17.

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Sono all'aereoporto.
"Ti aiuto, aspetta." Dice Theo prendendomi le valigie.
"Ok, grazie." Rispondo senza staccare lo sguardo da terra.
Dopo pochi minuti mi sento svenire.
"Theo tutte queste voci sovrapposte mi stanno facendo impazzire." Dico riferendomi all'enorme folla di gente dell'aeroporto.
"Si è normale, hai l'udito amplificato ora." Risponde con noncuranza.
Ancora non ci credo che sto partendo.
Da lontano vedo un gruppo di amici che tengono in mano valigie e borsoni. Sembrano felici: ridono, scherzano e alcuni si abbracciano o si tengono per mano.
Fino a non molto tempo fa a vedere questa scena mi sarei annoiata a morte, mi annoiavo della vita che avevo e ogni volta mi ci lamentavo.
Beh, ho avuto una lezione a quanto pare; ritenevo noiosa la mia vita? Eccomi accontentata.
Prendiamo i biglietti, saliamo a bordo, prendiamo posto ed io mi limito a guardare fuori dal finestrino pensando e pensando.
Dopo qualche istante di riflessione mi giro verso Theo.
"Tutto questo non serve a niente. Se questo branco di alfa che a quanto pare vuole me a causa del passato di mio padre, ci troverà comunque.
Ovunque andiamo, loro ci troveranno no? Quindi perché andare via?" Chiedo.
"Per rallentarli. E questo ci può offrire un po' di tempo per prepararci." Risponde con lo sguardo fisso in avanti. Poi si volta e incontro finalmente il suo sguardo.
Ancora adesso, dopo tutto questo tempo, non riesco a capire se quel suo sguardo sia qualcosa di buono o di cattivo. Insomma, mi sto innamorando di lui penso, ma mi ricorderò sempre lo sguardo che vidi la notte del mio compleanno.
Mi ha terrorizzata. Rimarrà sempre nella mia testa ormai.
Scaccio questi stupidi pensieri, che per ora erano il male minore.

Poco dopo sento una strana sensazione: l'aereo si stava alzando lentamente. Ci ritroviamo presto in cielo, a volare tra le fitte nuvole.
Ore, ore, ore ed ore di volo. E di noia.
All'improvviso la testa di Theo cade sulla mia spalla, si è addormentato.
Lo guardo e osservo ogni suo minimo dettaglio del suo viso, tanto per far passare la noia.
Poi posa una mano sulla mia gamba e mi accarezza piano.
Quindi non stava dormendo?
Almeno, non ancora.
Io rabbrividisco al suo tocco; sale sempre più su. Si ferma e, lasciando la mano sulla mia coscia, si addormenta.
Sta volta per davvero.
Intanto decido di ascoltare un po' di musica, parte Worry di Jack Garratt.
In questo periodo sono letteralmente in fissa con questa canzone.
Guardando fuori dal finestrino mi viene in mente Isaac. Il mio migliore amico, che ora non c'era più.
Ed era tutta colpa mia.
Mi scende una lacrima e ci metto tutte le mie forze per scacciarla via.

Ore dopo Theo si sveglia.
"Voglio scendere da quest'affare." Dice annoiato.
"Già." Sorrido.
Come sono riuscita a trovare la forza per accennare solo un sorriso non lo so nemmeno io.

Poggio una mano sul vetro e ripenso ai miei amici, alla mia scuola, a mia madre, al mio appartamento, alle mie piccole azioni quotidiane che mi sarebbero mancate da morire, ai posti, gli odori, alla mia vita.

Il viaggio è ancora lungo.

Ehiiii:)
Volevo scusarmi se non ho aggiornato subito ma in questo periodo la scuola mi sta uccidendo:) Scusate anche se il capitolo è corto ma volevo che uscisse lo stesso:))
Portate pazienza:')
E magari una stellina**

Lo Sguardo Del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora