", le risposi.

Si accorse dello specchio spostato ma non disse nulla. Fissava il soffito: chissà a cosa stava pensando...

Anche io ero persa nei miei pensieri: Trevor, Trevor, Trevor...
Avrei voluto scrivergli ma non avevo il suo numero e poi mi aveva detto che sarebbe stato lui a contattarmi. Dovevo per forza aspettare...

Allie si diresse in bagno, raccolse i capelli castani in una coda leggera e si tolse gli occhiali.

"Ok, io sono pronta! Dai sbrigati, andiamo in spiaggia se no qui mi addormento!" Disse lei.

Mi preparai il più in fretta possibile, mettendo un semplice vestitino estivo non troppo corto con i fiori, di colore rosa. Poi indossai dei sandali e lasciai i capelli sciolti. Sotto non portavo il costume, ma poco importava: la sera mica si faceva il bagno!

Fu proprio quando io e Allie ci stavamo dirigendo in spiaggia prima di tutti, che mi accorsi di non avere ancora visto Dylan. Non l'avevo nemmeno salutato...
L'ultima volta che gli avevo rivolto parola era stato nei corridoi della scuola. Poi basta.
Non era nemmeno più venuto a casa per stare con Alex. E il che era stato strano, soprattutto perché lui e mio fratello erano migliori amici dalla nascita...

Una volta arrivate, sistemammo dei teli, delle sdraio e dei lettini vicino al mare e ci sedemmo a chiacchierare.

Improvvisamente sentii una mano sfregarmi la testa e riconobbi subito il tocco, affettuoso ma deciso: Alex di sedette di fronte a me, seguito da Dylan...

"Ciao!", salutai entrambi, rivolgendomi però principalmente a Dylan.
Non lo vedevo solo da tre mesi all'incirca ma rimasi stupita del suo aspetto. Aveva un fascino ancora più tagliente e marcato e le braccia erano ricoperte di tatuaggi.
Indossava una canotta larga e dei pantaloni della tuta.
Gli guardai il profilo, il naso affilato, i capelli nero cenere.
Aveva sempre avuto un certo fascino, quel fascino misterioso e pericoloso da cui tenere le distanze...

"Ciao, di che stavate parlando?", ci chiese Alex, prendendo parte alla conversazione.

Allie cominciò a raccontargli della scuola e di come trovasse difficile la prima superiore e io tentai di ascoltare.
Ma, per quanto provassi a rimanere concentrata sul discorso, non ci riuscivo.
Continuavo a fissare Dylan, nella speranza che mi rivolgesse almeno un'occhiata di saluto, ma niente. Non spostava neanche per sbaglio lo sguardo su di me.
Volevo davvero saperne il motivo.
Non eravamo mai stati così espansivi, ma non c'era nemmeno mai stato questo muro invalicabile...

Senza dire niente, Dylan si alzò, sfilò dalla tasca un pacchetto di sigarette e si allontanò a fumare. Allie e Alex sembravano contrariati.
Credevo avesse smesso, ma a quanto pare non era così...

Non l'avevo ancora sentito pronunciare una parola, così decisi di dirigermi da lui per salutarlo una volta per tutte. Era una questione di principio: ero convinta che dando gentilezza avrei ottenuto lo stesso.

"Em, ciao Dylan, come va?"
Scrutai il suo fisico possente sotto la luce lunare e i tatuaggi delle braccia.

Lui non mi rispose.
Poi, dopo un'infinità di secondi, si girò verso di me, puntò i suoi occhi neri nei miei e non disse niente, semplicemente continuó a fumare fissandomi.
Notai che indossava degli anelli quando si portò la mano con la sigaretta alla bocca.

Quel suo sguardo era penetrante, ma allo stesso tempo minaccioso. Sembrava che mi leggesse dentro ma che non mi permettesse di fare altrettanto.
Non ne capivo il motivo. Perché quello sguardo? Sembrava quasi gli avessi fatto qualcosa, che mi odiasse...

Cercai di resistere all'odore del fumo ma non ce la feci: mi voltai dall'altra parte tossendo e lo sentii fare una risatina.
Cosa ti è successo Dylan? Prima non eri così...
Cominciava a mancarmi di nuovo il respiro, le gambe tremavano e...

"Sono arrivate le pizze!", urlarono i genitori raggiungendoci con in mano dei cartoni.

Dylan si voltò e andò nella loro direzione. Mi lasciò lì, da sola, come un'ebete.
Brava, bella figuraccia Summer, complimenti!

Dovevo riprendermi e ignorarlo, lui e quel suo stupido profumo.
Se lui voleva evitarmi e irritarmi, io non gli avrei di certo dato quella soddisfazione.

Tirai un profondo respiro, mi sistemai i capelli e raggiunsi gli altri.

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