In frantumi

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🌊DYLAN🚬

Summer aveva fatto il suo ingresso con quel vestito e io... Non dovevo guardarla, cazzo.

Era rimasta stupita della sorpresa: a quanto pare quella Carly non aveva avuto una cattiva idea...
Dopo essere stata accolta e complimentata da tutti, la festeggiata era andata da Trevor tutta rossa in viso.

"Ei... Volevo ringraziarti per questo, è davvero splendido, io... Davvero, grazie, non dovevi..."
Gli disse lei lisciandosi il vestito.

Lui parve un attimo fuori luogo ma, prima che potesse rispondere, i genitori richiamarono tutti per sedersi a tavola e cenare.

Di fianco a Summer si sedettero Carly e Trevor, di fronte a lei Allie. Mi posizionai quindi di fianco a mia sorella, vicino ad Alex e Bonnie.

"Vedo che ti sta bene il vestito..."
Dissi a Summer godendomi la sua espressione confusa, prima che il nostro scambio di sguardi venisse interrotto dal picchiettio di un cucchiaino contro un bicchiere.

"Un brindisi a mia figlia, al mio orgoglio. Auguri a Summer che oggi compie 17 anni!"
Esclamò poi Rose prima che tutti alzassero i bicchieri al cielo per fare cin cin.

Per tutta la sera Summer conversò sorridente e, quando arrivò il momento dei regali, il suo volto era pieno di gioia e stupore.

Mentre scartava l'enorme peluche che le aveva regalato Carly, entrai in casa per prendermi una sigaretta. Salii in camera mia e presi un pacchetto ma, scendendo, qualcuno uscì dal bagno sbarrandomi la strada. Trevor.

"Ei lo sai che fumare fa male alla salute?"
Mi disse lui schernendomi.

"Sarò libero di fare quel cazzo che mi pare o no?"
Gli risposi secco.

"Mamma mia che permaloso, la mia era solo una battuta..."

Non avevo intenzione di perdere altro tempo con quel cretino: feci per andarmene ma lui mi sbarrò la strada.

"Stai attento."

"Mi stai forse minacciando?"
Lo presi in giro.

"Sono serio, stalle lontano."
Stava davvero parlando di Summer?

"Ma che cazzo di problemi hai? Aspetta, qualcuno qui è geloso per caso?"
Chiesi scoppiandogli a ridere in faccia. Poi tirai fuori una sigaretta dal pacchetto che avevo in mano.

"Non c'è motivo di essere gelosi, tanto ti odia... Me l'ha detto lei stessa"

La mano mi tremò, l'impulso di prenderlo a pugni crebbe dentro di me fino a diventare irresistibile. Subito accesi la sigaretta e inspirando il tabacco mi calmai.
Stava cercando di farmi perdere il controllo, in qualche modo lui sapeva. Ma dovevo resistere, non dovevo essere egoista, non potevo rovinare la festa di Summer...

Mi slacciai i primi bottoni della camicia per prendere fiato, poi lo fissai con occhi trucidi.
Lui mi sfidò con lo sguardo, poi quando mi voltai per andarmene non riuscii più a resistere.

Tentò di colpirmi con un pugno alle spalle ma io mi girai di scatto, lo  bloccai e gli stesi un pugno in piena faccia. Trevor cadde a terra colpendo con il braccio un vaso, che si frantumò sul pavimento.

NO, non poteva essere. 
Tutti erano accorsi dentro sentendo quel rumore improvviso e avevano visto Trevor a terra con il naso sanguinante e me, in piedi, con ancora in mano la sigaretta e uno sguardo indifferente.

L'occhiata delusa che mi rivolsero i miei genitori fu uno strappo al cuore. Ma quello che mi ferì di più fu lo sguardo di Summer. Triste e spento, come se quella gioia che stava provando prima fosse scomparsa.
Cazzo, non ero stato io, non era stata colpa mia... Ma tanto era ovvio che nessuno avrebbe creduto a me...

"Su ragazzi, non è successo niente! Ecco, em... Perché non torniamo di là?"
Carly cercò di smorzare la tensione e riportò la festa al suo corso: tutti tornarono in giardino e venne messa della musica con la cassa per vivacizzare l'atmosfera. Trevor mi lanciò un'occhiata soddisfatta e uscì. Quel bastardo l'avrei preso volentieri a pugni, un giorno.

L'unica a non tornare subito in giardino fu Summer.
Rimase lì, in piedi, con lo sguardo fisso sui cocci sparsi per terra.
Non potevo lasciarla lì sola. Quando cominciò a raccogliere i pezzi del vaso, mi chinai per terra ad aiutarla.
Fu in quel momento che mi accorsi di una sottile linea bagnata sul suo volto, una singola lacrima che le rigava la guancia.
Era stata tutta colpa mia, le avevo rovinato uno dei giorni poi importanti della sua vita...

All'improvviso la sentii emettere un gemito e poi scoppiare in un pianto sottile, quasi impercettibile, come se non volesse farsi vedere o sentire da me...
Mi voltai a guardarla e vidi la mano sanguinante: si era tagliata e ad aiutarla lì c'ero solo io, nessun altro. Che cazzo di situazione.

La lasciai lì a terra e mi diressi a prendere il kit di emergenza per medicarle il taglio. Quando tornai però non la trovai più a terra di fronte al bagno. Sapevo già dove poteva essere andata così mi ci diressi senza pensarci due volte.

Il balcone della camera delle ragazze era comunicante con il nostro, quindi ci andai passando per la mia camera. La trovai con lo sguardo rivolto verso il cielo, fisso sulle stelle...

Senza dire niente mi avvicinai a lei facendola sussultare, poi le presi delicatamente la mano e la medicai. Restammo a lungo in silenzio finchè non mi decisi a parlare per primo.

"Mi dispiace, non volevo rovinarti la festa, non..."

"Grazie", mi interruppe lei.

La mia espressione confusa la spinse a continuare a parlare.

"Grazie per avermi fatto piangere, ne avevo bisogno..."
Il mio cuore ebbe un sussulto, lo sentii più pesante. 

Summer tornò a guardare le stelle asciugandosi le lacrime con la mano non bendata.

"Perché ti piacciono così tanto le stelle?"
Le chiesi improvvisamente.

Lei parve sorpresa dalla mia domanda e rimase un attimo in silenzio, come per decidere se rispondermi o meno.

"Io... Mi calmano, mi fanno sentire più vicina ad una persona che oggi vorrei fosse qui con me..."

Non dissi più niente, non sapevo cosa rispondere.
Lì, di fianco a me, sembrava più alta del solito: indossava i tacchi di Bonnie, anche se le stavano un po' grandi. Con quella acconciatura il viso era più scoperto e potei notare meglio i suoi lineamenti.

Appena si voltò distolsi subito lo sguardo.

"Forse è meglio che ora la festeggiata torni di sotto..."
Disse lei imbarazzata. Io annuii e lei se ne andò.

Tirai fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne presi un'altra. Avevo bisogno di calmarmi e ragionare.
Perchè mi sentivo così agitato? Lo sapevo benissimo il perchè: mi ero di nuovo permesso di avvicinarmi a lei. Cazzo, non riuscivo proprio a rispettare le mie decisioni. Dovevo resistere. Stava sempre male per colpa mia...

Only SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora