5.

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5 mesi dopo...

Mi faccio due trecce che partono dall'alto e mi incammino per andare a scuola, come tutti i giorni della mia vita.
Entro in classe. La prof, stranamente, non era ancora arrivata.
Dopo una quindicina di minuti entra in classe con un'aria un po' strana; un misto di felicità e stanchezza.

"Ragazzi, da oggi avrete un nuovo compagno di classe che si è appena trasferito definitivamente in questa città. Il suo nome è Theo Abrams." Dice la professoressa.

Ed io alzo immediatamente la testa dal banco sentendo nominare quel nome. Dalla porta della classe entra qualcuno, un bellissimo ragazzo alto.
Quando finalmente ci rivolge lo sguardo, riesco a guardarlo dritto negli occhi. Era lui.
Ci avevo messo così tanto a dimenticare, ed ora dopo 5 mesi, lui ritorna.
E se si ricorda di me?
Se è tornato per farmi qualcosa?
Non riesco a pensare ad altro che alla mia incolumità. Ho paura.

"Abrams, va a sederti in quel banco là in fondo vicino a quella con i capelli colorati" Dice la prof rivolgendosi a me, ovviamente. Sono l'unica in classe ad avere un minimo di personalità.

Theo mi si avvicina, mi regala un mezzo sorriso e si siede al banco.

"Hey, da quanto tempo" Mi dice subito.

"Io non ti conosco" Rispondo convinta e sicura di me.

"Ma come? Non ti ricordi di me?"
Io tremo alle sue parole, e nel frattempo l' ora trascorre noiosamente. Io ovviamente non mi concentro sulla voce della prof.

"Vedo che hai mantenuto la promessa" Mi sussurra piano e scandendo ogni parola.

Suona la campanella. Grazie a Dio.
Mi alzo, raccolgo i miei libri e me ne vado. Lui per fortuna non mi segue.
Trascorro le altre ore senza avere a che fare con lui.
Lo becco però all'uscita. Mi prende per un braccio e mi trascina sotto un grande albero subito dietro la scuola.
Rimango impietrita.

"Perché non hai detto niente a nessuno di quello che hai visto e che ti è successo?" Mi chiede sorprendendomi.

"Avevo paura" La frase mi uscì in un sussurro che si sentiva appena, intanto il mio sguardo era incantato su un punto fisso nel vuoto.

"E fai bene ad averne" Mi dice accarezzandomi i capelli. Io mi decido ad alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi. Aveva gli occhi verdi, ed erano stupendi. Lui come se mi volesse dare la conferma di non essere pazza, fa quel suo giochetto con gli occhi. Diventano imporovvisamente dorati.
Arretro di qualche passo fino a ritrovarmi con le spalle contro il tronco dell'albero.

"Non provare a cercare risposte, perché non le avrai. Dimentica tutto quello che mi riguarda, hai capito?" Chiede in tono freddo.
Annuisco.
Poi si volta e se ne va.
Se voleva spaventarmi, ci era riuscito alla grande. Ma come faccio a dimenticare? Mi ha appena dato la conferma che quella sera ho visto bene e che non era colpa delle luci colorate. Non posso.

5 mesi. 5 mesi erano passati.
Ed ora il mistero ritorna.
Non so che fare o pensare.
Così torno a casa e, come ho fatto fin ora, faccio finta di niente.

"Sono a casa!" Urlo. Ma non trovo alcuna risposta da mia madre. Poi andando in cucina trovo un biglietto sul tavolo:

"Sono uscita a fare la spesa. Nel frigo c'è una pizza surgelata."

Oookay. Prendo la pizza e mi metto all'opera. Poi sento un rumore.
Rimango ferma e prendo un coltello dalla cucina: non si sa mai.
Poi a passo felpato mi reco nel salotto, il posto dove proveniva il rumore.
Ed ecco quello che vedo.

"Cane mi hai fatto prendere un colpo!" Dico incazzata ma allo stesso tempo sollevata. C'era Cane che ha fatto cadere una statuina in legno che mi aveva intagliato mio padre.
Mi avvicino, la raccolgo, e la rimetto sul ripiano leggermente impolverato.
Torno in cucina e sforno il mio pranzo.
Mangio con appetito, anche se le cose surgelate non fanno per me, preferisco la pizza appena fatta. Fresca di giornata.
Ma mi accontento.

Dopo aver lavato i piatti e sistemato la cucina vado in camera mia e mi guardo un film horror. Ma, me le vado a cercare? Perché mi sono messa a guardare un film horror quando sono da sola in casa? Nemmeno io mi capisco a volte.
Alla fine scopro che il film era bello e non mi sono poi spaventata più di tanto.
Pochi istanti dopo dalla fine del film, entra mia mamma.

"Alissa sono tornata! Scusa se ho fatto tardi ma sono anche passata in farmacia!" Urla appena entra.

"Tranquilla!" Rispondo io.

Lo Sguardo Del MaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora