5O. 'Cause I'm Still so far From Home

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Oliver's pov

Qualche giorno dopo mi trovavo nello studio di tatuaggi di Hannah, la mia attuale ragazza; quella che in teoria doveva essere la mia unica compagnia di vita e palesemente non era così, ma questo lei non lo sapeva ancora. Non riuscivo a pensare a cosa fosse più complicato, se dirlo ad Hannah o a Carter. Avrei spezzato un cuore ad ogni modo. Mi ero incastrato in un bel casino con le mie stesse mani. Uscirne sarebbe stato al dir poco tremendo. Non volevo deludere Hannah, perchè alla fine non se lo meritava; aveva dei problemi con sé stessa, e non solo, da risolvere e la stavo aiutando in qualche modo. Ero fiero di me, in un certo senso: mi sentivo utile, una volta tanto. A partire da quel negozio, che avevo aperto con le mie finanze per dar vita alla sua reptessa creatività. Dall'altra parte non volevo deludere la mia Carter, la stessa ragazza che ha già subito fin troppo e non volevo essere la ciliegina sulla torta della sua disgrazia. Non me lo sarei mai perdonato se fosse stata male a causa mia.

Me ne stavo fuori a fumare, impensierito, rabbuiato in me stesso. Hannah uscì dal negozio togliendosi i guanti in lattice. Mi guardò un attimo, ma io non le rivolsi nemmeno una mezza parola. Non riuscivo a guardarla e pensare di averla tradita, perchè la verità oggettiva era quella: la stavo tradendo continuamente. Stavo venendo meno alla promessa di fedeltà che ci si fa implicitamente quando ci si mette insieme. Iniziavo a sentirmi davvero male per quello che stavo facendo.
"Oli, amore, che hai? Sono giorni che ti vedo così... Sto inziando a preoccuparmi"
Buttai la cicca e presi un altra sigaretta. Non dovevo farle vedere che ero così teso, ma purtroppo era più forte di me. Se non potevo sfogarmi con qualcuno, mi sarei rovinato i polmoni per sempre. Non mi interessava neanche più della mia carriera, benché prima di quella venisse il mio benessere mentale. Una mente felice produce buoni testi.
Le scoccai uno uno sguardo e poi mi rivenne in testa quella frase che mi ripetevo sempre: è uguale a Chelsea. Stessa corporatura esile, stessi lineamenti del viso scheletrici...Sarebbe stata perfetta per me, credevo nel suo amore, ma non era Carter. Hannah era tanto simile a Carte quanto Carter era simile a Chelsea; nella mia mente turbinavano inception. Non aveva il suo carattere tanto strano, ma allo stesso tempo diverso dal mio, Carter.

Guardavo Hannah con occhi diversi ogni qual volta tornavo a casa dopo aver visto Carter. Sentivo che non era più quella giusta. Avevano due modi di approcciarsi con me ed erano ben distinti. Due modi di amare opposti.
"Sto bene. Ansia da pezzi da registrare... Questo album potrebbe essere la cosa più bella a cui stiamo lavorando o al flop più potente di sempre" Mentii. Non potevo far altro che prendere tempo per riuscire a capire come agire. L'impulsività ha sempre fatto parte di me, ma non questa volta.
"Devi solo essere positivo. È la chiave di tutto" Mi sfoggiò un sorriso radioso. Se solo essere positivo mi avrebbe cavato fuori dai problemi... Più la guardavo, più mi sentivo mangiare dentro.

"Non sei postivo per niente" Affermò lei, avvicinandosi in cerca di un abbraccio. La respinsi gentilmente. Non volevo essere toccato, ne compatito dalla persona che stavo tradendo. Cercai di sorridere ma non ci riuscii, mi venne sono istintivo scappare e raggiungere casa, anche se la condividevo con Hannah. Poi mi ricordai che di case ne avevo molte, ed in una di esse stava riposando la mia Carter, molto probabilmente.
Mi alzai e feci per camminare. Hannah mi fermò dall'avambraccio con uno sguardo incredulo.
"Il nostro tatuaggio?" Domandò disperata. Le avevo promesso un tatuaggio gemello per i nostri tanti mesi insieme. Un anno e qualche mese ormai...Non ci facevo più attenzione.
"Non oggi, Hannah. Un altra volta magari..." Riprovai ad allontanarmi, ma non mi lasciò libero. Mi stavo infuriando. Avevo bisogno di starmene da solo o con Carter e lo volevo subito.

"Ma, Oli, amore"
"Lasciami stare, cazzo! Devi lasciarmi libero" Le urlai. Mi dispiacque un po' arrivare ad urlarle addosso, ma era necessario, dato il mio stato d'animo.
"Allora stacci perennemente libero. Dio, sono settimane che ti comporti così, forse è quello che cerchi e finalmente ho una motivazione per dartelo"
Rimasi sbalordito da quello che mi disse. Le mie orecchie sembravano fischiare nel via vai di macchine. Il fatto che i miei sentimenti si stessero spostando quasi completamente tra le braccia di Carter, non giustificavano il fatto che non volessi del bene ad Hannah. Qualcosa mi interessava di lei se ci stavo insieme, ma ora non ne ero più tanto sicuro di cosa provasse lei realmente.
"Mi stai scaricando?" Le domandai furente.
"Non capisco perché ti infervori tanto se è quello che vuoi" strinsi i pungni ben saldi lungo i fianchi. Non era quello che volevo, ma forse così mi sarebbe stato più facile stare con Carter senza alcun pensiero. Stare con lei sempre...
"Questo è quello che fai tu per tenermi con te. Complimenti, Hannah. Complimenti vivissimi. Ora mi hai davvero deluso, nonché perso" La sua espressione si intristì a tal punto di corrugarsi quasi in un pianto disperato.

"Scusami tan-"
"No" Tagliai corto. Girai i tacchi e svanii dalla sua vista. Avevo un altra ragazza a cui rivolgere le mie attenzioni, quelle giuste per quella giusta.
Sentii le lacrime di Hannah anche a distanza, ma tanto la sua migliore amica era sempre dietro al culo pronta per abbracciarla. Si avvertiva a distanza quando fosse lesbica...

Viaggiai torturando di pugni il volante. Ero rimasto scottato e sospettoso nei suoi confronti, parlando di Hannah. Sembrava così dolce e misteriosa. Aveva quell'aura suicida che a me piaceva tanto, eppure Carter non mi dava l'impressione di avere un aurea del genere, semplicemente perché lei era stata una suicida proprio accanto a me. Non aveva bisogno di ostentare niente di sé stessa e l'amavo per questo, Carter.
Ero solo momentaneamente arrabbiato per aver intrapreso una relazione con la ragazza sbagliata. Alla prima occasione in cui il mio umore diventava nero era pronta a cacciarmi... Carter non l'avrebbe mai fatto, perché lei capiva cosa significava rabbuiarsi nelle proprie paranoie, nei propri incubi, nei propri demoni.

Mi dispiaceva perdere Hannah e non capivo perchè, se in circolazione c'era di meglio, c'era Carter! Mi sentivo così confuso e insicuro da volermi strappare la carne dalle ossa e poi strapparmi i muscoli lentamente per soffrire di più.
Pensieri sadici per una mente malata. La mia vita era appena cominciata ed era già piena di problemi inutili la cui importanza era mille volte superiore.

Quando entrai in casa con uno sguardo un po' spento, immaginai che Carter mi avrebbe accolto con un abbraccio e un bacio per ridarmi di nuovo quell'aria leggera, anche se tormentata di pensieri turbinanti, invece stava sul divano a fare zapping con uno sguardo omicida.
Mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia, ma si scansò con classe. Persino quando mi rifiutava mi sentivo attratto da lei, al contrario di Hannah. Non doveva scapparmi mai più la mia Carter, ne ero sicuro.
Mi chiesi solo in un secondo momento cosa avesse. Impallidii dalla paura che avesse scoperto qualcosa. Non volevo che sapesse niente di niente o il cuore le si sarebbe spaccatto non in mille pezzi, ma si sarebbe proprio sgretolato in una morsa di dolore. Me ne rendevo conto di star facendo una cosa del tutto errata, ma ormai era finita: nella mia vita avevo solo e solamente Carter. Mi preprai ipoteticamente al peggio.

"Che hai, piccolina?" L'avrei addolcita sicuramente.
"Dove sei stato fin ora?" Fu secca e precisa.
"In studio, perchè?" L'ansia mi salì al cervello tanto da sentire il sangue defluire via dal mio corpo. Sapeva qualcosa dato il suo atteggiamento rude.
"Ahhh, Oli! Ti avevo chiesto di comprare della cioccolata. Lo sai che sono in quel periodo del mese" E mi si sdraiò sulle gambe mugolando insulti stupidi che ignorai. Fui solo generalmente felice, nonché sollevato. Non sapeva ancora nulla e avevo mollato Hannah. Non lo avrebbe mai saputo. D'ora in poi poteva solo stare meglio, dato che le avrei dedicato tutto quanto il mio tempo libero.
Quella dello studio sarebbe stata l'ultima bugia per sempre.

"Devo dirti una cosa molto importante "
"Più della cioccolata che non hai portato, razza di cretino schifoso?" Sorrisi sornione.
La guardai negli occhi, scansandole delle ciocche spettinate dal viso dolce e ceruleo.
"In tutto questo tempo... Non ti ho mai detto una cosa importante, direi" Si alzò e il suo sguardo si fece accigliato. Stava proprio accanto a me, a qualche centimetro.
"Ti amo e ti amo moltissimo. Sto imparando a farlo con tutto me stess-" Non conclusi il mio discorso, benché un bacio prepotente si impossessò delle mie labbra. La sentii sorridere tra uno schiocco e l'altro. Era così difficile rendermi conto che le avevo fatto del male di nascosto per mesi...

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