47. My Head is Hunting me

434 31 5
                                    

La casa era qualcosa di stupendo solamente guardandola dall'esterno. Molto Modena. Gigantesca. Quasi mi domandavo se ci vivesse da solo.
Ergeva su una collina abbastanza isolata; senza la macchina non si sarebbe mai arrivati in centro città.
Ficcò malamente l'auto nel lungo vialetto in salita e si diresse all'ingresso per farmi perlustrare quella punta di diamante d' edificio. Antistante alla facciata principale si piazzava una piscina di notevoli dimensioni. Il retro era pieno zeppo di biciclette che sarebbero state utili in caso sarei dovuta andare in centro.
Ogni stanza era sorprendentemente enorme. Mi sarei persa, da sola, in quella casa, quindi gli chiesi quello che mi passava per la testa.

"Quindi, vivremo qui?" Feci un giro veloce col corpo, a braccia aperte. Il sorriso stampato sul viso incredulo.
Oli si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo, dolente.
"In realtà, questa è una delle mie case, ma come vedi non ci vivo. È lontana da qualsiasi cosa si muova. Pensavo di donarla a te e... Mi sembra presto per decidere di convivere, non credi? Insomma... Tu stessa hai detto che vuoi del tempo per sapere se fidarti di me oppure no"
Annuii comprensiva. Mi avvicinai lentamente a lui per potergli parlare meglio. Stavo rimanendo sempre più sorpresa dalle sue parole ponderate.
"Ohw, capito... Quindi mi barrichi qui; lontanta dal resto del mondo per tenermi solo per te. Hai paura che qualcuno mi porti via? Che mi rapisca?" Somministrai ironia a cucchiai.
Oli non diede segno di divertimento. Prese quelle parole molto sul serio, forse. Mi spaventai della sua espressione così seria, così mi irrigidii inevitabilmente.

"Qualcuno ti ha già portata lontana da me. E persino le droghe lo hanno fatto. Si, forse ho un po' paura che ti accada qualcosa, di nuovo. Preferisco tenerti al sicuro, ma non lo vedo come un grosso problema"
Ebbi l'impulso implacabile di saltargli al collo per poterlo abbracciare forte, ma mi sembrava così strano farlo... Non diedi retta alle mie paranoie e lo feci, per una volta. Lo strinsi a me. Lui non capiva cosa stessi facendo, ma poi ricambiò lentamente, senza quasi farsi sentire. Poggiò anche la testa sulla mia spalla. Poteva permetterselo, dato che era più alto di me...Lo era sempre stato, così alto e adesso anche imponente, con quelle spalle che trapelavano sicurezza e protezione.
"Grazie, Oli" Sbiascicai emozionata.
"Grazie a te...Dolcezza. Mi hai smosso qualcosa di strano dentro. Sei stata l'unica a farlo e ti devo proteggere da qualsiasi forma di dolore, che sia fisico o psicologico"
Mi aveva commossa dicendo quelle carinerie mai sentite prima. Nessuno aveva mai detto quelle cose tanto da farmi piangere. Amavo come mi stava facendo sentire unica, ma avevo paura di trovare la magagna in tutto questo sogno. Per un attimo pensai di star sognando.

"Voglio capire cosa ti è successo fin ora, però" Disse.
"Anche io, in realtà" Ammisi.
Dopo aver aperto e areato la casa, o almeno il salotto, ci sedemmo per raccontarci il dovuto.
"Insomma...In tutto questo, Carter, mi hai appena riassunto di aver buttato un tuo cliente morto nella tua piscina e di aver avuto così tanti soldi da poterti permettere una casa come questa...Ora la domanda è: perché ti sei sorpresa di questa villa allora? Sarà stata pressoché identica" Sentenziò.
"Oli...Sono arrivata a farmi di eroina...Non so nemmeno come io riesca a stare tutto questo tempo senza sfasare e sentirne la mancanza. Non capivo niente: ero sempre sotto l'effetto di qualche merda alcolica o droga..."
Sembrò essersi dimenticato di questo piccolo problema che mi stava affliggendo, o meglio, che mi avrebbe afflitto a breve.

"Cazzo...Cazzo, cazzo, cazzo" Lo calmai e chiesi cosa avesse.
"Non puoi stare qui da sola con le crisi d'astinenza da quello schifo. Non posso lasciarti sola" Era visibilmente preoccupato.
"Sto bene, come vedi...Forse non ne soffrirò così tanto come pensiamo"
"È impossibile, Carter. Se ti sei fatta così tante volte come dici...È impossibile"
"Resta con me, allora" Mi alzai e fermai il suo avanti-indietro morboso. Mi sorrise tirato.
"Aspettavo solo di sentire uscire dalla tua bocca questa frase stupenda. Vuoi che resti con te. Ma lo vuoi davvero, oppure lo fai solo per tenermi tranquillo?"
"Hey, non ero io quella che faceva tante domande ed era piena di paranoie, Sykes?"
La buttai sul ridere o ne saremmo usciti male, molto male. Non che volessi accontentarlo e basta volendolo con me, ma di paranoica c'ero già io e bastavo ed avanzavo.

"Lasciami fare solo una telefonata..." Tentennò a dire con la sua 's' un po' strana, quella che mi piaceva tanto. Annuii carinamente e rimasi seduta sul divano mentre lui si dirigeva all'esterno.
Non mi sembrò corretto andare a sentire cosa diceva dall'altro capo del telefono, quindi rimasi nel mio brodo. Non potevo risultare gelosa, dato che nemmeno stavo con lui e non volevo risultare un ossessiva possessiva, proprio come mi sentivo.

Oliver's pov

Mi allontanai il più possibile per riuscire a comunicare in tranquillità con chi mi serviva. Mi sentivo agitato e non poco. Tremavo solo al pensiero di ciò che stavo facendo e dei sentimenti che si stavano facendo più forti e contrastanti, dentro di me.
"Hannah...Hey, ciao" Il mio tono doveva sembrare normale, il solito di cui si lamentano tutti di sentire.
"Ciao, tesoro, dimmi tutto! Ti stiamo aspettando tutti qui a casa per il party, te ne sei ricordato, vero?" Avevo altri pensieri per la testa, al posto di pensare alla festa di inaugurazione dello studio di tatuaggi che possedeva lei, da poco.
"Ecco...Ci sono stati dei problemi e devo trattenermi in studio di registrazione per più tempo...Lo sai, la musica è la mia vita, la mia salvezza" Condii tutto quanto con della vera passione per la musica.
"Certo, amore mio, ti capisco. Credo che anche gli altri lo faranno senza problemi. Quanto ti tratterrai?"
"Immagino...Fino a domani...È successo un casino con una traccia cancellata per metà e dobbiamo risolvere questo problema imminentemente. Scusati da parte mia con gli invitati al party"
"Ma certo" Ricevetti come risposta definitiva, prima di terminare la chiamata.

Rimasi per un attimo a girarmi il telefono tra le mani, fissandolo. Sapevo cosa stavo facendo? Certo. Ne ero consapevole.
Mi sentivo così sicuro di me? No. Per niente.
La situazione era la seguente: volevo che Carter facesse parte del mio passato, e chi più di un altra donna può rimpiazzare quella passata! Ma non fu così... A breve sarebbe uscito il nuovo album con la voce di questa Hannah all'interno di una traccia molto importante per me.
Hannah era la compagna che mi ero scelto per cercare di dimenticare Carter. Funzionava per un po' di tempo, ma non per tutto quanto. Mi sentivo così cocciuto nel volere una storia con la ragazza che stava in casa mia in quel momento, da illuderne un altra e tenerla in un altra, di casa.
Se casa è dove si trova il cuore, avevo sbagliato a piazzarlo con Hannah, o forse avevo sbagliato a chiamare casa Hannah.
Era così simile a me da farmi venire il rigetto, Hannah. Ricoperta di tattoo, passioni abbastanza macabre, non mangiava carne...Era molto bella, ma Carter lo era a modo suo. Aveva quella bellezza particolare che solo chi ha buon occhio può scrutare per bene. Quinn ci aveva visto lungo, per esempio.

Insomma...C'era un grosso problema da risolvere, ma era ancora troppo presto. Prima o poi sarebbe venuto fuori il nodo al pettine e i conti sarebbero stati saldati per tempo. Non potevo mettere i piedi in due scarpe; non era corretto. Sopratutto perché Quinn aveva fatto la stessa cosa con Carter e non meritava di soffrire ancora.
La guardai dalla finestra. Stava sul divano a guardarsi intorno, le mani coperte dalla felpa nera e quella carnagione pallida che faceva contrasto col nero.
Mi venne da pensare solamente a: 'bella'.
Mi piaceva molto persino come si atteggiava quando era felice e serena. Sciolta e disinvolta. Mi piaceva e forse non solo mi piaeva...Ma era troppo presto per dire di esserne innamorato. O forse non volevo ammetterlo. Non ne avevo idea. La confusione mi stava uccidendo dentro.
Mi piaceva persino nel momento in cui mi beccò a guardarla dalla finestra e divenne tutta rossa in viso, coprendoselo e facendo poi finta di guardare altrove. Ormai le avevo comunicato un palese messaggio: mi interessava e non poco.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora