57. I Will Follow You

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La gravidanza iniziava ad essere un problema. Essendo in attesa del piccolo Sykes, non potevo essere esposta, praticamente, quasi tutti i giorni sotto un palco, tra musica assordante e masse di gente sudaticcia che si spingeva fino a farsi del male. Per lo più viaggiare era davvero stressante e faticoso. Oli avrebbe dovuto motivare la mia presenza in modo diverso, ora. Se prima ero in tour in veste di fotografa, adesso avrebbe dovuto spiegare perché mi portava appresso e non sarebbe stato facile. Anche se non comprendevo al cento per cento il fatto che ci fosse questa difficoltà nel volermi presentare come sua "compagna". Lo capivo sul fatto del bambino, certo, ma del resto no. Forse era tutto correlato e mi stavo facendo troppe paranoie inutili.
Dopo la notizia sembrò cambiare qualcosa in positivo, ma allo stesso tempo sembrò cambiare qualcos'altro; Oli mi dava l'impressione di essere assente, anche se si trovava proprio accanto a me.

Non vivevo esattamente nella tranquillità, dato questo fatto e volevo delle certezze per il piccolo in arrivo. Addirittura avevo pensato di non portare a termine la gravidanza. Stavo davvero male al pensare di fermare il cuore che batteva dal dentro di me, ma non volevo per lui o lei una vita incompleta, una vita come la mia e per lo più senza Oliver o, comunque, con un Oli distante in quella maniera.

Mi trovavo inanzi allo specchio a guardare la mia figura semi-nuda. Mi trovavo accettabile; stavo bene, a parte le occhiaie sempre più evidenti.
Mi feci poi un bagno caldo. Era tutto troppo silenzioso: se non avessi messo della musica sarei caduta in depressione. Oliver era talmente distante da farmi desiderare di ascoltare la sua voce, il suo accento particolare, il suo tono. Di conseguenza mi trovai ad ascoltare la canzone che più me lo faceva sentire sempre vicino: Drown. Mi promisi di non versarci lacrime inutili, ma già sapevo che non sarei riuscita a contenermi.
Dovevo avere rispetto del mio corpo sofferente, non tanto per me, ma per la vita che ospitavo. Non ricordavo neanche l'ultima volta che avevo sorriso, anche solo per errore.
Spensi di getto la musica e scaraventai il cellulare per terra. Non mi curai dei danni che aveva subito l'apparecchio elettronico, tra la caduta e l'acqua. Mi rannicchiai nel caldo e cercai di non impazzire.

Ci trovavamo momentaneamente in Germania. Le date anche in quel paese erano concluse. C'era ancora molto da girare, ma io avrei mollato presto a causa del pancione. Se fosse stata questione di ancora uno o due mesi ce l'avrei fatta a finirlo e poi mi piaceva vedere piccole parti di mondo che non avevo mai avuto l'occasione di vedere, ma non erano solo due mesi. Mi asciugai e restai a guardare fuori dalla finestra mentre accarezzavo la superfice della pancia, sovrapensiero.
Quando sentii bussare alla porta roteai glibocchi al cielo. Volevo un po' di pace con me stessa e Dana mi avrebbe solo fatto sentire ancora più triste di quello che mi sentivo con la sua allegria spinta.
Andiai ad aprire ugualmente per educazione ed iniziai a blaterare.
"Dana sono in un momento non proprio opport-" Mi placai quando riconobbi un viso che non era quello previsto. Era un viso maschile che tormentava la mia attuale vita e presto, se sarebbe andato tutto bene, mi avrebbe perseguito nel viso di mio figlio.
"Perché? Cosa ti prende? Stai male?" Sbiancai e mi tenni stretta l'asciugamano che mi avvolgeva in una calda morsa spugnosa.
"Entra" Gli feci cenno con la testa e accettò il mio invito di buon grado con un viso accondiscendente.

Mi sedetti sul letto con lui così com'ero, non si sarebbe sconvolto di certo se avesse visto qualche parte del mio corpo nuda, mi ci aveva già visto troppe volte.
"È tutto ok?" Mi domandò di nuovo per stimolarmi ad aprirmi con lui.
"Importa?" Sorrisi amara. Più delusa, forse.
"Certo che si"
Emisi un verso di disapprovazione.
"Tu come stai?" Gli chiesi di rimando.
"Sono abbastanza in ansia per questa storia"
"Ci mancherebbe altro" Aggiunsi.
"Perché sei così strana?"
"Perché sono incinta, Oliver, e non so cosa fare quando ti sento così distante. Ogni tanto penso che non dovrei partorirlo questo bambino. Non voglio rimanga ferito da dei genitori come noi"
Emisi tutto d'un fiato. Scostai i capelli bagnati dal viso e sbuffai per colpa dello stress. Oli si fece più vicino e scostò nuovamente i capelli bagnati dal mio viso che erano tornati nella posizione originaria. Lo trovai un buon gesto da fare, molto carino, ma ero lo stesso alterata.

"Dovremmo valutare i pro e i contro di questa cosa... No?"
Annuii rilassando i nervi. Iniziava ad interessarsi, finalmente.
"Cominciamo con i contro" Disse.
"Potrebbero venire a sapere, tipo... Tutti che sei padre e che probabilmente io sono la madre" Affermai.
"Potrei non esserci per lui o lei a causa della musica, quindi del lavoro e mi odierà" Abbassò la testa dopo averlo detto.
"Potremmo ricadere nella droga e quindi andrebbe in una casa famiglia, nella peggiore dele ipotesi" Oli storse il naso e commentò:
"Non credo ci ricaderemo come una volta"
"Niente è impossibile, Oli... Dobbiamo metterlo in conto"

Si rabbuiò nei suoi pensieri cercando altri punti da aggiungere alla metaforica lista nera. Ci pensai su parecchio anche io stessa, poi aggiunsi:
"Siamo anche molto giovani...Potremmo decidere, come è già successo, di non frequentarci più. In caso accadesse questo, non lo vorrei mai per il bambino"
Oli sorrise nervoso. Glielo si leggeva in viso che non era pronto a una situazione del genere. Si mordeva e torturava le pellicine delle mani tatuate a dovere. Passava spesso il dorso della mano sotto il naso e cercava di essere evasivo e non guardarmi quindi negli occhi. Io mi trovavo stranamente in uno stato di quiete apparente; nemmeno io sapevo la motivazione di ciò.

"Hai intenzione di lasciarmi di nuovo al mio destino?" Mi domandò. Rimasi senza parole nel sentire le sue. Non me lo aspettavo proprio.
"Non sarebbe solo ed esclusivamente colpa mia, mettiamola così" Sentenziai pacata.
"Dovrei aspettarmi che da un momento all'altro scapperai da me?"
"Se dovessi farlo ci sarebbe sempre una motivazione valida di fondo. Non sono cose su cui scherzare i bambini"
"Io non parlo del futuro col bambino, io parlo del nostro, di futuro. Di cosa ne sarà di noi due, insieme"
Sorrisi. Lo feci davvero. Finalmente un sorriso dopo tanto tempo ed era anche sincero. Gli rivolsi uno sguardo caldo e accomodante che lo mise a suo agio.

"Non spetta solo a me prendere decisioni, Oli. Vedi di comportarti bene e tutto verrà di conseguenza, e sai perchè?" Mi avvicinai a lui. Scosse la testa piano.
"Perchè provo qualcosa di forte per te e non potrei mai farti del male. Sarebbe un tormento per me sapere che ti ho fatto del male" Mi sentii vulnerabile a dire quello che avevo detto, ma era la verità nuda e cruda, in tutte le sue forme.
Sorrise compiaciuto dalle mie parole e mi diede un piccolo, innocente bacio sulla guancia. Mi diede i brividi tanta leggerezza, tanta dolcezza da parte sua, anche se durò molto poco. Subito dopo prese a baciarmi le labbra con fervore. Mi sentii desiderata, così mi lasciai trasportare dal momento.

"Sei bellissima, anche se non te l'ho mai espresso esplicitamente"
Soffiò a due centimetri dalle mie labbra.
"Ma non indistruttibile. Fai attenzione, ti prego, perché potrei persino amarti"
Oli mi avvolse tra le sue braccia e mi strinse forte. Mi sentii in un mondo a parte, in una bellissima bolla dove il tempo era fermo.
"Io ti amo" Stentò a dire tra un respiro e l'altro del nostro abbraccio.
"Dimostralo, Oli. Solo...Questo"
Si avvinghiò di nuovo a me. Non voleva lasciarmi andare, però non ero una grande amante delle coccole in quell'esatto momento.

"È importante che tu sia buono per il resto della vita, non tanto per me, ma per...Questo" indicai con un movimento rotatorio sulla pancia.
Aggiunse le sue mani sulle mie e sorrisi di riflesso. Ero sconcertata sul fatto che ce l'avrebbe fatta, se dovevo essere onesta, ma l'amore rende ciechi e lo aveva fatto anche con me. Ero innamorata di lui e di conseguenza speravo vivamente in qualcosa di, anche, inesistente.
"Voglio provarci" Esordì lui.
"Voglio provare ad essere un padre, le responsabilità ti rendono una persona migliore" Concluse.
"Se sai assumertele..." Puntualizzai cinica.

"Ho capito, Carter. Ora devo andare; ci prepariamo tutti per partire per l'italia e dovresti farlo anche tu" Mi diede un bacio sulla fronte e si avviò verso la porta d'ingresso. Lo guardai fino all'ultimo secondo. Rientrò dopo pochi secondi.
"E comunque non lo farò solo per il bambino, ma sopratutto per te"
Frecciò questo e successivamente richiuse la porta.
Sorrisi soddisfatta e amaliata. Tenni stretta tra le mani la pancia; frutto della passione con Oli. Quasi mi commossi.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora