Pentimento

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🐬SUMMER🌷

I ricordi della sera prima si ripresentarono non appena mi svegliai. Un sorriso spontaneo illuminò il mio volto, ma si spense non appena realizzai che era stato tutto reale, che non mi ero immaginata niente.
Cosa avevo combinato? Mi ero sentita così bene eppure... Eppure sentivo che avevo fatto qualcosa di sbagliato. Le parole di Trevor mi avevano mandata in confusione, avevo voluto trovare un modo  per non pensare alla sua confessione, per staccare la testa da tutto...
Ma non doveva andare così, non dovevo lanciarmi addosso a Dylan per un attimo di distrazione, di piacevole distrazione...

Anche quella mattina mi ero svegliata presto. Mi vestii, afferrai il libro che stavo leggendo e mi diressi in spiaggia a leggere sotto la lieve luce dell'alba, nel mio solito posto.
Guardando il titolo "Piccole donne", ripensai alla strana espressione di Dylan della sera prima. A lui sul mio letto, a lui che rideva, che mi faceva il solletico, che si apriva con me...
Non l'avevo mai visto così prima. È sempre stato scontroso con tutti, anche con le ragazze che a volte si portava a letto si comportava sempre in modo rude. Perchè aveva mostrato solo a me quel lato? Voleva qualcosa in cambio? Qualunque cosa ci fosse sotto ne ero spaventata.

Tornai a casa che tutti erano svegli e facevano colazione a tavola. Feci un saluto veloce senza osare guardare Dylan e sgattaiolai in cucina, dove mia madre era intenta a preparare gli ultimi pancake.

"Ei Summer, finalmente sei tornata, ti unisci a noi per colazione?", mi chiese lei.

"Grazie mamy ma non ho molta fame oggi..."
Dal mio tono di voce capì subito che c'era qualcosa che non andava, che  volevo dirle. E infatti si girò a guardarmi in attesa che parlassi.

"Come faccio a capire quando commetto uno sbaglio?", le chiesi.

Lei mi guardò amorevolmente, poi mi rispose:
"Tesoro, non puoi capirlo. È normale sbagliare, anzi è giusto che tu sbagli ogni tanto. Basta semplicemente riconoscere i propri errori ed imparare da essi..."

Le sue parole mi confortavano sempre, lei trovava il modo giusto per trasmettermi rassicurazione ogni volta.

"A proposito Summer, cosa ne pensi se venerdì sera invitiamo Trevor e la sua famiglia qui a cena? Da quanto ho capito vi state frequentando e ci terrei molto a conoscere lui e i suoi familiari..."

Rimasi alquanto sorpresa dalla sua proposta, ma non mi sembrò una brutta idea: avevo bisogno di tornare sulla buona strada, di riappoggiare i piedi per terra e tornare alla realtà. La realtà secondo cui Dylan era un menefreghista fastidioso e irruento, un ragazzo riservato ma altrettanto crudele, che otteneva sempre ciò che voleva. La realtà secondo cui io avrei dovuto odiarlo.
Chissà se per lui ero stata solo un passatempo, una delle tante... Non volevo nemmeno saperlo.

"Ah quindi lui ti piace?", chiesi a mia madre.

"Direi di sì, Trevor mi sembra proprio un bravo ragazzo, non un delinquente come beh... Quell'amico di tuo fratello..."
Disse sottovoce. Si riferiva a Dylan.

"Allora per me va bene, mamy. Invitali pure."
Acconsentii alla sua richiesta senza perdere tempo a riflettere, consapevole che altrimenti avrei cambiato idea.

Mentre tutti erano ancora a tavola li salutai e uscii dirigendomi al mare.
Splendida idea: quel giorno Trevor era arrivato in spiaggia prima del solito e con lui c'era...

"Oliver!", esclamai piena di gioia.

Lui mi riconobbe e mi corse incontro per abbracciarmi.

"E tu cosa ci fai qui?"

"I miei mi hanno chiesto di portarlo un po' al mare stamattina... Sai com'è, erano stanchi di averlo intorno..."
Rispose Trevor con aria dispiaciuta. Gli scambiai uno sguardo di compassione e poi presi in braccio Oliver.

"E allora ci penseremo noi a far divertire questo fantastico bambino!"
Oliver sorrise mentre correvo in acqua con lui in braccio.

"Aspetta Summer!"
Sentii Trevor urlare, ma ormai era troppo tardi.

Quando Oliver toccò l'acqua, percepii nel suo corpo un brivido di terrore.
Si raggomitolò contro di me avvinghiandosi per entrare il meno possibile in acqua.

"Oliver, tu... Hai paura dell'acqua?"
Gli chiesi mantenendo la calma per trasmettergli tranquillità.

"Io, io... Non so nuotare..."
Dovevo immaginarlo. Con i genitori spesso assenti nessuno aveva potuto insegnarglielo. Gli sorrisi per rassicurarlo.

"Beh, si dia il caso che qui davanti a te ci sia una professionista di nuoto che ha la giornata libera... Ti insegnerò io!"
Da un attimo il suo volto cambiò espressione: da spavento a dolce gratitudine.

Trevor dalla riva annuì e io procedetti.

"Bene, per prima cosa non devi avere paura, per qualsiasi cosa mantieni la calma e aggrappati a me... È semplice: devi agitare i piedi e muovere le braccia in senso circolare, in questo modo..."

Pian piano cominciò ad imitarmi e a raggiungere una certa sicurezza, che gli permise di riuscire a nuotare per un tratto, dalla sua posizione alle mie braccia tese per afferrarlo.
La gioia che vidi nei suoi occhi quando realizzò di avercela fatta mi colmò il cuore di commozione. E inevitabilmente ripensai a lui.
Io l'avrei potuto insegnare a te, Oliver potresti essere stato tu...
Per poco non mi misi a piangere di fronte a lui ripensando ai pochi ricordi legati a mio fratello, al piccolo Jeremy...

I miei pensieri tutt'altro che felici vennero interrotti da degli applausi provenienti dalla riva.
Ma quando mi voltai con in braccio Oliver per guardare Trevor, scoprii con mia sorpresa che non era stato l'unico ad osservarmi: tutti, i genitori, mio fratello, Carly, Bonnie, Allie, Dylan erano lì a guardarmi.
Mia madre e mio fratello sembravano sul punto di commuoversi, come anche Trevor.

Fu solo in quel momento che trovai il coraggio di incontrare lo sguardo di Dylan. Appariva freddo, ma solo in apparenza. Perchè sotto quella rigidezza si celava un sentimento di pura commozione e ammirazione.
Quel contatto si dissolse quando tutti corsero in acqua a fare il bagno con noi. Tutti tranne lui, ovviamente...

Trevor prese a schizzarmi e, non appena si avvicinò, mi diede un lieve bacio sulle labbra che mi lasciò senza parole. Mi guardai intorno: nessuno aveva visto la scena, per fortuna.
Poi però mi ricordai e mi voltai. Dylan mi fissava immobile dalla riva, con uno sguardo pieno di risentimento. Poi si voltò e si allontanò.
Una parte di me avrebbe voluto rinconcorrerlo, ma un'altra si convinceva che era meglio così...

A distrarmi fu Oliver, che mostrò a tutti le sue nuove abilità.
Avrei tanto voluto, ogni tanto, poter ritornare bambina e sentirmi ancora spensierata, almeno per un po'...

Only SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora