Hands on me

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《 Mamma,che ci fai qui? 》Chiesi alla donna che mi aveva cresciuto davanti a me. Non potevo crederci; si è ripresentata dopo quindici anni e ha anche il coraggio di venire a casa mia. Non riesco a perdonarla. Ha mentito ad Ariana,il mio tesoro,e non posso permetterlo. Quando sentì la mia voce,una lacrima rigò la sua guancia destra e si mise una ciocca di capelli bianchi dietro l'orecchio.

《 Tesoro... 》Disse con voce roca e spezzata dal pianto,tentò di accarezzarmi una guancia ma io mi scansai velocemente. Sapevo di stare sbagliando per la millesima volta,sapevo di star ferendo un'altra volta una delle persone che amo più di me stesso,ma non riesco a smettere. Lei abbassò lo sguardo,mortificata e si asciugò con un gesto veloce della mano la lacrima che le era caduta poco prima.

《 Posso entrare? 》Mi chiese,sperando che la mia futura risposta fosse un sì ma io scossi la testa,guardandola. Lei annuì debolmente. Non volevo che conoscesse mia figlia,non volevo assolutamente. Non le avevo ancora raccontato praticamente che lei ci aveva mandati via.

《 No e mi dispiace. Avresti dovuto comportarti...meglio 》Le dissi,guardandola negli occhi e dopo spostai lo sguardo al di là della porta,per vedere se Eleonora aveva sentito la nostra conversazione.

《 Non potete non farmi vedere mia nipote,voglio vederla. Adesso 》Urlò alla fine della frase e io trasalì per lo spavento,perché non avevo mai visto mia mamma urlare così.

《 Tu non la vedrai mai,questione chiusa 》Urlai con tutto il fiato che avevo in gola,cercando di chiudere la porta. Ovviamente,fu impossibile perché lei aveva messo un piede fra la porta e il suo stipite.

《 Papà... 》Disse una voce dolce e melodiosa,anche se impastata per il sonno. Mi girai verso l'interno della casa,sentendo lo sguardo di mia madre bruciarmi la pelle,e vidi Eleonora che si grattava l'occhio come una bambina piccola. Aveva ancora le trecce che le avevo fatto in bagno.

《 Tesoro,vai a letto. Arrivo fra dieci minuti 》Le dissi dolcemente. Non volevo rivelare il suo vero nome a mia madre,perché ero sicurissimo che non lo sapesse.

《 Si,ti volevo solo dire che mi gira un po' la testa 》Disse,barcollando un po' e io corsi verso di lei,prendendola in braccio e sdraiandola nel divano,prima che potesse cadere. Le spostai le trecce dalle spalle e le presi il polso,controllandole la pressione. Mia mamma venne velocemente verso di me e la fulminai con lo sguardo,mimandole con le labbra di andarsene. Rimase stupefatta,vedendo Eleonora.

《 Ti renderò la vita un inferno,Bieber. 》Disse con tono duro e freddo come non aveva mai fatto e quando sentì la porta sbattere violentemente,capì che se n'era andata. Sospirai e ritornai ad ascoltare i battiti di Eleonora che erano molto veloci. La vidi asciugarsi le lacrime con la mano libera e sistemarsi meglio nel divano,mugolando. Andai in cucina velocemente. Di sicuro aveva fatto uno dei suoi incubi e adesso la febbre sarà arrivata a quaranta. Presi un panno e lo bagnai con dell'acqua fredda,per poi andare verso di lei e metterglielo in fronte. Sospirò di sollievo quando sentì il gelo a contatto con la sua pelle e mi prese la mano,che io strinsi forte.

《 Ti senti meglio,adesso? 》Le chiesi premurosamente. Lei scosse debolmente la testa e io avevo una sola soluzione in mente. Le medicine. Sapevo che le odiava,ma non posso farci niente,non può avere la febbre a quaranta e stare così male. Le lasciai la mano che avevo stretto e la misi sulla sua fronte,in modo che tenesse il panno. Andai di nuovo in cucina e aprì lo sportello vicino al frigorifero,dove di solito c'erano i farmaci. Presi una bustina di antibiotico e la versai in un bicchiere di vetro,per poi versare dell'acqua naturale e mescolare con un cucchiaio. Andai da lei che nel frattempo aveva chiuso gli occhi e li riaprì quando mi sentì accanto a lei. Li sgranò quando vide il bicchiere e mi guardò con sguardo sospetto.

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Feci un po' di fatica a farle bere quell'acqua ma alla fine ce l'ho fatta. Come sempre. Ariana è arrivata qualche ora fa e,quando le ho detto cosa era successo ad Eleonora,ha cominciato a sbraitare di brutto. Voleva anche chiamare la polizia ma io la fermai in tempo,ricordandole che noi tre eravamo dei personaggi famosi e,se si fosse scoperta questa cosa,sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.

《 Non ti rendi conto,Justin. Eleonora è stata stuprata! 》Mi urlò contro,agitando nervosamente le mani. Camminava avanti e indietro per la cucina,intenta a preparare qualcosa che nemmeno io sapevo.

《 Lo so e cazzo,ti giuro che gliela farò pagare cara a quel bastardo! 》Urlai di rimando,stufo di risentire sempre le stesse cose. Mi passai una mano fra i capelli e bevvi un bicchiere d'acqua,alludendo che potesse farmi calmare almeno un pochino.

《 Non puoi essere così indifferente a tutta questa questione. Eleonora ha paura,ti rendi conto? Di te,di me,di tutti! Ci manca poco che non esca più con Gigi. 》Urlò ancora e non so cosa mi passò per il cervello,ma le tirai un forte schiaffo in pieno viso,facendola piangere forte davanti a me. Sgranai gli occhi quando mi accorsi che cosa avevo combinato,non volevo ferirla. Non era la prima volta che la menavo,non avevo ancora smesso di picchiarla. Mi si strinse il cuore vedere Ariana massaggiarsi la guancia rossa e fare una smorfia di dolore,continuando a piangere.

Ariana's POV

Non smettevo di piangere. Mi aveva ancora menato,per la millesima volta. Non ce la facevo più,odiavo farmi vedere così debole da lui ma non trovavo il coraggio di dirgliene quattro,perché ero troppo innamorata di lui. Mi aveva subito stregato con quegli occhi color caramello,con quegli addominali e pettorali così scolpiti e con i suoi tatuaggi,di cui ancora non avevo capito il significato. Justin tentò di accarezzarmi una guancia ma io mi scansai,correndo in camera nostra. Mi buttai sul letto e strinsi il cuscino,sporcandolo sicuramente di mascara e piansi. Piangere era il mio unico modo per sfogarmi. Sentì il letto abbassarsi sotto il peso di qualcuno ma non ci volle molto per capire che quella persona era Justin.

《 Scusami,non volevo. 》Mi disse mortificato,cominciando ad accarezzarmi la testa. Non voleva,non voleva,non voleva. Adesso basta con le sue scuse! Non gli dispiace affatto picchiarmi,anzi,sembra fargli piacere vedermi soffrire. Quindici anni fa mi aveva promesso che non mi picchiava più,ma ovviamente ho imparato che le promesse non vengono mantenute mai. Nemmeno se te le fanno le persone che a te stanno più a cuore. Tutti cercano di distruggerti,tutti cercano di farti annegare nel dolore. Ricordatevelo.

《 Si si,certo... 》Dissi ironicamente,guadagnandomi un suo sospiro di sconforto e frustrazione. Mi toccai la guancia che era ancora calda e decisi di andare in bagno a sciacquarmi la faccia e a togliermi il trucco troppo marcato che avevo usato per il concerto. Ovviamente,Justin mi seguì. Mi sciacquai la faccia con acqua fredda e con una salvietta mi pulì gli occhi. Risciacquai di nuovo la faccia e mi asciugai con un asciugamano. Sentì delle dita intorno al mio polso e guardai Justin che a sua volta faceva lo stesso. Potevo leggere il dolore nei suoi occhi,forse si era veramente pentito di avermi dato uno schiaffo. D'istinto,lo abbracciai e lui subito mi avvolse con le sue braccia. Respirai il suo odore che sapeva di fumo e menta messi insieme,mentre lui mi accarezzava la schiena.

《 Sono una cattiva madre 》Mormorai nel suo petto e lo sentì scuotere la testa e sciogliere l'abbraccio. Odiava sentirmelo dire ma era la verità,non sapevo capire alla perfezione mia figlia,come del resto le altre madri fanno. Non trovavo nessuna soluzione ai suoi problemi,non trovavo una spiegazione a quello che l'era capitato. Pensavo che Dylan fosse un tipo apposto,per questo la facevo uscire con lui quasi sempre ma lei non mi aveva mai rivelato quello che le faceva. Quando Justin me l'aveva detto,mi è crollato il mondo addosso,mi ero sentita inutile. In fondo,lo sono.

《 Non lo sei 》Mi disse ma io scossi la testa,asciugandomi le lacrime agli occhi e uscendo dal bagno. Ritornai in cucina a preparare la cena per me,visto che non avevo ancora mangiato. Volevo pensare ad altro,ma non ci riuscivo. Nella mia testa c'era solo la parola "inutilità".

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