12. Every Scar Will Build My Throne

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Misi la mano sulla sua e mormorai le mie ragioni.
"Voglio che il mio animo si incarni in uno di loro due e che, al contrario di me, sia libero per il resto della sua vita...Libero di scegliere, libero di essere com'è in realtà. Libero di far parte dello stormo o-"
"O di essere un divergente, uno diverso dalla massa" Completò il mio pensiero ed annuii sommessa. Era esattamente ciò che volevo dire, forse era solo prevedibile e chiunque l'avrebbe intuito, ma lo aveva fatto nel modo più dolce mai visto. Lo mormorò al mio orecchio con un filo di voce profonda. Rabrividii sotto la giacca. La mia mano ancora curiosava la sua schiena.

"Perché tu vuoi dargli la libertà?"
Abbassò il capo prima di abbandonare le sue parole nel vento gelido.
"Voglio che tutti questi tormenti, tutto questo dolore, tutte queste delusioni escano da questo corpo leso da troppo tempo. Non riesco più a contenere tutte queste emozioni contrastanti sotto la pelle, dentro la testa, nelle mie vene, nelle mie arterie" Si fermò a prendere una boccata d'aria.
"La libertà forse è ciò che mi manca...Esattamente come manca a te, anche se in modo diverso, forse" Ammise scrutando i miei occhi. Lo faceva per capire cosa stessi provando, anche io adoperavo quel metodo molto efficace. Kellin mi disse quella piccola chicca della pupilla, ma Oliver non sembrava gradire la mia presenza in quel modo. Non sapevo neppure il motivo per il quale ci stessi pensando tanto.

Io e lui non saremo mai riusciti a convergere in una cosa sola, perché è questo quello che si prova quando si ama. Il dolore di uno è per due, l'amore di uno si fa per due. Un cuore solo per due persone. Eravamo troppo egoisti, egocentrici ed orgogliosi per lasciare che fossimo una persona sola. Immagino soltanto cosa sarebbe potuto accadere in caso saremmo stati fisicamente in un solo corpo. Litigate e scontri continui. Ma forse la presenza di uno nella vita dell'altra ci avrebbe migliorati a tal punto dal riuscire a vivere insieme sotto uno stesso tetto, sotto uno stesso amore. L'avremmo scoperto solo vivendo.

Guardai la mano di Oli alzare anche la mia. I piccoli fringuelli volarono scontrandosi più volte, pigolando. Immaginai i nostri desideri avverarsi tramite loro due, piccole creature. Forse avremmo proprio trovato il modo di convivere con le nostre disgrazie, un modo per vivere con loro o col sostegno di un altra persona. Avevo voglia di vivere. Avevo voglia di viverlo, vivere Oliver Sykes per quello che era e per quello che era stato. Il suo stato di angoscia per quello che aveva subito in passato mi incuriosì moltissimo, difatti anche lui sembrò incuriosirsi a me.

Dovevo dimenticare ciò che ero stata, ma come per Oliver, era difficile dimenticarsi di una cicatrice che ha forgiato il tuo essere, la tua vita presente. Il modo più giusto di conviverci è esserne consapevoli e guardare il passato testa contro testa ed urlare un sonoro 'fottiti, ho vinto io'. Mai lasciare che si insinui nella tua testa e che tempesti il tuo presente. Bisognava solo passarci sopra e prendere per mano nuovi compagni di vita con esperienze comuni. Non sarebbe stato di certo facile, ma nemmeno così complicato. Stavo aprendomi mano a mano, consapevole del fatto che ne sarei rimasta bruciata un ennesima volta, ma lo desideravo. Potevo essere benissimo chiamata masochista, autolesionista per estremo! Ma volevo vedeci chiaro nel profondo dell'anima tetra di Oliver Sykes.

"Ne abbiamo altri due" Affermò con un ghigno tendente al soddisfatto. Glieli passai e risi di rimando.
"Perché stai sorridendo?" Tolsi la mano dalla sua schiena per reggermi seduta. In quel lungo momento di attesa in cui aspettavo una risposta da parte sua, mantenni il sorriso più lungo della storia. Lui se ne accorse e ghignò nuovamente.
"Hai cambiato atteggiamento" Bofocchiò dentro il sorriso molto compiaciuto.
L'orgoglio voleva saltare fuori e rispondergli a tono: prenderlo metaforicamente per il colletto e sbatterlo al posto che meritava, ma riuscii a reprimere l'istinto sbagliato, perchè infondo era sbagliato in tutti i sensi. Anche se le persone mi schifavano dalla mattina alla sera, non tutte meritavano di essere trattate come delle merde, lo riconoscevo, però avevo paura di essere ferita ancora ed ancora...Ed ancora. Un ritorno alle mie origini? Molto probabilmente. Ero bella perché ingenua.

"Cosa te lo fa credere?"
"Stai sorridendo e mi guardi negli occhi...Le cose sono due: o sei bipolare, oppure hai avuto un improvvisa attrazione fisica per me...O vuoi uccidermi?" Sembrava molto scherzoso, l'avevo preso. Ce l'avevo in pugno col metodo Kellin Quinn. Dovevo molto a quel ragazzo dal grande cuore. kellin mi disse che voleva fare del bene perché sentiva di aver fatto solo del male; mi chiedevo in quale senso per prima cosa, per seconda, mi ci ritrovai molto solo in quel momento in cui ci pensai attentamente. Mi capitava spesso di pensare alle mie azioni e quelle degli altri solo dopo certi misfatti incredibili.

"Punto uno: non ti assicuro del fatto di non essere bipolare. Punto due: non punterei un ragazzo a caso se volessi fare certe cose personali...E no, non voglio ucciderti, ammetto che ci ho fatto un pensierino ore fa, ma no" Conclusi gesticolando con l'altra mano e con un sorriso -ne fui incredula anche io- amaliante. Si fermò a guardarmi per un secondo e si inumidì le labbra inspiegabilmente.
"Non hai negato di aver cambiato comportamento, ci hai solo girato intorno"
Con molta attenzione verso il primo, prese l'altro uccelino fra le mani, in modo da porterli liberare mano a mano.

"Altri desideri per la loro liberta?" Domandai ironica.
"Credo di averli esuriti, dunque...Potremmo garantire dei buoni propositi per il futuro" Suggerì più serio.
"E che sarà della loro liberta?"
"Saranno liberi di vivere la vita come credono...Infondo è una scelta di libertà equa e motivata"
Annuii concordante. Mi consegnò il fringuello sussurrando un 'prima tu'. Le piccole alucce pronte a librarsi in volo si agitarono convolsamente tra le mie dita fredde. Mi dispiaceva fargli sentire il gelo.

"Buoni propositi...Vorrei esprimere il meglio di me stessa, vorrei cambiare in un certo senso. Resettare la mia vita" Quando me la sentii, diedi lo slancio per far spiccare il volo all'uccellino, che volò alto finché non divenne un puntino svolazzante nel cielo.
"Tocca a te" Tornai a reggermi seduta.
"Vorrei sentimi pieno di qualcosa che non sia disgusto o dispiacere. Vorrei capirmi, sentirmi libero di ridere siceramente ed essere in grado di capirmi e...Capirti"
Redtai pacifica alché arrivò a dire l'ultima parte, dove sgranai gli occhi e sorrisi isterica. Doveva essere un sogno o un incubo. Punti di vista. Infondo era quello che volevo no?

Il suo uccellino spiccò il volo e diede attenzione al prato, in assenza di qualunque altra cosa.
Guardai lo sguardo innocente e i movimenti buffi dei piercing allo spiegare delle sue labbra. Meraviglioso. Era l'aggettivo adatto che lo definiva in quel momento. Forse era soltanto l'aria aperta a rendermi rimbambita, anche con Kellin era cambiato qualcosa ed eravamo dentro un torrente. Un percorso di brividi si fece strada sulla schiena. Era solo una coincidenza. Sicuro.
"Ho qualcosa in faccia?" Domandò rude, ma mantenne quel sorriso anestetizzante.

"Un sorriso mai visto in sei mesi, Sykes"
"Potrei dire la stessa cosa...Non so il tuo cognome, perdonami se non sono uno stalker"
Fui in disappunto.
"Devis, mi chiamo Carter Devis"
"D'accordo...Devi spiegarmi perché Carter"
Roteai gli occhi al cielo, ma mi aveva preso in un momento di simpatia.
"Mio padre voleva un maschio..." Inziai e lasciai a lui le conclusioni.
"Che significa? Anche mia madre voleva una femmina, ma non mi chiamo Sandy" Questo perché non aveva idea di cosa fossero i miei genitori, non chi: cosa. Esseri compatibili alle sanguisughe quanto la loro brama di soldi facili. Non fu facile vivere nella loro perenne assenza, per poi -quando rientravano- sentirsi dire che non ero giusta, non mi adeguavo, non sarei stata all'altezza, ma questo Oli non poteva capirlo. Non poteva saperlo o immaginarlo. Ognuno arriva da famiglie diverse, con abitudini diverse e regole altrettanto differenti. Lui per come era cresciuto non credevo minimamente che sapesse cosa voleva dire essere me o, comunque, essere una persona con parecchie delusioni familiari sulle spalle. Anche se, guardandolo bene...Tutti quei tatuaggi, quel comportamento simil-mio e la scioglievolezza con cui riuscii a scalfirlo, come succedeva con me, suscitava certi pensieri contrastanti al mio precendente pensiero.

"Bhe, credeva che Carter fosse un nome anche da ragazza...In effetti è Unisex, mi sono abituata alle prese per il culo, tranquillo" Fui sommessa e lasciai cadere gli occhi sull'orologio.

"Non dirmi che sono le tre, Oli"
Esso mi mostrò tutti i denti per l'imbarazzo. Sembrava desolato seriamente, alchè mi aiutò ad alzarmi. Sentivo di dovermi rimettere quella corazza, ma magari avrei staccato alcune parti della protezione per renderla più leggera e vivibile. Forse, anche Oliver l'avrebbe fatto.
L'avrei scoperto solo vivendo.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora