44. This Ends Now

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Non sarebbe stato facile, ma cosa lo era ultimamente? Nulla. Proprio nulla. Avevo riflettuto tutta la notte riguardo a quello che avrei dovuto fare, alla mia vita in generale, e sopratutto ad Oli. Non avevo capito valesse così tanto per me. Forse ero stata troppo dura con lui inizialmente. Quella notte volevo tanto il remake di me e lui in quel letto dalle lenzuola cupe. Non l'avrei respito più per quel che mi riguardava.
Forse avevo un concetto di amore che andava oltre le aspettative, per questo non mi accorgevo di quello che faceva per me, quelle piccole cose che a pensarci bene su, ti fanno spuntare un sorriso soddisfatto che interpretato sarebbe come dire 'lui si prende cura di me, lui vuole me'.
Avrei pagato oro per cancellare ogni singolo momento della mia vita fino a quando gli rovesciai il caffè sulla maglietta. Anche se avessi incontrato Quinn, mi sarei gettata su Oli. Col senno di poi tutti quanti, però, sono capaci a spregiudicare, quindi... Questi pensieri aggrovigliati potevano benissimo essere presi e gettati nell'oblio.

Ero pronta a partire, quella mattina. La mia solita agitazione che faceva tremare ogni muscolo c'era, come sempre. Restai in compagnia di tutti quanti e di quelle che ormai per me potevano definirsi le cagne più assurde mai viste. Sperai vivamente di non essere apparsa così tanto disperata.
Vestivo normalmente e per questo due domande in più se le fecero tutti quanti anche senza emettere un fiato, con solo un occhiata. A dire il vero, mi era mancato così tanto Oli da indossare quella felpa che mi aveva regalato. Desideravo soltanto che portasse il suo odore, il suo sapore così particolare. Ogni volta che mi avvicinavo lo sentivo, era distinto in due; quando portava un profumo molto dolce da perder la testa, o quando non indossava nulla e comunque profumava della spiaggia più bella mai vista. Sapeva proprio di mare pulito ed acqua limpida, insieme ai vestiti puliti. Una combinazione che anche io stentavo a descrivere. Perché non me ne accorsi prima che valeva così tanto la pena...

Restavo in piedi all'aeroporto che conoscevo bene e mi ricordava pessime cose riguardo a Quinn. Ogni tanto mi voltavo nella vana speranza di trovarmelo alle spalle, proprio come se mi stesse cercando da tanto tempo invano. Non sarebbe successo e dovevo stamparmelo ben in testa. Stava per arrivare una vita nuova, non mi sarei mai permessa di fare la groupie ora che avevo in mente solo un uomo.
Chiacchieravo tristemente con Victor e gli altri in mezzo ad un bagno di sguardi disgustati delle altre poco di buono-viva il soldo facile. Victor continuava a sorridere pacifico e nel guardare dietro di me quel ghigno si tasformò in uno sguardo pietrificato dall'ansia probabilmente.
Mi voltai lapidaria e vidi qualcosa di inequiparabile ad ogni mia minima aspettativa: Oliver Sykes furente che grida addosso a Quinn dall'altra parte dell'aeroporto.
Sembrava una scena surreale. Provai a voltarmi e chiedere a Victor se fosse tutto vero e lui confermò che lo era, eccome.
Non sapevo se essere felice o preoccuparmi, ma tanto di Kellin non mi fregava proprio nulla di nulla.

Non capivo cosa Oli facesse lì da solo, perché Quinn aveva con sé il suo gruppo, Victor anche, ma lui no. Si guardò poi intorno mentre Kellin parlava ancora e lo incitava a stare rilassato. Anche se non conoscevo bene Oli, non era di certo la cosa migliore da dirgli in quello stato.
"Calmo? Vai a prenderla proprio lì dove piace tanto a te, Quinn...Sparisci dalla vista, anzi sparisco io" sentii chiaramente.
Poi lo vidi incamminarsi deciso in ogni dove, ma non capivo. Portava degli occhiali scuri e un berretto, quel berretto con cui lo conubbi. Victor mise una mano sulla mia spalla tremolante e mi guardò sereno, molto contento. Si sporse più avanti rispetto a me.
"OLIVER" Bastò un suo urlo per donarmi la felicità.
Lui sorrise sghembo per un attimo e si avvicinò a me con una muraglia di gente che inveiva contro le band per poter avere un pezzo di loro.
Ringraziai Victor di cuore e gli chiesi se era opera sua tutto ciò. Annuì teneramente e mi spintonò per raggiungere Oli più velocemente.
Il suo viso nero di rabbia rapressa si sciolse nel vedere il mio in preda alle lacrime più sfuggevoli. Mi strinse a sè. Quel giorno sapeva esattamente di ciò che avevo descritto nella mia mente. Dopo tanto tempo non era cambiato nulla se non i suoi capelli: li intravedevo dal cappello. Era diventato molto molto più bello.

Non riuscii a respirare tutto quanto il suo odore che mi era mancato tanto, perché mi forzò ad uscire il più velocemente possibile da quel posto. Fu difficile ma ce la fecimo. Un orda di persone ci stava alle calcagna e per questo Oli non poté fare nient'altro che stringermi forte per potermi trasportare via da quel luogo il più velocemente possibile. Sapevo dove andare, ma la sua testa ci arrivava prima della mia. Per metri non toccai terra; per lui non doveva essere un problema dati i muscoli che sembravano essere aumentati e il mio peso che si era notevolmente perso col tempo.
Nessuno lo proteggeva come i membri delle altre band e non capivo perchè, dato il successo che stava avendo in ambito musicale. Doveva aver richiesto esplicitamente di lasciarlo libero, oppure si era precipitato così rapidamente per recuperarmi che nessuno si era accorto della sua scappata.

Mi gettò in auto. La aggirò il più velocemente possibile e sgommò in direzione della periferia. Odiavo sempre di più quel paese, ma non potevo scappare più all'estero ormai. Per un bel tratto di strada non fiatò per riuscire a viaggiare il più velocemente possibile e con più attenzione possibile. Il suo sguardo messo in risalto da quel taglio tutto nuovo e dalla mancanza dei piercing su di esso, era sia accigliato che rassegnato. Non riuscivo a definirlo, dopo tutto non lo vedevo da moltissimo tempo e persino quando lo vedevo frequentemente non riuscivo a capirlo, figurarsi ora.
Lo guardavo insistentemente a causa del suo cambiamento così sorprendente.
Mi piaceva molto come si era sistemato, moltissimo a dire la verità. Si accorse del mio interessamento nei suoi confronti, così si girò lentamente con un espressione atona. Sembrava che non provasse nessun tipo di emozione. Avevo paura, sinceramente. Volevo tutto, tranne la sua indifferenza. Ma se era venuto a recuperarmi un motivo c'era e volevo scoprirlo, anche se conoscendolo sapevo sarebbe stata veramente un impresa.

"Non ti riconosco più" Sentenziò monocorde. Quando sentii la sua voce il mio cuore si fermò un attimo e dentro al petto si cosparse uno strano calore che mi prese poi tutto quanto il resto del corpo. La sua voce era ancora meglio di ricevere un suo bacio. Non dovevo mentire a me stessa... Lo volevo un suo bacio; magari lento, magari coinvolgente. Mi suscitai da sola un emozione indescrivibile soltanto immaginando un nostro bacio.
Ad ogni modo, dovevo preoccuparmi di quello che mi stava dicendo, che non era affatto dolce.
"Anche tu sei cambiato molto"
Non riuscivo a capire perché non sorridesse. Aveva un espressione piatta e persa. Mi veniva voglia di pensare che dovevo partire e continuare a fare quello che facevo. Mi stava per venire un attacco nervoso. Questo era in grado di suscitarmi Oliver? Anche. Io volevo stare bene, non farmi paranoie ogni giorno che passavo con lui; per meglio dire ogni minuto.

"Sei magra, scavata, i tuoi capelli sono... Rovinati... Sei bianca cadaverica. Li vedo i buchi sulle braccia. Hai gli occhi sofferenti, sembra quasi che tu pianga sempre perennemente. Che diavolo ti è successo?" Sembrava che il suo tono si fosse addolcito parola dopo parola. Mi aveva guardata bene per domandarmi tutto ciò.
"È complicato..." Risposi emettendo un sospiro esasperato.
"Non c'è niente di complicato, Carter. Sei stata in un centro di riabilitazione e sei ancora peggio di quando sei entrata: questo è quanto" Affermò tutto sempre in modo atono. Non riuscii a rispondere. L'unica cosa che mi veniva da fare era piangere. Minuti di silenzio intercorsero da quando pronunciò la cruda verità e quando ricominciò a parlare.
"Non credere che io sia meglio...Non farti paranoie. Ma non sono certo venuto a recuperarti per avere accanto una ragazza che mi fa cadere in tentazione. Sto cercando di tenermi il più pulito possibile da quella merda. Sia chiaro" tuonò tremendamente severo.

Mi sentii così in colpa da sentirmi morire dentro. Mi rabuiai nei miei pensieri e lui se ne accorse eccome.
"Non era quello che volevi?" Mi domandò ad un tratto, facendomi sobbalzare.
"Cosa?"
"Non volevi che ti riprendessi con me?" Sferzò un sorriso compiaciuto. Il problema era che non ero mai stata sua. Questa sua convinzione andava smontata, ma non era il momento per attuare piani del genere. Lasciai correre il suo stupido ghigno e proseguii a far finta di nulla.
"Quei messaggi in segreteria mi sembravano molto molto chiari" Disse infine.
"Si, lo erano. Ne sono consapevole. Ammetto di non essere la persona più espansiva della Terra, ma ho ammesso che avevo bisogno di te, ok? Avevo bisogno di una persona che mi capisse veramente e che riuscisse a darmi qualche consiglio per tirare avanti"
Mentii spudoratamente e lui se ne accorse.
"Ti assicuro che dire la verità è molto liberatorio, sai? Puoi provarci più spesso, proprio come hai fatto coi messagfi in segreteria!" Mi canzonò in tono di sfida.
"Mi sei venuto a salvare, questo significa che io ti interesso. Mi basta questo per capirti, tutto il resto è chiacchiere, Oli. Non farti più grande di quello che non sei"
Ed in questo modo ricevetti un occhiata mista tra la comprensione e l'appagamento. Ce l'avevo fatta a capirlo, forse. Piano, piano, potevo riuscirci. Chissà se lui avrebbe mai accondisceso a darmi una mano...

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora