La pizzata

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🌊DYLAN🚬

Quella sera l'arrivo dei Baker mi aveva fatto tornare alla mente spiacevoli eventi. Non me la sentivo di fare finta che non fosse accaduto niente, che fosse tutto normale. Perchè nessuno lì stava realmente bene, lo sapevamo tutti. Gli altri fingevano continuamente, io non ci riuscivo.

Non sentivo nemmeno una parola del discorso di Allie e Alex, così mi ero allontanato per fumare e calmare i miei neuroni.
Ma chi avrebbe mai immaginato che quella nanetta sarebbe venuta a parlarmi? Io no di certo.

Avevo  cercato di ignorarla, di infastidirla e volli credere di esserci riuscito. Mi ero ripromesso di starle lontano, ma se era lei a cercarmi, a venire da me? Cosa dovevo fare?
Cazzo, perché doveva complicare tutto?

Avevo letto nei suoi occhi compassione e delusione, miste ad un po' di speranza.
Che merda la speranza, io per me non ne avevo nemmeno un briciolo.
Ma mi guardava così perché sapeva? No, era impossibile: Alex non le avrebbe mai detto niente, non dopo tutto questo tempo...

La pizza faceva abbastanza schifo, come anche la serata.
I genitori passarono il tempo ad aggiornarsi sulle ultime novità e Alex continuò a parlare con Allie e Summer di scuola e cagate varie. Insomma, cose noiose.
Mi finsi interessato tutto il tempo, quanto bastava per non fargli spostare l'attenzione su di me.

Summer non si voltata più a guardarmi. E lo so che ero uno stronzo menefreghista, ma un po' mi divertivo. Volevo vedere fino a che punto si sarebbe spinta per non darmi la soddisfazione di ignorarla...

Al termine della cena, ci stendemmo sui teli a guardare le stelle.
Lo avevamo sempre fatto, tutti insieme, fin da quando ero piccolo. E ogni singola volta rimanevo sorpreso di fronte alla reazione di Summer...
Per poco non si metteva a piangere. Era l'unica persona che reagiva così nel guardare il cielo stellato. Si commuoveva e sorrideva come una bambina... Era proprio strana e buffa.

Quando tornammo a casa, ognuno si diresse nella propria stanza e, in men che non si dica, tutti crollarono dalla stanchezza. Tutti tranne me. L'arrivo di Alex e Summer mi aveva preoccupato e agitato e non riuscivo a chiudere occhio. Avevo mille pensieri che mi giravano per la testa. Cazzo, dovevo calmarmi o avrei svegliato Alex.

Decisi di scendere in cucina per bere un po' d'acqua e riacquistare la lucidità.
Passando davanti alla camera delle ragazze sentii Allie russare, come d'abitudine. Meno male che a Milano avevamo due camere separate...

Aprii il mobiletto, afferrai un bicchiere e presi la bottiglia d'acqua dal frigorifero. No, qui ci voleva qualcosa di più forte...
Mi diressi in salotto e mi chinai tastando dietro al mobile ad angolo, finché non trovai quello che stavo cercando. Una bottiglia di rum.

Stavo tornando in cucina per riempirmi il bicchiere, quando notai una presenza in giardino.
L'amaca oscillava lentamente e nell'aria si sentiva una sottile musica. Chi poteva essere in giardino, a quell'ora della notte?

Uscii silenziosamente con la bottiglia di rum ancora in mano e mi avvicinai ai due alberi che sorreggevano l'amaca.

Summer aveva gli occhi chiusi, il volto rigato dalle lacrime e sorrideva. Un sorriso dolce, di conforto, ma anche pieno di dolore. Aveva appena pianto. E io che pensavo che stesse meglio dopo quanto avevo fatto a Jasper...

Dalla musica proveniente dalle cuffie sentii solamente una vaga melodia e una frase, che tagliò l'aria: "You're on your own, kid... yeah, you can face this"

Improvvisamente sentii l'impellente bisogno di allontanarmi. Perchè ero andato lì?

Non stava dormendo, ne ero sicuro, ma il volume era talmente alto che non mi aveva sentito arrivare. Ed era molto meglio così. Rapidamente tornai in cucina, scolai l'intera bottiglia di rum e mi diressi in camera mia.

Le notti seguenti scoprii che Summer stava lì, sospesa sull'amaca, ogni sera fino a tardi...

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