Seconda parte
2012
Mi trovavo nello studio della dottoressa Marshall per l'ennesima volta, dopo circa due anni di sedute per una volta alla settimana. Era incredibile come tutto fosse capitato così in fretta... Sembrava tutto così surreale da sembrare falso, inverosimile. Sopratutto se pensavo bene a quanto tempo rimasi in una struttura di riabilitazione. Un centro di recupero per tossico-dipendenti. Era andata a finire così, purtroppo. Come suceddette e cosa accadde fu il doppio più disturbante e sollevante allo stesso tempo.
"Prego" La solita segretaria dallo sguardo vitreo e i capelli perennemente oleosi, mi invitò ad entrare. La mia mente perversa immaginava quel nido di capelli come una grande insalata viaggiante, ben condita. Dopo una reazione incondizionata di disgusto, entrai nello studio e mi misi comodamente stravaccata sul divanetto.
"Hey, Doc" Salutai la donna di colore.
"Hey, Marty" Mi rispose divertita dell'allegoria riguardante Ritorno al Futuro. Si alzò di nuovo gli occhiali e non sottrasse tempo al suo lavoro. Nonostante il lavoro poco fruttuso a causa della mia irriverenza, fecemmo amicizia o comunque ci trovavamo a parlare apertamente, anche se non dei miei problemi."Dunque...Non abbiamo mai concluso veramente nulla di quello che è il problema che ha scaturito tutta questa situazione di arrancamento, bensì dopo due anni proprio oggi..." Affermò. Scosse la testa sorridente.
"Sei un soggetto duro da scalfire, Carter" Alzai le spalle saccente.
"È ora di arrivare al punto di questa questione, prima che si ripresenti nuovamente"
"Dopo due anni non è mai successo nulla di simile, perchè dovrebbe ricapitare?"
"Carter..." Disse flebile. Un po' il suo senso di resa mi sciolse dalla mia sicurezza. Addolcii ogni mia azione sicura e cercai di aprirmi a ciò che mai ero riuscita a far trapelare.
"Posso farcela adesso" La Marshall riprese subito sicurezza, quasi a risucchiare la mia, e imbracciò la cartelletta."Siamo sempre e solo arrivate a parlare di quel bagno di sangue che tu e questo rag-"
"Oliver" Precisai con un sorriso sfuggente, insicuro al cento per cento.
"Tu e questo Oliver avete commesso insieme...Ora...Che è successo dopo, dal tuo punto di vista?" Sorrisi tirata a sguardo basso.***
Sentii in lontananza il rumore di una porta che si rompe e dei cardini che cedono. Poi vidi delle gambe di persone che si erano addentrate in bagno. Ero ancora cosciente, stavo per lasciare tutto quanto e tutti quanti, eppure me lo impedirono. Una vera maledizione. Un uomo chiamò delle ambulanze con un allegato di bestemmie ed imprecazioni. Sentivo il flebile calore di Oliver accanto a me. La sua testa poggiata sulla mia. Mi aveva stretto la mano in qualche modo.
Dopo alcuni minuti mi strapparono da lui e nel avere la testa a penzoloni, la vista appannata e le fauci asciutte, il mio sguardo era posto verso il basso. Vidi un enorme pozza di sangue che rivestiva tutte quante le fughe delle piastrelle del bagno. Finalmente si poteva dire che io ed Oliver fossimo una cosa sola, per lo meno.
Un altra persona lo teneva dritto con la schiena al muro. Sembrava stramazzato in terra. Anche se ero immobile, il mio cuore affaticato saltò un battito dalla paura che questa volta Oliver fosse morto per davvero e se il caso avesse voluto questo per lui, anche io sarei morta. Avevo promesso che l'avrei seguito e così sarebbe stato.Mi trasportarono in salotto e mi adagiarono sul tavolo della cucina. La testa ricadde verso l'uscio della porta che faceva intravedere il divano, dove avevano poggiato il corpo esanime di Oli. Si occuparono di lui a voci alte, mentre guardavo il suo viso pallido e privo di vita. Cercavano di fermare il sangue che scorreva dalle braccia, tamponandole. Ovviamente era più importante che si occupassero di Oliver, piuttosto che di me. Oltre al fatto che ancora possedevo il mio corpo e fossi il grado di muovermi e respirare, lui stava diventando una persona importante e il compito di quelle persone era tenerlo al sicuro. Avevo ancora vita, tanta da accorgermi che eravamo dentro quel bagno a sanguinare da ore ed ore. Era appena calato il sole, e con esso, per quanto stavo vedendo, la vita di Sykes.
Le barelle arrivano irruenti nella stanza. Udii solo i suoni stridenti delle rotelle che mi portarono via. Dal che volevo essere allontanata per sempre da Oliver, in quel momento lo volevo per me. Volevo stringergli la mano per darmi coraggio a spingermi dall'altra parte; proprio come una spinta sul bordo di un burrone.
"È ancora viva" Sentii pronunciare da un uomo, nel contempo mi aveva posto dentro il mezzo di trasporto. Ero ufficialmente in direzione dell'ospedale più vicino.***
Royal Hallamshire Hospital. Mi portarono qui per medicarmi. Fuori dalla stanza vidi solamente mia sorella con il volto rigato di lacrime e mascara. Una terribile visione che avrei preferito evitare. Avrei preferito affrontare tutto ciò sola. Avevo le braccia piene di garze e la testa affondata nei tre bianchi cuscini del letto. Emma entrò a razzo e si gettò su di me.
"Carter, che diavolo è successo? Dove sei stata tutto questo tempo?" Domandò a tono sconsolato.
"Sono cazzi miei, Emma" Tagliai corto. Lei iniziò a blaterare tra una lagna e l'altra.
"Vorrei fare qualcosa per te. È tutta colpa mia. È tutta colpa mia..."
"Emma...Qualcosa puoi fare" Lei si avvicinò annuendo energica.
"Cerca di capire che fine ha fatto Oliver Sykes" Essa storse il naso, ma volle accontentarmi. Buttó indietro i suoi capelli biondi e si scrisse il nome di Oli su un foglio della carità che aveva recuperato dal comodino. Fuori doveva esserci il suo ragazzo, o così sospettai."Emy, chi è il tizio là fuori?"
"Mi ha portata Jordan fin qui...Mamma ha tenuto la macchina"
Le sorrisi dolcemente.
"Andiamo...Presentamelo" un tocco di rabbia rimase nella mia voce stanca.
Entrò. Era un ragazzo di bell'aspetto, giovane quanto me e i suoi occhi azzurri erano davvero penetranti.
"Ciao, tu devi essere Jordan...Io sono Carter" cercai di porgli la mano, ma la ritirai immediatamente dal dolore atroce che mi provocavano i tagli sotto le bende.
"Si, sono proprio io"
"Jo, conosci per caso questa persona?"
"Uhm...Diciamo che sta facendo un enorme successo musicale, lo conosco per questo"
Mi si illuminarobo gli occhi.
"Dovete trovarlo. Vi prego. Chiedo solo questo per stare bene per sempre"
"Faremo il possibile, Carter"Dopo esser usciti, un medico trattenne Emma fuori ed essa firmò un foglio. Ci mise circa venti minuti per riconsegnarlo...I dubbi iniziarono a farsi vividi.
Oliver's pov
BMI private Hospital. Ero ancora vivo. Con un sacco di trasfusioni in corpo, ma vivo. Forse non vegeto, ma vivo.
Pensavo veramente di aver lasciato il mondo in pace, dichiarando a Carter che ci saremo visti e, forse, amati in un posto migliore. Mi aveva lasciato qualcosa dentro che in quel momento non sarei più stato in grado di levarmi dalla testa e dal cuore. Lei aveva promesso di seguirmi nella mia decisione e adesso...Non avevo idea se fosse viva o morta. Non le volevo augurare il peggio, certamente, ma era quello che desiderava anche lei - andarsene per porre una fine ad ogni sofferenza. Speravo nel suo raggiungimento.Mi si era legata al cuore come un laccio emostatico. Pompava sangue ancora nel mio corpo, solo nella speranza di condividerlo con lei. Oliver Sykes si era finalmente innamorato? Dovevo rispondermi con un enorme SÌ. Ricordavo come quasi stava per darmi una mano nello smettere con le droghe. Ci sarebbe riuscita se non fosse stata per la sua medesima dipendenza.
Sapevo cosa mi spettava da quel giorno in poi enon sarebbe stato divertente. Sarebbe stato di una sofferenza e fatica assurda. La mua famiglia mi aveva avvertito. Non sono scelte che potevo intraprendere da solo.
"Lei è qui?" Domandai all'infermiera. Feci una smorfia di dolore tirandomi su con le braccia deboli.
"Lei?"
"La ragazza che era con me"
"Non c'era nessuna ragazza con lei, signor... -si sporse per leggere il mio cognome - Sykes!"Era davvero brutta la sensazione che io fossi ancora vivo e lei no...maledizione, Carter...
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Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017
FanficOliver Sykes è un ragazzo Inglese dalla vita molto breve, ma intensa. Intento a vivere solo 27 anni della sua vita, un giorno, si troverà a decidere se suicidarsi come prestabilito il giorno del suo ventisettesimo compleanno o seguire il suo cuore c...