Mi sentivo davvero male per quello che stavo vedendo, nonché vivendo. La vista di Carter nel mio letto in quelle condizioni mi faceva rabbrividire. Al solo pensiero che dieci minuti prima stavamo ridendo e scherzando prima di addormentarci mi faceva salire un certo senso di rabbia. Stava andando tutto bene, poi l'astinenza rovinò tutto quanto. Non dovevo deprimermi, bensì cercare di influirle sicurezza per farla uscire da quello stato di panico e convulsioni continue.
Rientrai in casa più combattivo di prima, raggiunsi il piano superiore e mi sedetti accanto a lei. Le carezzai la guancia imperlata di sudore e cercai di abbozzare un sorriso in mezzo alle lacrime che resero i miei occhi lucidi. Era davvero orrendo vederla così, ma l'avrei curata io. Non volevo che me la portassero via un altra volta. Forse il mio era egoismo...Stavo mettendo un mio capriccio davanti alla sua salute, ma avrebbe combattuto la dipendenza anche in questo modo."Hey, piccola...Sta tranquilla, ci sono qui io" Affermai con voce rotta dalla disperazione. Non avrei retto molto nel vederla stare male. Dovevo soltato dire a me stesso che la giusta soluzione non era darle dell'altra droga. Il dolore che stava provando era "giusto". Strinsi i denti e mi coricai accanto a lei, alle sue convunsioni. La abbracciai per cercare di tenerla ferma, ma in seguito ebbi paura che le prendesse un attacco di panico per la costrizione.
Non volevo immettere nel suo corpo delle altre schifezze, ma non riuscivo a vederla così. No. Mi ricordai delle soluzioni che mi avevano somministrato quando venne anche il mio turno di astinenza.
La casa era pressoché vuota, priva di qualsiasi ingrediente che mi sarebbe servito.Le promisi che sarei tornato presto e con il cuore stretto in una morsa dolorante, mi allontanai sgommando. Feci il più veloce possibile passando da una farmacia all'altra.
Il miscuglio che avrei preparato faceva salire i conati di vomito, ma era sempre meglio di soffrire per giorni interi, tra sudore e attacchi di panico continui.
Entrai in casa e mi fiondai al piano superiore. La guardai mentre poggiavo gli ingredienti sul comodino. I suoi occhi così gonfi e stanchi la rendevano quasi irriconoscibile.
"Oli..." Soffiò allungando una mano in mia direzione. Un lieve sorriso le fiorì sulle labbra. Le strinsi la mano e seguii il suo movimento; voleva che mi avvicinassi. Era rigida come un pezzo di legno. Molto probabilmente stava contenendo le sue convulsioni meglio che poteva. Sudava ancora molto.
Allungò anche l'altra mano e d'istinto ci abbracciammo. Fu una cosa incontrollata: successe e basta. Stava così male che ne percepivo solo metà della sua sofferenza."Vieni a fare un bel bagno caldo, dai... Così ti prendi questa roba e starai meglio"
Guardai l'orario e mi resi conto che erano le tre di notte. Ero stato persino fortunato ad aver trovato delle farmacie di turno in centro...
"Oli, dormi, non ti preoccupare per me. Starò bene domani mattina"
Scossi la testa e mi alzai in piedi. Questo animo magnanimo che le stava crescendo nei miei confronti mi faceva piacere, ma non era il momento di metterlo in pratica.
La aiutai ad alzarsi e pian piano le preparai la vasca. Lei sedeva sulla tazza ad aspettare che io finissi, con quella carnagione pallida e le occhiaie che parlavano da sole. I capelli raccolti in una crocchia disordinata e i vestiti bagnati di sudore. Non aveva alcun cambio con sé, così feci la prima cosa che mi venne in mente, la più giusta. Mi voltai mentre si toglieva gli indumenti e ne lavavo col sapone uno ad uno. Tenne l'intimo addosso e ne fui un po' deluso, ma allo stesso tempo sollevato. Non volevo bruciare le tappe troppo in fretta.Le diedi una mano ad immergersi nella schiuma e mi misi a preparare l'intruglio da fare bere.
Respirò profondamente e il suo viso sembrò rilassarsi. Lo vidi con la coda dell'occhio mentre stendevo sul calorifero i vestiti lavati, subito dopo aver finito la strana bevanda.
"È metadone quella roba che stai maneggiando?"
Mi domandò con un filo di voce. Era abbastanza da rimbombare nelle pareti del bagno.
"No, Carter, è molto rischioso darti anche quello...Potresti diventare dipendente anche dal metadone...Che è solo una sostituzione dell'eroina, alla fine"
"Come fai a saperlo?" Chiese guardandomi negli occhi. Mi sedetti sul bordo della vasca e sorrisi guardando i bei lineamenti del suo viso che stava andando a scarnificarsi. Non dovevo permetterlo. Le sue pupile erano dilatate e sembrava che provasse del freddo."Hai freddo?" Annuì e le aggiunsi dell'acqua calda, anche se non serviva proprio a nulla farlo, era solo un appoggio psicologico. Bastava fargli credere che ci fosse più calore.
"Non mi sono mai fatto di eroina se è questo il pensiero che ti sta affliggendo ora"
I suoi nervi iniziarono a incresparsi e le lacrime le spuntarono dagli occhi chiusi. Era normale quello che stava provando, ma dovevo aiutarla come nessun altro aveva aiutato me. Desideravo fortemente che qualcuno mi stesse accanto quando stavo così, e siccome nessuno c'era, ora c'ero io per lei. Per quanto stronzo potessi risultare... Forse non lo ero.Poggiai il bicchiere sul bordo della vasca ed iniziai a spogliarmi. Lei non capiva un granché di quello che stavo facendo, era solo immersa tra una lacrima disperata e l'altra. Mi sistemai dietro di lei. Tentennò nel doversi appoggiare al mio petto, ma la accompagnai rassicurandola. Sarebbe andato tutto per il meglio. Questo dovevo influirle.
"Bevi questo, Carter" La intimai. Nel fare il primo sorso le venne da sputarlo ovunque, ma poi le diedi coraggio e lo bevve tutto quanto.
"È una soluzione che ti permetterà di combattere il senso di vomito e altre cose che ti senti durante un influenza"
Non mi stette nemmeno a sentire. Si rannicchiò su di me e respirò profondamente tra uno sbadiglio e l'altro. Avevo sentito di questa cosa degli sbadigli, ma credevo fosse una leggenda...O magari era solamente stanca."Starai bene"
"Lo spero...perchè altrimenti dovrai lasciare che prenda una decisione definitiva per me stessa"
Le accarezzai le braccia. Non si aspettava così tanto affetto, anche se non era così tanto come credevo... Non si trattava di un bacio, ma una carezza... Eppure non si aspettava neanche quella. Si irrigidì quando sentì dei movimenti da parte mia, ma poi si calmò e se le godette tutte quante, le coccole.
"Non dire cazzate... So che stai combattendo duramente in questo momento"
"Oli, la mia vita sta facendo davvero schifo... Droga, delusioni, scelte sbagliate, volevo cantare e avere una band e sono ginita a fare la spogliarellista e non solo... Non farmi continuare a descrivere. Un ragazzo morto nella mia piscina, mio padre è morto, sono stata la seconda scelta di Quinn e ora l'astinenza dopo una già passata riabilitazione. Ah, e non dimentichiamoci di quella volta che ho tentato il suicidio con te"
"Quella volta è stato anche mio l'errore" Affermai deciso, ma non lo pensavo davvero. Volevo solo darle forza. In realtà quella voglia di farla finita ce l'avevo ancora dentro da anni a quella parte. Non potevo dirgli che la sua vita era fantastica, ma potevo assicurargli che la mia era alla pari della sua. Mi sentivo così male nel pensare che avevo un altra donna a casa...Mi dispiaceva anche solo pensare che il suo corpo fosse stato toccato tanto da altri uomini che non erano me. Toccato e abusato di qualsiasi perversione schifosa. Era anche colpa mia...Sopratutto, forse. Avrei dovuto cercarla e tenerla accanto a me, sapendola tanto vulnerabile.
Tutti quei pensieri stavano scivolando via da me, come dal corpo di Carter che, man mano, immaginavo si ripulisse con l'acqua da tutti quei tocchi sporchi che aveva subito.
La abbracciavo stretta e sentivo i suoi mugugni disperati al limite del pianto.
"Io...So che è troppo presto per dire quello che sto per dire e per dargli vita, ma Carter, sei una ragazza davvero speciale, molto speciale e presto te ne accorgerai con i tuoi stessi occhi; con le tue stesse forze"
"Oliver...Tu mi stai comunicando qualcosa di molto forte, lo sai?"
Mi chiese retorica. Il suo cuore batteva più forte; lo sentivo attraverso le braccia che le premevano lo sterno."Ho capito cosa intendi dire...E non dirlo fin quando arriverà il momento adatto, perchè arriverà, Oli... Ne sono quasi sicura"
Affermò posando la testa sul bordo della vasca. Non potei resistere e mi chinai per poggiarci un innocente bacio sulla tempia. Mi sentii più libero, da una parte. Un sorriso sornione mi spuntò sul viso, ma un altra parte di me continuava a ricordarmi che Hannah esisteva ancora ed era viva e vegeta... E le avevo detto una bugia per stare con un altra donna.
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Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017
Fiksi PenggemarOliver Sykes è un ragazzo Inglese dalla vita molto breve, ma intensa. Intento a vivere solo 27 anni della sua vita, un giorno, si troverà a decidere se suicidarsi come prestabilito il giorno del suo ventisettesimo compleanno o seguire il suo cuore c...