53.Gabriel

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Arrivata l'ora di andare a dormire, presi il telecomando della televisione e la spensi. Era stata strana per tutta la sera, e io la conoscevo troppo bene per non accorgermi che qualcosa non andava.
Salii in camera e la trovai già sotto le coperte, rannicchiata su un lato del letto. Mi avvicinai piano, mi infilai sotto le lenzuola e l'abbracciai da dietro, lasciando un bacio leggero sul suo collo.
"Che c'è che non va? È andata male oggi?" Le domandai con dolcezza, girandola delicatamente verso di me.
Lei si voltò, evitando il mio sguardo per qualche istante, poi si decise a parlare. "Ho litigato con Jaden." Disse piano, giocherellando con il bordo della mia maglia.
"Come mai?" domandai, confuso.
"È innamorato di me."
Rimasi in silenzio per un momento, ripetendo le sue parole nella mia mente come se volessi accertarmi di averle capite bene. "Innamorato di te?" chiesi, cercando di mantenere la calma.
"Sì," rispose, tirandosi su per sedersi sul letto. "Ha scoperto del nostro matrimonio e mi ha detto che sta soffrendo."
Il nervoso iniziò a salire. Mi sedetti anche io, guardandola con uno sguardo incredulo. "E cosa vorresti fare, scusa? Sentirti in colpa perché non lo ami? Vorresti annullare tutto per non farlo soffrire?"
Lei mi fissò con occhi pieni di frustrazione. "Ma che cazzo dici? Assolutamente no! Io amo te e ho cercato di farglielo capire. I miei sentimenti per te non cambieranno mai. Se a lui non sta bene, non è un problema mio. Mi sento così solo perché lui c'è sempre stato per me, soprattutto quando stavo male."
"Quando stavi male... per me?" chiesi, la gelosia iniziando a farsi strada dentro di me. "Ci ha provato con te, per caso?"
"No, certo che no!" rispose immediatamente. "L'ho saputo solo ora, quindi no, non è mai successo nulla tra noi."
Le sue parole avrebbero dovuto calmarmi, ma la mia mente era già annebbiata da mille pensieri. "Non mi piace affatto questa situazione ." confessai, abbassando lo sguardo.
Mi alzai dal letto e iniziai a camminare per la stanza, cercando di calmare la gelosia che mi stava divorando. Sapevo che non era giusto reagire così, ma l'idea che qualcun altro fosse innamorato di lei mi faceva impazzire. Mi passai una mano tra i capelli, fermandomi davanti alla finestra.
"Guarda," iniziai, cercando di mantenere la calma. "Non ce l'ho con te, ma è difficile sapere che c'è qualcuno che prova quei sentimenti per te. Qualcuno che è stato lì quando io non c'ero."
Lei si alzò dal letto e mi raggiunse, mettendomi una mano sul braccio per attirare la mia attenzione. "Ti ho appena detto che amo te. Lui è solo un amico, o almeno lo era. Non voglio ferire nessuno, ma non posso farci nulla se lui prova qualcosa per me."
Mi voltai a guardarla, i suoi occhi erano sinceri, ma la mia mente era ancora piena di pensieri confusi. "Lo so," dissi infine, abbassando la voce. "E non metto in dubbio quello che provi per me. È solo... difficile da accettare."
Lei si avvicinò di più, costringendomi a guardarla negli occhi. "Non voglio che questo rovini quello che abbiamo. Io e te stiamo costruendo qualcosa di meraviglioso, e niente e nessuno cambierà quello che provo per te."
La sua voce era calma, ma decisa, e quelle parole riuscirono a placare almeno in parte la tempesta dentro di me. La tirai verso di me, stringendola forte. "Mi dispiace per come ho reagito. È solo che l'idea di perderti..."
"Non mi perderai mai," mi interruppe lei, posando una mano sul mio viso. "Te lo prometto."
Il calore del suo tocco e il tono rassicurante della sua voce mi fecero rilassare. "Sei tutto ciò che voglio." Le dissi, chinandomi per baciarla con dolcezza, lasciando che quel momento sciogliesse ogni tensione rimasta.
"Adesso dormiamo, scemo," disse ridendo piano mentre si stendeva sotto le coperte.
Feci lo stesso e la strinsi a me, lasciando che il mio braccio si appoggiasse dolcemente sulla sua pancia. Iniziai a tracciarne dei cerchi con le dita, cercando di convincerla.
"Non vuoi proprio dirmi il nome, vero?" chiesi con un tono che mescolava curiosità e divertimento.
"No," rispose lei, con un sorriso soddisfatto che potevo sentire anche senza vederlo. "Dovrai aspettare."
Sospirai, fingendo di essere contrariato. "Sei crudele, lo sai?"
"Lo so, ma tu mi ami lo stesso," rispose lei, posando la sua mano sulla mia.
Sorrisi, chiudendo gli occhi. "Sì, ti amo lo stesso."
Restammo in silenzio per qualche minuto, sentendo solo il ritmo regolare dei nostri respiri. Le accarezzavo la pancia senza pensarci, come fosse un gesto naturale, istintivo. Mi dava una strana sensazione di pace.
"Allora," dissi rompendolo, "hai pensato a come glielo diremo?"
"Non ancora," ammise lei. "Voglio trovare il momento giusto. Non voglio che sia una cosa improvvisata."
"Giusto," concordai. "Ma non possiamo aspettare troppo. Sai come sono curiosi."
"Lo so," rispose con una risatina. "Soprattutto tua madre. Scommetto che appena lo saprà inizierà a comprare tutto ciò che trova nei negozi per bambini."
Non potei fare a meno di ridere. "Non hai idea. Non la fermeremo più."
"Mi piace che sia così entusiasta," disse lei piano. "Anche se un po' mi spaventa."
"Non devi preoccuparti di niente. Ci sono io," dissi stringendola un po' di più.
Lei si girò leggermente verso di me, il suo sguardo si incontrò con il mio. "Lo so. E so che ce la faremo, insieme."
"Assolutamente," risposi, posando un bacio leggero sulla sua fronte.

La mattina seguente, mi svegliai per il solletico che i capelli di Sofia mi procuravano sul collo. Sentivo il suo respiro caldo contro la mia pelle, e per un momento mi persi nella sensazione, prima di chinarmi e darle un bacio dolce sul collo. Le accarezzai i fianchi, cercando di non svegliarla, ma alla fine aprì gli occhi, sorridendo appena.

"Buongiorno, Rapunzel," dissi con un sorriso, baciandola piano sulle labbra.

"Buongiorno, amore," rispose lei, il sorriso che mi regalava era sempre così perfetto da farmi dimenticare tutto il resto.

"Tra poco dovremmo prendere l'aereo," le ricordai, mentre continuavo a riempirle il viso di baci, ancora non riuscivo a staccarmi da lei.

Essendo sabato, avevamo deciso di andare a trovare mia madre per parlarle del bambino e del matrimonio. Speravo che tutto sarebbe andato per il meglio, che la notizia sarebbe stata accolta con gioia e non con il solito scetticismo che mi aspettavo.
Sofia si stiracchiò leggermente tra le mie braccia, emettendo un piccolo sospiro. "Sì, lo so. Ho già preparato tutto ieri sera," disse con un sorriso ancora assonnato.
"E io che pensavo di dovermi occupare di tutto io," dissi con una smorfia divertita, continuando a riempirle il viso di baci.
"Non ti preoccupare, mi conosco. Se aspetto te, dimentichiamo anche i biglietti," replicò con un tono provocatorio.
"Molto divertente, principessa," risposi sollevandomi appena per guardarla meglio. "Spero almeno che tu abbia messo qualcosa di comodo per me." Dissi in modo malizioso. " Sai quanto odio i voli lunghi."
"Gabriel, non esagerare. Sono solo due ore, non possiamo fare nulla." Rise Sofia scuotendo la testa.
Mi alzai dal letto, afferrando una t-shirt al volo. "Ok, facciamo così: tu finisci di prepararti, io controllo che non abbiamo dimenticato nulla. Poi ti porto a fare colazione come si deve."
Sofia mi osservò per un momento, con quell'espressione affettuosa che riservava solo a me. "A volte sembri così organizzato, che quasi mi spaventi."
"Solo quando si tratta di te." Risposi con un sorriso, lanciandole un'occhiata maliziosa prima di uscire dalla stanza.
Era la prima volta che ci avventuravamo insieme in qualcosa di così grande: affrontare mia madre con due notizie che avrebbero cambiato tutto. Sentivo una strana agitazione, ma una cosa era certa: con Sofia accanto, niente mi spaventava davvero.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 7 hours ago ⏰

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