Amavo sentirmi parte della vita di Oliver anche solo nel momento in cui la droga ci legava. Era in grado di farmi sentire viva pur non facendo assolutamente nulla; ogni qual volta mi guardava, mi prendeva un tuffo al cuore.
Assuefatto nella sua stonatura, lo guardavo dall'altra parte del divano con un sorriso ebete, seguito dalle sue risate scomposte.
Era molto tardi. Il buio aveva inghiottito qualsiasi luce all'esterno, se non quella dei lampioni. Intenta a sdraiarmi nel suo letto, con lui, mi accorsi vagamente che il telefono trillava a causa di mia madre. Chiamava con insistenza da ore; non ero mai stata fuori così tanto. Ero maggiorenne da un po'...Mi aveva lasciata allo sbando per mesi e quindi per una notte non avrebbe avuto nessuna risposta.Oli cercava di dissuadermi: non voleva che giacessi con lui e non ne sapevo il motivo. Lui stesso l'aveva fatto tempo addietro, perchè mai non voleva ora? Rispettai la sua scelta solo perchè ero fuori di me e mi buttai sul divano a peso morto, poi mi stesi piano.
Nella mattinata mi svegliai con la testa che vorticava e le fauci completamente asciutte, così cercai di bere dell'acqua. Sembrava di aver preso una sbronza sei volte di seguito. Con un bicchiere in mano mi diressi verso il letto in cui non fui invitata.
Trovai Oli dormiente, o così credetti. Mi avvicinai a lui e lo trovai con gli occhi aperti. Una piacevole sorpresa sapere che era sveglio anche quella mattina...Prima o poi la droga ci avrebbe portato via il soffio vitale che ci manteneva in piedi."Buongiorno..." Espirai piano, sedendomi sul letto. Sorseggiai dal bicchiere e ritornai a puntare lo sguardo su di lui, dato che non mi aveva ancora risposto.
Lo vedevo ancora con gli occhi fissi al soffitto e la bocca semi-aperta.
"Oli" Lo chiamai piano. Nessuna risposta. Provai a scrollarlo, ma ancora non muoveva un muscolo. Esasperata, pensai al peggio: pensai fosse morto a causa dell'ultima assunzione di Ketamina. Lo scrollai ancora, ma rimaneva fisso con lo sguardo perso nel vuoto. In un secondo momento, regolarizzai il mio respiro e notai che anche lui stava respirando ancora. Tirai un sospiro ben dosato, successivamente cercai di capire cosa fare per aiutarlo. Stetti accanto a lui accarezzandogli i capelli spettinati. Mi venne istintivo proteggerlo da qualsiasi cosa gli stesse capitando. Mi avvinghiai al suo corpo, sotto le coperte e cercai, prima di tutto, di calmare me stessa. Avevo una fottuta paura di perderlo. Ero arrivata al punto di non riuscire a saperlo fuori dalla mia vita. Era caldo, dunque era vivo. Respirava, ma la sua vitalità era morta. Mi sentivo male per lui, forse mi sentivo male il doppio, sapendo che anche io provavo lo stesso ribrezzo nei confronti della vita ingiusta.Con un filo di voce strozzata sussurrò qualcosa che non percepii. Avvicinai il viso per poterlo capire.
"Lasciami"
Rabbrividii al suono rotto della sua unica parola. Mi smosse nel profondo e mi avvinghiai ancor di più a lui per questo motivo. Non volevo lasciarlo solo per nessun motivo al mondo, a maggior ragione in quelle condizioni disdicevoli. Non voleva veramente stare da solo, pensavo facesse così per non farsi vedere in quello stato. Non voleva far pietà a nessuno, forte come si mostrava. Riprese mobilità dopo alcuni minuti e non appena si assicurò di potersi reggere in piedi, fece per dirigersi in bagno."Oli, aspetta..." Lo placai. Lui non fermò la sua corsa, così lo seguii fino al ciglio della porta.
"È arrivata l'ora di finirla con la droga, credo" Affermai, mentre lui si reggeva ai bordi del lavabo. Scosse la testa in segno di disaccordo e arraffò delle lamette accanto al rasoio che utilizzava per radersi la barba incolta. Si sedette con la schiena al muro, sulle fredde mattonelle e fissò il vuoto più totale. Nella mano stringeva forte quelle lame taglienti, tanto che verificai lo stato devastato della sua mano con in cuore in lacrime. Cercai di rubargliele, ma si ritrasse lapidariamente.
Disperata, ed isterica mi alzai di scatto e frugai nel mobile facendo cadere ogni cosa, fino a trovare quello di cui avevo bisogno. Mi sedetti accanto a lui. Ingurgitai un altra pillola che portavo in tasca. Lui mi guardava e implorava di aiutarlo, ma non voleva il mio aiuto, voleva l'aiuto della droga; la sua unica anima gemella. Quanto ci soffrivo solo Dio lo sapeva, per quanto non ci credessi affatto.Gliela gettai in terra e mi rinchiusi tra le braccia in un tremore nervoso, disperato e al dir poco deluso. Di me stessa e di Oli. E lui aveva quel viso di pietà stampato. Chiusa nel mio mondo non mi accorsi di quello che stava accadendo accanto a me. Non avrei voluto nemmeno saperlo, fossi stata la Carter mascherata, ma non lo ero affatto. Ero una persona nuova, schifosamente nuova ed i sentimenti si vedevano veramente.
Mi voltai a guardarlo, dopo aver sentito un gemito di dolore continuo per tre secondi. Lo fissai allucinata e balbettante. Fissai la sua ferita ambigua: metà cuore all'altezza della congiunzione tra l'avambraccio e il bicipite.
"Che significa, Oli? Perché ti stai facendo questo?" Una lacrima rigò il mio viso pallido. Era così debole che gli strappai di mano la lama intrisa del suo sangue caldo.
Non mi rispose ed incrinò il viso verso il suolo.
Mi tirai su la manica decisa e feci con più velocità la stessa azione con la quale anche Oli si stava distruggendo. Mi guardava con occhi stanchi, esanimi e presto lo sarei stata anche io. Io stessa, quella che voleva perseguire un sogno, la ragazza decisa e forte la quale non aveva nessun timore di nulla...Quella che si è innamorata di una mina vagante che le faceva da testa a testa.Avemmo la forza di avvicinarci e le ferite si toccarono quasi combaciando. Sorridemmo malsani. La droga ci diede piano l'effetto di ovattamento. Per sentire qualcosa, continuammo a striarci le braccia. Lui si avvicinò. Le sue labbra dal color neve ghiacciata si pressarono sulle mie lievemente. Sollevai gli angoli della bocca e lo feci sembrare un sorriso. Era esattamente quello di cui avevo bisogno, colui di cui avevo bisogno. Se ne era accorto troppo, troppo tardi.
"Ti seguirò" Mi sussurrò in un soffio sulle labbra.
"Ti seguirò" Confermai il suo sentimento con il mio attrettanto forte. In breve tempo avremmo lasciato quel marciume che ci circondava e che costituiva noi stessi.
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Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017
FanficOliver Sykes è un ragazzo Inglese dalla vita molto breve, ma intensa. Intento a vivere solo 27 anni della sua vita, un giorno, si troverà a decidere se suicidarsi come prestabilito il giorno del suo ventisettesimo compleanno o seguire il suo cuore c...