56. If It Mean I Could Hold your Hand

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Alcuni giorni dopo ci spostammo in Francia e subito dopo in Belgio.
Facevo prove su prove per riuscire ad utilizzare le reflex al meglio e me la stavo cavando non male. L'unica cosa che mi steuggeva, era scattare foto di ogni genere ad Oli. Anche solo guardandolo da lontano sentivo lo stomaco farsi sotto sopra dall'emozione. Provavo molto, ma gli stavo facendo credere che non fosse così.
Dopo la quarta tappa avevo capito come funzionava il sistema del tour, così mi esentavo da qualsiasi festa o solo apparizione di Oli; mi limitavo a fare il mio lavoro e rinchiundermi in camera a credere che andasse tutto bene, quando in realtà piangevo fiumi.
Mi trovavo sul letto ad abbracciare il cuscino, quando sentii bussare alla porta per ben due volte. Mi asciugai le lacrime con calma e mollai il cuscino bagnato sul letto. Scalza, aprii la porta rivelando chi ci fosse dietro.
"Che diavolo stai facendo qui, di nuovo?!" Fu Dana a parlare. Si autoinvitò ad entrare e si buttò sul letto espirando rumorosamente.
"Senti, parlando chiaro, mi ha mandata Oliver, qui da te"
Le intimai di proseguire benchè fossi molto incuriosita, ormai.

Mi fece sedere.
"Stai bene? Vuole sapere questo"
Soffiai il naso ed annuii. Fece una faccia così incredula da poterci ridere su.
"Ovvio che no...Ora parli con me, però. Cosa c'è che non va? È colpa di Oli?"
"Dana, è ovvio che Oli fa parte del mio malessere costante, perché so che non avrò mai nulla di serio da lui. Mai. Arrendermi mi distrugge dentro"
Mi mise un braccio intorno alle spalle e cercò di tenermi al caldo, dati i brividi.
"C'è dell'altro?"
Iniziai a tremare un po' nel dover ammettere quello che avevo scoperto e che stava accadendo dentro di me. Strinsi tra i pugni i pantaloni del pigiama.
"Carter? Ci sei?"
"Si,si...Solo che...Mi fido molto di te; fai in modo di non diffondere questa cosa in giro..."
Annuì più comprensiva e seria di qualsiasi altro momento condiviso con lei.

"Mi sa proprio che è qualche settimana che qui sta succedendo qualcosa"
Indicai la zona della pancia. Lei sgranò gli occhi e si mise una mano sul cuore. Sorrise isterica e si guardò intorno.
"Ok, dove sono le telecamere? È uno scherzo, vero?"
"No, Dana... Credo proprio che Oliver abbia lasciato il segno dentro di me"
"Cazzo, ma sei incinta di Sykes?!" Si coprì la bocca ancora totalmente incredula di quello che le stavo dicendo. Non sapevo neanche io cosa dovessi fare con quella creatura che stava venendo a formarsi. Non volevo ucciderla, ma non volevo nemmeno divetare madre di un figlio il quale padre era un uomo incurante di qualsiasi cosa, sopratutto di me.
"Già..."
"Ma lui lo sa?!"
"Ovvio che no..."
"Parlaci immediatamente, prima che sia troppo tardi"
"Credo sia un problema mio..." Risposi sommessa.
"Non ti sei messa incinta da sola, Carter. Devi decidere con Oli cosa fare!" Fu così imperativa che mi spaventai. Mi misi qualcosa addosso e chiesi a Dana dove trovare Oli. Mi tremavano le gambe, sudavo freddo. Avevo una paura fottuta che mi avrebbe lasciata a sbrigarmela da sola. Strinsi i pugni sudaticci e sospirai forte. Mi sedetti su una poltroncina accanto alla porta della stanza di Oli. Non avevo la forza.

"Jordan, ti ho detto che sto arrivando...Dammi ancora un minuto. Tu dove sei?"
Sentii la conversazione di Oli mentre chiudeva la porta della stanza d'albergo, con il telefono incastrato tra il collo e la spalla.
Interruppe bruscamente la telefonata e si guardò intorno.
"Hey..." Si rivolse a me, piano.
"Ciao..." Risposi di rimando, guardandolo con uno sguardo pietoso. Lo sapevo da me che era in quel modo...
"Vieni dentro, dai"
"Ma non stavi raggiungendo Jordan? Possiamo parlare in altri momenti, veramente" Mi fece cenno di entrare e di fare silenzio riguardo alla sua decisione.
La sua stanza era enorme in confronto alla mia. Rimasi un attimo spaesata più di quanto lo fossi già.
"Vuoi dirmi qualcosa, Carter? Hai un aspetto terribile..." Ci mancava solo lui a farmelo notare. Non mi sentivo per niente meglio. A dire la verità avrei preferito ricevere anche qualche nota dolce dopo quel puntiglioso accorgimento.

"Diciamo che potrebbe essere una cosa abbastanza importante, ma non volevo rovinare questo progetto che hai in corso e ci sei dentro fino al collo di questi tempi"
"Non aver paura, davvero..." Mi invogliò a parlargli, ma non riuscivo a trovare le parole. Avevo paura dell'abbandono più di qualsiasi altra cosa. Non di nuovo; non volevo trovarmi sola ancora.
"Oli, bhe... Non ci riesco..." Mi voltai dove i suoi occhi non potevano notare i miei, lucidi e disfatti.
"Hey, no, no, no. Non devi fare così. Rilassati" Mi abbracciò e mi tenne tra le sue braccia per molto tempo. Mentre maltrattava Jordan al telefono e gli diceva di divertirsi anche al posto suo, io poggiai la testa sul suo petto annegando nel suo profumo, dato che potevano essere gli ultimi attimi in cui potevo beneficiarne.

"Dimmi tutto quanto, Carter. Senza vergogna; qualsiasi cosa sia"
Strinsi i denti e poi mi feci coraggio. Ormai era fatta, ero lì. Non c'era più via di fuga.
"Oli, non ho idea di come presentarti la cosa, ma credo che dentro di me, proprio adesso, ci sia qualcosa che ti appartiene"
Lui fece un attimo di silenzio. Continuava a stringermi, ma qualcosa non andava. Era il momento della verità, signore e signori; proprio come annunciava lui nel mezzo di Shadow Moses.
"Scusami, Cart, ho capito perfettamente cosa intendi... Posso solo... Fumarmi una sigaretta e pensarci due secondi?"
"Se vuoi vengo con te"
"No. Preferirei macchinare questa cosa da solo..."
Annuii e attesi in camera. Tremavo ancora dalla paura in quanto non avevamo ancora preso una decisione, ne ne avevamo ancora parlato.

Lo vidi con la coda dell'occhio sul balcone e non solo stava fumando, bensì si stava disperando un po'. Quando rientrò, si passò il dorso della mano sotto il naso per poi tornare al mio fianco.
"Quindi...Sei davvero incinta? Hai verificato questa cosa ufficialmente?"
Mi domandò quasi sottovoce. Era calmo e pacifico, anche se percepivo lontano un kilomentro la sua tensione.
"Non ti avrei disturbato altrimenti"
"Questo...è davvero pazzesco. Cazzo..."
"Già" Tagliai corto.
"Tu...Vuoi averlo?" Mi domandò con tono tremolante. Era insucuro anche lui, non l'avevo mai visto così prima di quel momento.
"Non lo so, Oli. È tutto così strano ed inaspettato  che sembra quasi surreale. Ognitanto mi sveglio durante la notte a chiedermi se tutto è solo frutto della mia immaginazione o meno" Gli rifilai tutto con gli occhi lucidi dati dalle troppe emozioni tutte insieme. Per l'ennesima volta, era troppo.

"Possiamo averlo se solo tu lo desideri. Me ne prenderei le responsabilità...Potrei addirittura fargli da padre, perché no?"
Anche se era la risposta che desideravo avere con tutto il cuore, non gli credevo. Non riuscivo a credergli.
"Come faccio ad esserne sicura, Oli? Sei così irrascibile, così lunatico...Così Star che cavalca la cresta dell'onda del successo.."
Lui abbassò lo sguardo. Sapeva che avevo ragione dentro di sè.
"Dammi del tempo per darti delle sicurezze"
"Il tempo stringe, mi dispiace dirtelo, ma non rimane ancora molto per poter prendere la decisione di averlo o meno" Fui pacata, ma i miei occhi rimanevano colmi di lacrime. Oli la stava prendendo davvero sul serio, per fortuna.  Mi sentii protetta da lui, ma non avevo prova materiali per riuscire a credergli. Non lo avrei mai visto come padre... Un drogato, suicida, stronzo, traditore che, purtroppo, amavo.

"Quanto rimane?"
"Due settimane" Rimandai secca.
Si mise una mano tra i capelli e si avvicinò a me per potermi abbracciare.
"Ti giuro che avrai modo di darti delle motivazioni per tenerlo, te ne darò anche io. Abbi fede"
"Non ho mai avuto fede"
"Sei davvero tremenda, cazzo. Tremenda"
Sorrisi e mi lasciai baciare la fronte. Uno strano calore mi fece sentire al sicuro totalmente. Le sue mani fredde percorsero le mie braccia per poi posarsi sul collo. Rabbrividii e il mio calore gliele scaldò sicuramente. Venne il turno delle sue labbra. Scaldai con la mia lingua anche quelle, di lui. Sapeva di tabacco e mi faceva impazzire. Schiusi le labbra con le sue molte volte prima di ricordarmi che ero incinta dello stesso ragazzo che si trovava, ora, sdraiato su di me. Presimo coscienza di ciò e smisimo subito di fare ciò che stavamo iniziando.

"Scusami, mi sono fatto prendere da... ok, mi piaci moltissimo, devo ammetterlo. Avrei voluto scopare con te e goderci molto di più la nostra gioventù, ma è andata così e immagino che il destino sappia perché. Scusa anche il francesismo, ma devo essere onesto con te...Dopotutto sarai la probabile madre di mio figlio"
Sorrisi immensamente e lo abbracciai forte. Mi avvinghiai senza farlo respirare per un po'. Il nostro obiettivo sarebbe stato trovare la felicità insieme, era deciso.
Finalmente avrei vissuto la storia d'amore che desideravo tanto vivere con lui. La speranza non moriva mai.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora