27. Dont'you know?

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Ero molto felice di tornare a casa. Non avevo mai considerato nemmeno minimamente l'idea di chiamare casa il posto in cui mi ero stanziata in America. Non ero al corrente di dove abitasse Kellin, ma grazie alle chiacchierate con Gabe ero più che sicura del nome del posto in questione. Sarei andata a trovarlo perchè mi sembrava sbagliato andarsene senza ringraziare per la grande opportunità che mi aveva offerto. Con un taxi ci sarei arrivata comodamente.
Abitava in una zona davvero deliziosa alla vista. La gente sembrava molto altolocata e riservata. Le case erano per lo più villete molto spaziose tendenti ad avere l'intonaco di un bianco luminoso. Le palme piantate appositamente per dare un tocco di freschezza sbarazzina davano molto l'aria che si trattasse di un piccolo pezzo di California.

Non ero poi così sicura di far centro, ma l'abitazione doveva essere esattamente l'ultima sul fondo; la più trattata di tutte quante. Varcai la soglia del cancelletto tentennante. Suonai il campanello e aspettai una risposta, così trovai lei. La ragazza di Kellin. Forse era ora di chiamarla fidanzata... Vivevano insieme, d'altro canto, per quello che si poteva intuire. C'era un grosso ingrandimento di una loro foto sul fondo della parete casalinga.
"Ciao, ehm, sto cercando Kellin" tirai un sorriso di fortuna per rendermi un minimo meno tesa. Lei era di certo Kathelyn dalla foto di sfondo che spesso ricopriva il telefono di Kellin.
"Si...uhm, chi sei?" Fece lei sfrontata. Invidiai i suoi capelli così lunghi e folti, al contrario dei miei...così fini e per niente folti.
"Un amica di Kellin" Titubante mi squadrò meglio.
"Non sarai una fan in cerca del frontman della band in voga al momento?"

"No" Risposi accigliata e dubbiosa a braccia conserte.
"Aspetta qui" Tagliò corto con un tono sufficiente e dei modi molto sgarbati. Mi ricordò inevitabilmente Oliver e a quanta voglia avevo di rivedere il suo viso e il suo corpo esile. Non credevo fosse possibile avvetire la mancanza di qualcosa di doloroso. Era masochismo a questo punto.
Sbattè la porta e sussultai dallo spavento.
Dopo vari minuti e alcuni bisbiglii dietro a quella porta, Kellin apparse radioso come sempre.
"Carter" Disse in tono sommesso. Mi abbracciò delicatamente ed io non dissi niente; ricambiai flebile.
"Sto per partire. Sono qui per ringraziarti dell'opportunità che mi hai dato fin ora. Forse hai beccato l'unica ragazza che non è stata in grado di sfruttarla, e mi dispiace molto. Sei stato molto gentile con me e abbiamo condiviso molto. Ti auguro il meglio, Kells"
Feci per andare dopo aver sorriso per l'ultima volta a quegli occhi grandi e tristi.

"Aspetta, aspetta, aspetta" Disse ripetutamente, stringendomi al suo corpo. Non avevo idea di contare così tanto... Nessuno ha mai tentato di fare tanto per me, oltre tutto.
"Se resti sono disposto ad abbandonare tutto quanto per te. Ogni cosa, veramente"
Ogni mio pensiero stramazzò in terra. La mia testa si riempì di dolore nel guardare quel ragazzo affermare certe cose fuori dall'ordinario per una ragazza comune come me. Io realmente non volevo rovinare una vita già avviata, anzi due. La mia presenza nella sua vita avrebbe solo portato sventure per come mi sentivo in quel momento. Avermi per lui avrebbe comportato la fine della sua relazione con Kathelyn in primis e lei ci avrebbe sofferto non poco. Nonostante non si fosse posta in modo così garbato non le avrei augurato mai del male.

Ero ufficialmente diventata dipendente dalla droga e non volevo che lui soffrisse per la mia dipendenza. Alla fine tutto ciò di cui mi sarebbe importato da quel momento in avanti sarebbe stato assumere cocaina per sentirmi sopra le righe, e lui non meritava tutto questo. Con lei sarebbe stato al sicuro, con Kathelyn. Una ragazza di sani principi, ben messa e sicuramente pulita. Avere la sua disponibilità e pietà addosso mi dava addirittura fastidio. Voleva mettersi in una situazione estremamente più grande di lui stesso e questo non lo avcettavo nemmeno un po'. Il suo dolce viso non si sarebbe mai sporcato di rimorsi nei miei confronti.
"Mi dispiace, Kellin" Il mio cuore si freddò un attimo per poter mantenere le distanze giuste per poter fare a mia volta la cose giuste.
Il suo corpo si sciolse ancora di più nell'abbraccio che stava avvolgendoci. Diedi due pacche insensibili sulla schiena del cantante e tentai di tirarlo via da me; non per cattiveria, ma perchè non si contaminasse del male che ero diventata.

"Ti prego" Disse solamente.
"No, Kellin. Non rovinerò anche la tua di vita" Feci un cenno con la mano per salutarlo e in seguiro feci per andare.
"Hai scelto Sykes" Bofocchiò disperato. Mi fermai. Stava parlando alle mie spalle.
"Hai scelto lui nonostante ti faccia solo del male! E io che non ti ho mai torto nemmeno un capello, ti ho offerto il mio cuore e i miei beni, vengo ripagato così! "
Non mi voltai minimamente.
"Ho scelto me stessa" Affermai coincisa. Ripresi a camminare.

Oliver's pov

"Con questa sentenza si passa ufficialmente al secondo grado di processo. La corte di riunisce" Ed un martelletto colpì la sua base d'appoggio per annunciare l'inizio della fine della mia scappatoia continua. Continuavo a correre e a scappare, metaforicamente parlando, ma non potevo nascondermi. Mi sentivo così esposto che avevo bisogno di rinchiudermi in me stesso con pacchetti di sigarette da 20 al giorno. Una situazione assurda, ma creata da me, infondo. Guardai Amanda dall'altra parte del tribunale con occhi di fuoco. Avrei tanto voluto incenerirla sul momento. Non l'avevo mai amata, ma a quanto pare nemmeno lei aveva mai amato me. Per arrivare in tribunale significava solo che di me voleva solo i miei risparmi ed il mio talento. Voleva solo spremermi per quello che ero capace di dare, per quell'unico dono che la vita mi aveva dato: la creatività.

"Voglio parlare con lei" Confidai al mio legale, sottovoce, in modo che nessuno mi avrebbe mai sentito.
"Non puoi assolutamente avere nessun colloquio con lei in questo momento"
"E perchè no?" Domandai nella mia ignoranza giuridica.
"Non è politicamente corretto" Incalzò in tono severo. Ma io volevo solo dirle due cose...L'odio che provavo viaggiava a così alta frequenza che la mia fantasia, molto spesso, creava delle magnifiche strategie per poterla uccidere dando sfogo alla mia rabbia più profonda. Cacciai il berretto in testa, nonostante ci fosse un sole caldo ed avvolgente e feci per camminare. Anche se faceva maledettamente caldo, gli alberi fiorivano e gli uccellini cantavano, io sentivo il gelo dentro di me. Gli alberi erano in fiore, mentre nella mia testa malata c'era solo posto per l'autunno.
"Non fare cose di cui potrebbe pentirsene, Sykes" lo guardai, non diedi nessun segno di vita e ripresi il mio cammino. E poi...Gli uccellini. Essi mi portarono alla mia prima vera. Mi gettarono come un secchio di acqua gelata sul corpo.

Mi sedetti sulla panchina che ormai era abituata ad ospitarmi per svariate ore del giorno e pensai al casino che ero in grado di combinare e basta. Non ero buono a nulla. Ero deluso e amareggiato da quella situazione di merda che potevo evitarmi, per me, per la mia famiglia che mi guarda come un mostro e per la band.
Mia madre era l'unica a comprendermi un minimo e a scambiare due chiacchiere con me per farmi aprire. Mio padre e mio fratello non riuscivo nemmeno a guardarli in faccia.
L'indomani sarei dovuto andare all'appartamento di Ashford per recuperare le mie cose...Per un periodo sarebbe stato meglio trasferirsi a Sheffield per la storia del processo. A casa con un padre che mi ripugnava e una madre speranzosa nella mia vittoria e liberazione morale. Non era semplice mentire sapendo di averla picchiata, Amanda.

Mi trovavo li a fumare, fumare e fumare. Winston blue, Chesterfield, Camel. Erano gli unici nomi a salvarmi in quel momento di puro vuoto interiore. E poi lei? Dov'era lei? Iniziavo a convincermi che fosse solo stata tutta un allucinazione, che Carter non esistesse veramente. Più ci pensavo, più ero convinto di voler buttare nel cestino più vicino l'LSD che portavo in tasca.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora