52. And Hope to Die

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Ogni pensiero sarebbe svanito all'inizio del tour. Presto sarei stato in giro per l'europa a promuovere il nuovo disco. Non sapevo come fare con la tristezza che mi alloggiava nel cuore col nome di Carter, e l'amarezza nella testa firmata Hannah. Stavo veramente male, molto male. Avevo perso l'amore, la voglia di vivere, le emozioni. Quando perdi tutto è inutile vivere, anche perché non sarei più stato capace di costruire nient'altro.
Non riuscivo nemmeno più a disegnare nuove linee d'abbigliamento per Drop Dead.
"Oli" Sentii una voce dall'altra parte, ma non volli sentire ragioni. Stavo crogiolandomi nel mio pianto e lì volevo restare.
"Oliver"
"LASCIAMI STARE, JORDAN" Furono le mie parole, prima di pensare a come farla finita. Non ero mai stato ridotto tanto male da piangere a dirotto per giorni. Significava che qualche sentimento lo provavo, in realtà, ma non volevo più sentire niente. Niente. Morte, volevo lei.

Carter's pov
Alloggiavo ancora nella casa di Oli. Mi faceva tremendamente stare male dormire nel letto in cui facevamo l'amore, guardare il terrazzo dove aveva affermato di amarmi più di qualunque altra cosa. Era struggente. Per non parlare della cucina che mi rinfacciava la più bella sorpresa di san Valentino che avessi mai ricevuto da un ragazzo...
Sentii bussare alla porta, ma ne avevo abbastanza del genere umano. A meno che un gatto non avesse le nocche, ero abbastanza certa fosse un essere umano a cercare la presenza di qualcuno in casa.
Dopo un quarto d'ora di pura insistenza, decisi di aprire la porta.
"Jordan?" Dopo tanti anni riconubbi il ragazzo di Emma. Mi tremarono le gambe al sol pensiero che ci fosse mia sorella in giro. Non era nei programmi rivederla e subire una ramanzina. Sapevo che Jordan era membro della band, ma chi l'aveva mai visto dopo anni? Bhe, non io.

"Ciao, Carter. Scusa l'invasione, ma non sarei mai venuto qui se non per una questione di vitale importanza"
"Continuo a non capire" Precisai. Lo feci accomodare in casa. Cercai di offrirgli qualcosa da bere, ma rifiutava ogni cosa.
"Jordan, si tratta di mia sorella? Oddio, non so se state ancora insieme... Sono un po' fuori dal mondo"
Lui scosse la testa e puntò i suoi occhi ghiacciati addosso a me. Sentii freddo solo ad immaginare quanto fossero azzurri.
"No. Proprio, no. Oliver non ti ha detto nulla?!"
Sentire il suo nome mi accese un fuoco dentro, che si spense in due secondi, quando il cervello iniziò ad elaborare il mal che mi aveva fatto.
"Non so di cosa tu stia parlando, ma non ho intenzione di parlare di lui, Jordan" Chiusi, bevendo dell'acqua dal bicchiere.
"È importante, Carter. Devi starmi a sentire" sospirai rumorosamente.
"Sentiamo"
"Non ho mai visto Oliver in quelle condizioni. Ok, lo ammetto, non lo conosco da moltissimo tempo, ma è affranto in una maniera che nemmeno immagini. Parlando con gli altri della band, che sono stati un po' una seconda famiglia per lui, è venuto proprio fuori che non riuscirà ad affrontare il tour più importante della sua carriera in quelle condizioni"
"D'accordo...E dunque? Davvero, continuo a non capire" Mentii. Sapevo che stava male per me, ma non era colpa mia quello che era accaduto. La presa in giro ero io, non lui.

"Sta molto male per averti persa. Non vediamo un sorriso sul viso di Oli da un bel po'. Non è più  energico, fuma davvero troppo e questo è un problema per le sue corde vocali. Piange persino nel suo letto sul tour buss. Piange ovunque, basta che sia isolato. È scorbutico, è intrattabile coi fans. Oli non ha più un cuore. E spero vivamente che la droga non si presenti come fattore vitale che ti sostituisce"
Ascoltai superficiale quello che diceva, o così gli sembrava. Mi smosse un po' il cuore con le parole, ma non volevo essere presa in giro più di quello che era già stato.
"Jordan, mi dispiace molto per voi, ma io non posso farci niente" Mi alzai e lo incitai ad andare via.
"Vieni in tour con noi" Frecciò autorevole.
"Che? Non ci penso nemmeno. Mi piace l'Inghilterra e ci rimango"
"Carter, vieni in tour con noi. Fai sorridere Oli per le persone che sperano in lui. Se lui sorride un giorno non avrà bisogno di te se ci sono loro a sostenerlo"
Mi presi beffa delle sue parole.

"Mi stai dicendo che dovrei farmi usare e gettare via? Ah, no! Aspetta! Tanto questo è il mio scopo nella vita! Non fanno tutti altro che prendersi qualcosa da me e poi buttarmi da qualche parte come un fazzoletto usato. Bhe non dovrebbe essere tanto difficile per me, già. Indovina un po', invece! LO È. Sono stanca. Grazie per la visita, ma nulla da fare"
Mise un piede tra lo stipite e la direzione di chiusura della porta. Sussultò per quanto gli avesse provocato dolore fermare la traiettoria.
"Carter. Gireremo l'europa, l'Australia, l'America. Avresti l'opportunità di vedere l'intero mondo in qualche mese"
"E che mansione dovrei svolgere? La soddisfa piaceri un altra volta. Con quella robaccia io ho chiuso" Mimai di portare una cintura di castità e buttarne la chiave.

"Puoi fare...Qualsiasi cosa tu voglia fare. Vuoi fare la costumista? Falla! Fai questo, fai la fotografa! Qualcosa da fare lo troverai, insomma. Dietro una band ci sono milioni di persone che lavorano"
Ci pensai per più di un attimo.
"Non ho nessuna abilitazione per fare la fotografa..."
"Se è per questo, nemmeno per fare la costumista...Ma, hey, sei la cotta di Oliver: tutto ti è concesso"
Iniziai ad annuire lentamente e a realizzare che, finalmente, avrei visto qualche altra località del mondo. Iniziavo persino ad emozionarmi. Sembrava surreale, come tutto il resto delle cose, infondo. Niente nella vita che stavo vivendo aveva un senso; tranne il dolore. Quello non mi abbandonava quasi mai. A tratti cercava di trovarsi una parthner che non fossi io, ma tornava sempre da me come un bumerang, come il karma.

"Andata..." Mormorai. Jordan esplose in un sorriso immenso di luce e speranza.
"Oli dovrà leccarmi le piante dei piedi giornalmente per averti convinta" Era così preso da non controllare cosa dicesse.
"Bhe...Ho solo intenzione di fare presenza e provare a far finta di essere la fotografa ufficiale" Iniziai a sentire un po' di paura annidarsi sulla bocca dello stomaco. La classica sensazione di restrizione e nausea. Sarebbe andato tutto bene. Dovevo essere convinta.
Di cosa avevo paura? Mi scappò una risatina tra me e me. Non avevo paura di nulla, ero solo immersa nel pensare a lui un altra volta e le reazioni quando pensavo al suo viso, erano proprio sempre le medesime.

***

Era arrivata l'ora di partire per quello stressante tour. All'inizio ero davvero emozionata di dover esplorare piccole parti di mondo, ma non sarebbe stato così semplice, pensai dopo.
Jordan mi accompagnò fino all'imbarco dell'aereo che avremmo preso. Eravamo abbastanza in ritardo, ma eravamo arrivati da lontano con un sacco di traffico.
C

'erano proprio un sacco di persone che lavoravano per i Bring Me The Horizon, ma la cosa non mi faceva alcun effetto. Non sapevo perché. Probabilmente il mio desiderio di diventare super apatica col mondo si era avverato...

Mi guardavano tutti storto non sapendo chi fossi e sicuramente conoscevano chi faceva davvero il, o la, fotografo, fotografa, della band. Per questo era tutto così imbarazzante.
Man mano mi facevo avanti tra le gente, trainata da Jordan. Mi condusse fino alla persona per cui stavo per fare tutto ciò: Oli.
Sembrava così sorpreso da essere paralizzato.
Non riuscì poi a contenersi e mi stritolò letteralmente tra le sue braccia. Cercai di portarlo alla realtà velocemente, ma non c'era verso.
"Grazie...Grazie, davvero. Grazie" Ripetè più volte al mio orecchio. Mi sciolsi...Non riuscivo a restare rigida in sua presenza. Non più.
"Non c'e di che"

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora