Carter's pov
Mi trovavo in taxi. Ero appena arrivata a Londra in direzione Ashford. Presupposi che il tempo da passare con la mia famiglia non sarebbe stato poco e che quindi avrei necessitato delle mie cose, dei miei effetti personali. Non portai a casa nemmeno tutto ciò che Kellin aveva comprato per me. Non sapevo se dimenticare era proprio la cosa giusta da fare...Restava il fatto che, guardando fuori dal finestrino, qualche lacrima mi rigò il viso tiepido. Anche se sembrai così dura nei confronti di Kellin, un cuore ce l'avevo, purtroppo. Forse anche l'astinenza mi rese più vulnerabile. Non ne avevo idea.
Non appena vidi l'entrata, la facciata, dell'edificio che mi ospitò per mesi non negai di aver sentito un brivido percorrere la schiena, le braccia ed anche le gambe.
Scesi dal taxi e respirai profondamente. Restei in piedi per qualche secondo, poi mi guardai intorno per verificare se fosse cambiato qualcosa in mia assenza. Era tutto noiosamente uguale e monotono.Alla mia destra dei signori anziani stavano passeggiando allegramente, li guardai passare con un mezzo sorriso intenerito. Qualcosa di Kellin mi era rimasta: la dolcezza e la leggerezza. Amavo sentirmi meno 'pesante', se così il mio essere poteva definirsi. Alla mia destra persone che si avvicinavano verso il centro e poi un ragazzo incappucciato che stringeva tra il pollice e l'indice gelosamente gli ultimi tiri di una sigaretta. Mi diede un senso di inquietudine quel corpo che lentamente si avvicinava e mi dava l'impressione di sembrare tanto esile da spezzarsi da un momento all'altro. Risi tra me e me immaginando un colpo di vento che se lo portava via...Ma quel vento forse avrebbe portato via anche il mio senso di leggerezza nel momento in cui mi sarei resa conto che quel ragazzo sapeva di qualcosa di conosciuto.
Lo avvertii fino alla punta delle dita che lui faceva parte della mia vita. Istintivamente ebbi voglia di scappare e rinchiudermi; quindi corsi dentro il condominio e feci per prendere l'ascensore, ma era occupato per grande sfortuna, quella che ultimamente si era legata a me. Corsi per le scale il più velocemente possibile e solo nel rosso corridoio mi chiesi il perché di così tanta fretta...Probabilmente nemmeno mi aveva vista, nemmeno sapeva di quel condominio e di conseguenza non aveva motivo per seguirmi o tormentarmi.
Camminai più lentamente lungo il corridoio e mi fermai davanti alla porta del mio appartamento. Rovistai tra le vecchie tasche per trovare le chiavi, successivamente provai nella borsa. Feci così tanto disastro nel tirare fuori tutto da non accorgermi che qualcuno doveva passarmi oltre per raggiungere il proprio appartamento. Sposai le mie cianfrusaglie per permettere il passaggio e, sconsolata, mi appoggiai contro la parete del corridoio con gli occhi chiusi.Il jet-leg mi stava ammazzando e tutti i sentimenti si erano un po' persi nel viaggio oltremare, si erano come distribuiti nei trattini percorsi dall'aereo sulla mappa incorporata nel sedile del mezzo di trasporto. Forse mi stavo addormentando con tutti quei pensieri in testa...Ero dolcemente cullata in un vortice di nero leggero e spumoso.
"Carter?" Udii flebilmente. Non ci diedi peso, ormai dormire era sempre così...Un tormento e un turbinio di voci isteriche che bussavano alle porte delle mie membra. Ma quella voce sembrava così calma e tiepida da non sembrare creata da me stessa.
Aprii gli occhi non appena sentii una mano toccare la mia gamba destra. Misi a fuoco immediatamente.
I suoi capelli erano cresciuti tanto da coprire quasi gli occhi che, in quelle corcostanze, parvero nocciola intenso."Lasciami stare, Oliva" Farfugliai. Eppure ero felice di rivederlo e sapere che era inginocchiato inanzi a me. E il suo viso mi sembrò dolcissimo.
"Sparisci per un infinità e quello che mi sai dire è questo?" Domandò con un espressione alquanto delusa tendente all'adirato. Si alzò ed entrò in casa sua.
Avevo appena perso quel piccolo appiglio che aveva dato vita alla mia forte decisione di tornare indietro e costruire qualcosa di nuovo coi resti della vecchia me.
Poi un barlume di speranza riemerse dal dimenticatoio come una mano scheletrica sporgente da chilometri di terra umida.
Oliver tornò con delle buste di carta bianca in mano e si sedette accanto alla mia disperazione.
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Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017
FanfictionOliver Sykes è un ragazzo Inglese dalla vita molto breve, ma intensa. Intento a vivere solo 27 anni della sua vita, un giorno, si troverà a decidere se suicidarsi come prestabilito il giorno del suo ventisettesimo compleanno o seguire il suo cuore c...