Capitolo 11.

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Quella domanda riguardava un argomento un po' estremante cupo da  trattare. Non che non volessi dirlo alla signora, neanche che non mi fidassi, solo non sentivo quella necessità di allargare il tema.

-mio marito è deceduto tre mesi fa- inizia lei. Il cuore inizia a battermi  all'impazzata.  Perchè ne stà discutendo con me?

-sign..--voglio parlartene bambina mia- mi zittì lei. -poco dopo la nascita del piccolo Douglas- si fermò un attimo per pensare.

-era una sera di pioggia, come tutte d'altronde. La nebbia era fitta e quasi copriva la visuale della città scatenando in piena notte brusii di clacson e imprechi in tutte le lingue a causa del traffico.

Stringevo a me il piccolo e Mimì sotto un telone in alluminio che teneva caldo, poco ma abbastanza da non far passar a miglior vita i miei frutti- sbuffò ironica.

-Mio marito giunse nel silenzio più vuoto della città e mi abbracciò. Mi abbracciò nella sua stanchezza e mi coccolò un poco.

tirò fuori dalla tasca una pagnotta di pane e lo spezzo in parti più grandi a me e Mimì tenendosi il pezzo piu piccolo sempre, con la scusa che aveva già mangiato in precedenza.

Quando i piccoli furono trasportati dal sonno, mio marito mi tirò a sé e mi iniziò a sussurrare parole dolci, pensieri dolci. Poi d'un tratto disse che doveva parlarmi e io lo ascoltai.

'ti amo più della mia stessa vita sappilo. Perdonami se non ho potuto darti di più di quello che meriti. Proteggi il nostro frutto amore mio.  La mia ora è arrivata.  Sorridi e non piangere mai. Sii forte. Non abbatterti mai- mormorò.

Fui presa dal panico, gli toccavo il viso e passavo le mie dite fra i suoi lineamenti. Era così perfettamente unico. Le lacrime rigavano il viso di entrambi e lui poco a poco me le asciugava.

-ti amo e continuerò ad amarti, mia donna- disse prima di lasciarsi andare in un umido bacio sulle mie labbra.

Il giorno dopo esserci addormentati tutti insieme notai alle prime luci dell'alba il volto di mio marito spento. Quella luce ironica non c'era più e tanto meno la tenerezza che lo avvolgeva.

Misi due dita all'estremità del collo e lo ripassai sul polso. I battiti non danzavano più nel suo corpo e il sangue non fluiva più.

Era passato a miglior vita e mi aveva dato quel tanto da ricordare in quei piccoli istanti.- nei suoi occhi si disegnò un velo di tristezza accompagnato da lacrime.

-non dovrei piangere, ma come hai detto tu bambina mia, un sentimento è pur sempre un sentimento. Sei stata un angelo mandato dai cieli ad aiutare me e la mia famiglia. Te ne sarò eternamente debitrice e..-

-signora, si calmi. Io l'ho fatto con molto piacere. Le parole di Mimì sono state come una lama per me- dissi interrompendola e alzandomi -devo andare- dissi.

-che significa quello che hai detto prima bambina mia?- chiese asciugandosi alcune lacrime ribelli -Mimì è molto saggia per la sua età, sia fiera di sua figlia.  È oro puro- conclusi andandomene definitivamente.

La notte era fonda. La luna si nascondeva dietro qualche nuvolone. La brezza della pioggia si sentiva ancora.

La settimana prossima avrei fatto sistemare qualche mobile che non sarebbe servito in casa.

Mimì potrà avere un piccolo armadietto tutto per lei e chissà, invitare qualche amica un bel giorno.
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I giorni passavano e io trascorrevo abbastanza tempo coi ragazzi escluso Ross che non perdeva mai occasione nel lasciarmi sguardi trucida o fare il detective.

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