Capitolo 46 (terza parte)

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-Non sei arrabbiata?- domanda confuso. Sbadiglio prima di rispondere, sono stanca e non ho voglia di discutere nuovamente.

-No- affermo ma prontamente risponde –dovesti almeno cercare di incazzarti-. Non so come prendere la sua constatazione. Insomma è sempre la stessa cosa. Prima o poi dovremmo darci un taglio.

Prima che io potessi rispondere, mi precede.

-Sophie ha quattro anni in più di me, è scappata di casa, non è scomparsa come tutti affermano- si ferma e io vorrei avere la forza di bloccarlo, ma non ne ho, e la curiosità prende possesso di me.

-Frequentava un certo tizio di nome Jack, ma ai miei non era mai andato giù, e avevano ragione. Rimase in cinta- afferma stringendo le mani attorno alle lenzuola, formando così un pugno.

-I miei la obbligarono ad abortire, ci fu una discussione estrema, una di quelle che ti porti dentro tutta la vita, una di quelle che fai fatica a dimenticare- sostiene fermandosi a riflettere sulle sue parole. Sembra che stia spolverando i ricordi nella sua mente.

-Dovetti  portare via Bella da quel casino che si stava formando in quel maledetto salotto, le dissi che sarebbe andato tutto bene, e che si sarebbe risolto tutto. Le misi delle cuffiette addosso, sapendo benissimo quanto la paura e il terrore di vedere qualcosa di brutto sarebbe svanito nell'arco di pochi minuti..

''resti con me? Mi aveva chiesto quella notte- sbuffa amaro –le risposi a qualunque costo ma non fui capace di mantenere la promessa.

Isabella si era addormentata in poco tempo, come avevo previsto, dunque scesi giù, e vidi la mano di mio padre partire sulla guancia di mia sorella..su quella guancia rosea, piena di lacrime, sulla sua guancia morbida come seta..

Aveva paura sai?- so che mi guarda, ma io non riesco a sostenere il suo sguardo.

-Lo vedevo che aveva paura. Si teneva la pancia per paura che potesse picchiarla dove non avrebbe dovuto. Aveva paura e io non riuscii a farci nulla, non riuscivo a comprendere il perché di tanto odio tanto da arrivare ad alzare le mani. Non comprendevo il perché..

Vidi mia sorella salire di furia e fretta le scale, e dirigersi in camera di Bella, probabilmente per vederla un'ultima volta. Poi scese giù le scale. Mi sorrise con gli occhi pieni di dolore, mise una mano fredda sulla mia guancia e mi posò un dolce e umido bacio a fior di labbra..

Scese le scale, e corse via senza guardarsi indietro. I miei uscirono dalla cucina correndo e una volta aperto la porta di ingresso si misero a gridare il suo nome. Il pezzo di merda prese la sua lussuosissima auto e la rincorse, ma nulla, lei non c'era..lei era sparita.

La davano per scomparsa.

Iniziarono le ricerche, ma nulla. Era come se fosse stata portata via dal vento, era come..come una goccia d'acqua che una volta caduta a terra si confonde in mezzo alle altre e tu, non la trovi più..

La mia piccola Sophie, se n'era andata. Cessarono le ricerche sotto gli ordini dei mie, e loro si trasferirono a Chicago per ''cercarla'' ma so che non è così. Vogliono dimenticarla- afferma concludendo.

Il tonfo di qualcosa che cade ci fa alzare di scatto la testa e vedere una Bella in lacrime, con le mani tremanti, le scatole di piazza a terra e dei ricordi di un passato tormentare due fratelli in cerca di un po' di serenità.

Ross corre ad abbracciarla, e le si fa cullare tra le grosse braccia del fratello.

Mi sento di troppo, così decido di andare via. Ma la mano di Ross mi ferma. 

-Resti con..noi?- domanda a bassa voce,il ragazzo che mi ricorda giorno dopo giorno, istante dopo istante, come il mondo possa offrirti nuove possibilità. 

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