23. I wouldn't hold my breath

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Bevvi qualcos'altro per ingannare l'attesa: aspettavo solo che lei tornasse a casa. Ormai la chiamavo così, lei. Solo il nome mi faceva rabbrividire d'emozione, si, credevo proprio fosse quella. Dovevo ammettere che il fatto che mi stuzzicasse sessualmente fosse solo una postilla in fondo ad una miriade di appunti scomposti riguardanti la sua persona. Eppure non capivo perchè mi avesse preso tanto, non la conoscevo quasi per niente. Mi appisolai per qualche minuto, circa venti, poi mi decisi ad uscire dall'appartamento e presentarmi davanti al suo. La porta ergeva lì, stava ferma ovviamente, ma sembrava allontanarsi sempre di più da me come fossi sotto effetto della droga. Effettivamente ero un po' spostato a causa di un po' di rum che avevo ingerito da poco, ne avevo bevuto giusto una bottiglia...Poco, insomma, rispetto al solito.

Bussai a ritmi sfasati e stranamente la porta di aprì completamente, rivelando Carter a figura intera. Così bella anche con il pigiama e quello scignon scomposto in cima alla testa. Se fosse stata un altra avrebbe scatenato in me l'istinto animale per cui mi sarebbe piaciuto sbattermela, ma lei mi faceva esprimere dolci desideri mai pensati.
"Oliver..." Pronunciò il mio nome con quel l'accento perfetto che mi faceva impazzire tanto.
"Carter, vorrei chiederti una cosa" mi impastai nel dire anche solamente quella frase che segnò la conversazione. Si era accorta che io ero brillo; sorridevo senza senso e mi muovevo come se delle onde mi trasportassero ogni dove.

"Chiedimi allora" Mi permise lei con un ghigno strano. Mi sentii rassicurato da anche quel piccolo sorriso che era pir sempre diverso da un broncio di rabbia. Forse era l'alcol a farmelo vedere, in ogni caso agii con non chalanche.
"Ti andrebbe di...uhm...Andare a prendere qualcosa insieme? Anche due uccellini vanno bene!" Risi per l'ultima esclamazione e conclusi con un sorriso più che alcolico. Lei alzò un sopracciglio con lo stesso ghigno che forse si stava tramutando in un sorriso, ma pian piano si spense. Mi spensi anche io.
"No, Oli, non...non voglio uscire con te"
"Co-cosa? Aspetta, Carter, ti prego" Le presi un braccio e la guardai negli occhi. Era delusa, delusissima, ma volevo sistemare le cose in quel momento anche se era quello sbagliato.

"Mi dispiace tanto, dolcezza, io-" Mi fermò.
"Non chiamarmi così"
"Quello che vuoi, tutto quanto, ma dammi un altra opportunità" strinsi poco la presa sul suo braccio e lei si ritrasse. Ebbi una paura folle di averle fatto del male e che gliene avrei fatto in quello stato, così mi allontanai con uno sguardo perso e vitreo, intento a tornare a casa. Non volevo rovinare la corolla di quel bellissimo fiore di nome Carter.
"Mi hai trattato davvero male, non supererò questa cosa e non ho bisogno di una persona come te accanto a me. Ho gia subito troppo" lo disse con un magone insostenibile, come se non volesse davvero respingermi.
Quella frase fece così male al mio cuore da reintanarmi in casa. Ero perso. Avevo paura. Ero debole e vulnerabile, ma prima che scomparisse per sempre dalla mia vista, Entrai in casa sua. Avevo avvistato vagamente dei libri e un portapenne su un altro mobile. Presi una penna di un colore indefinito e scrissi su un libro di testo il mio numero a fatica tra un battito di palpebra per mettere a fuoco ed un altro.

***

Carter's Pov

Quella notte non riuscii a prendere sonno, seriamente per niente. Guardai il soffitto, la finestra, gli alberi mossi dal vento al di fuori. Verso le sei del mattino guardai l'ora scritta sul display del cellulare. Avevo in rubrica il numero di Kellin e sui messaggi inviati risultava che lui si fosse inviato un messaggio con un punto scritto sopra. Aveva recuperato il mio numero così. Era molto più furbo di quel che credevo. Mi ricordai di avere il numero di Oliver nella tasca dei Jeans, ma non capivo perchè ci stessi pensando; non ne avevo bisogno e non ne avrei avuto bisogno in futuro.

Posi un braccio sugli occhi e sosprirai rumorosamente. La confusione stava svanendo a tocchi. Un vibro inaspettato mi fece allertare venti minuti dopo. Lo presi subito in mano, misi a fuoco e lessi bene due volte prima di capire.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora