Capitolo 44 (prima parte)

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-torta o biscotti?- domanda Bella imbronciata: le decisioni non sono il suo forte.

Mi guarda e le brillano gli occhi -ci sono!- batte le mani.

-Tu farai una torta, ci sono tutti gli ingredienti che ti servono, fidati se ti dico che c'è tutto in quella stanza- afferma mostrandomi una stanza poco lontana, - e io farò qualche biscotto- afferma battendo le mani come una bambina eccitata.

È proprio buffa, ma é straordianariamente dolce e innocente.

Annuisco, perché non mi permetterei mai di rifiutare di lavorare con la ragazza dagli occhi celeste davanti a me.

Non mi permetterei mai di ferirla, dopo quello che immagino avrà passato dopo la scomparsa della sorella maggiore.

-Mettiamoci all'opera cuoca- mi batte il cinque e mi accompagna nella stanza dove trovo scaffali completamente riempiti di ingredienti.

-Una volta a settimana, Donna, la signora delle pulizie viene a da Chicago a farci la spesa e pulire la casa, come se da soli non fossimo capaci- afferma con non la chance liquidano il tutto con un gesto della mano.

Dopo aver preso il necessario, ognuno si mette su una parte del tavolo in marmo e iniziamo a fare gli impasti per i nostri dolci.

Dopo quasi due ore i biscotti e il pan di spagna della torta sono pronti.

Il suono del forno che annuncia la fine della cottura ci fa smettere di lavare e asciugare gli strumenti utilizzati, per poi dirigerci davanti al forno ed estrarre i biscotti dal piano superiore e il pan di spagna da quello inferiore.

-Che buon profumo!- annunciamo all'unisono e subito Bella scoppia a ridere.

-Allora? Me lo vuoi dire che torta è?- domanda curiosa.

Mentre preparavo i diversi impasti, la dolce ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri puntava lo sguardo su tutto ciò che facevo.

Quando mi chiese che torta le avrei fatto le risposi che era una sorpresa e lei si era imbronciata, iniziando poi, a fare degli stampini a forma di fiore per i suoi biscotti al cocco.

-Tu dovrai aspettare di là, se non ti dispiace- dico facendola imbronciare più del dovuto e scoppio a ridere quando si porta le mani a stringere i fianchi e a passo svelto dirigersi in salotto e accendere la tv, il tutto accompagnato da una linguaccia prima di uscire dalla cucina.

Mentre richiudo la porta della cucina, tiro un sospiro di sollievo, e improvvisamente mi sento vuota.

Come se non lo fossi già da tempo interviene il mio subconscio: devo darle ragione al solo pensiero di quello che ho passato negli ultimi quattro anni.

Sorrido, per quanto buffa sia la mia situazione e, per come la ruota della sfortuna e della delusione mi giri sempre contro.

Con questi stupidi ma reali pensieri finisco di tagliare il pan di spagna in tre strati e farcire col ripieno in panna, nutella e noccioline tritate grossolanamente.

Ripongo i tre strati una sopra l'altra aggiungendo, infine, una tortina sopra al tutto. Ricopro il tutto con la ganache montata precedentemente e lo metto nel frigo.

Mentre decido di non chiamare Bella, che sfinita si è addormentata sul divano in pelle bianca, inizio a lavare il restante degli strumenti usati e, lasciati nel lavandino ormai quasi pieno.

Sospiro, e inizio la mia battaglia contro lo sporco.

I mie occhi vanno a posarsi fuori dalla finestra, dove ancora sta diluviando; interrompo per un minuto il mio lavoro, e mando un messaggio alla nonna, dove affermo che avrei fatto tardi e che sono con una amica.

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