Capitolo 1.

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L'aria salata delle onde calme del mare mi accarezzano i capelli arancione ramati scompigliandoli.
'Come il mare in tempesta' diceva una citazione. Eppure ora davanti a me vedo solo una distesa d'acqua salata che fa solo avanti e indietro, come se quella azione fosse ormai initule non fare. Guardo l'orario sul cellulare, le 19:27, ormai è ora di cena e tra un'ora circa si parte e se non mi faccio viva chiameranno tutta California. A papà di certo non mancano i soldi quindi gli verrà normale schioccare le dita e far appendere volantini con scritto 'cercate mia figlia Bethany, e vi regalerò tutto l'oro del mondo'.

Il mio cellulare vibra facendomi un leggero solletico sulla coscia, guardo il display, come non detto, sospiro e rispondo -si papà?- -dove sei? La cena è pronta e tra 45 minuti dobbiamo partire, dov'è la mia macchina?! Dove sono le tue valigie? Hai preso tutto?dov'è Kevin? Ommiodio devo fare tutto io? ...- allontano il cellulare dell'orecchio sapendo che se non lo faccio, mi salterebbe fuori un timpano dal lato apposto.

-Bethany mi stai ascoltando?- chiede mio padre, sospiro pesante e decido di rispondere -si papà ti ascolto- dico con fare l'indifferente. -Tesoro ascolta, lo so che non vuoi..- -no! Io voglio, sono solo passata a prendere una boccata d'aria, arrivo subito, non preoccuparti, dammi dieci minuti, tanto sono in macchina- lo interrompo io, lo sento sospirare -sii prudente e guida piano, mi raccomando, a dopo tesoro mio- dice -si- dico e attacco la chiamata.

Che dire di mio padre. Ha passato il suo sperma formandomi a diciott'anni. Assurdo?no semplicemente è la realtà. C'è gente e gente. I miei hanno deciso di farlo semza precauzioni.

Alla fine comunque ci ha rimesso mia madre..mi ha dato alla luce a soli sedici anni. Imbarazzante? No. Poteva abortire ma quello che ha pronunciato dopo è la frase più dannatamente emozionante che qualsiasi essere umano possa sentirselo dire.

La mia donna..

Guardo l'orizzonte, l'oceano nel suo tramonto, l'aria che tira forte facendomi avvolgere nel mio maglione enorme, aspiro e respiro quell'aria salata che forse mai più rivedrò. -Ciao mamma- dico quasi in un sussurro -ci si vede in un lontano futuro sulle onde, insieme- dico dando un'ultima occhiata all'oceano per poi dirigermi verso la macchina.
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Due giorni dopo

-Mi dispiace davvero tanto, so che non ti volevi trasferire...- la nuova moglie di papà è una macchina del parlare. Non ha la minima cognizione del fatto che la disprezzi. Eppure ci prova,ma non fa che aumentare la mia ira su di lei.
-senti Malina..- -Bethany- mio padre mi riprende dallo specchietto retrovisore. Odia quando chiamo la sua nuova mogliettina tutta perfetta col nome, ma non si rende conto che non voglio una nuova madre? O forse si, si è reso conto, ma si sa che il suo dolore è principalmente superiore a quello altrui. Sì insomma, lui è Stefano Alexander Hamilton, ha attività industriali in tutto il mondo, sua moglie è morta, lui si sposa un'altra e sua figlia? Sua figlia dove la mettiamo? E kevin? Kevin dove lo lasciamo?

-Si sono Bethany, allora?- chiedo. Vedo mio padre stringere il manubrio e le sue nocche diventano di un roseo quasi bianche. Noto Malina abbassare il capo.

-Senti Malina, non ti devi dispiacerti di nulla, so che tu e mio padre sapevate che non mi volevo trasferire, eppure è successo, no?- sbuffo amara- quindi- prendo un piccolo sforzo nel non mettere Malina e insulti di prima qualità nella stessa frase -cerca di non ripetermelo mai più, perché sono stufa- dico cercando di chiudere il discorso.

-Bethany! - ringhia mio padre - non ho proprio la minima voglia di litigare con te- dico strafottente -eppure a tua madre hai fatto un bel discorsetto vedo- mi righia nuovamente contro, stò per ribattere ma lui mi precede -a me non lo vuoi fare? Peccato, io ci tenevo, sai non c'è cosa più divertente di accanirsi con la propria figlia- continua questa volta con voce decisa ma divertita.

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