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A/N: Vi prego di leggere qui, prima di lasciarvi al capitolo, è importante. Volevo dirvi che ho iniziato a pubblicare una nuova traduzione, si chiama Ambivalence ed è su Ashton, la trovate sul mio profilo. E' una storia che io ho amato tanto e spero che piaccia anche a voi, se vorrete leggerla. Ora vi lascio al capitolo, godetevelo.

Baci, Marta

Andy Waters.

Mi stava guardando arrabbiato. Diavolo, ero arrabbiata anche io, ma volevo piangere per tutto. Avevo fatto passare qualche settimana prima di incontrarlo. Non doveva essere lui quello arrabbiato.

"Sono così incazzato con te --"

"Non rimproverarmi, Calum Hood." Sbottai. "Hai abusato di me con le parole e mi hai fatto male, lo capisci? Una cosa è essere sinceri e un'altra è essere abusivi verbalmente." Gli dissi. "Non puoi trattarmi così. Non ti permetterò di trattarmi così."

Mi alzai e andai verso di lui, sedendomi sulle sue gambe.

"Sono sottomessa, non senza spina dorsale." Lui mi guardò curioso. "E so che avrei dovuto far terminare il contratto non appena hai iniziato a parlarmi così, ma non l'ho fatto. Dio sa perché non me ne sono andata."

"Mi dispiace." Sospirò, unì le labbra tra di loro mentre io passavo le dita tra i suoi capelli. "Ero così arrabbiato perché non sono abituato a qualcuno che vuole stare vicino a me."

Io sorrisi in modo triste. "Beh, Calum Hood." Sussurrai, sollevando la testa per guardarlo. "Questa stronza senza cuore vuole stare vicino a te. Non i tuoi soldi, non le macchine costose o i vestiti, ma te. Tu e i tuoi capelli in disordine e il piccolo neo che hai sulla spalla e il tuo fantastico pacco."

Calum rise e mi baciò, le sue labbra si muovevano gentilmente contro le mie. Si era assicurato che la porta del suo ufficio fossero chiuse, le sue mani scivolarono sul mio sedere mentre lui si alzava e mi portava sul divano. Non mi fece stendere, non continuammo neanche a baciarci.

Mi strinse a se. E io lo strinsi a me. Non era una cosa romantica. Era una cosa da umani.

Dopo tutto, era quello che eravamo. Umani. Eravamo solo umani.

E volevamo amare ed evitare di soffrire, ed evitare il fatto che stavamo cadendo nel vuoto che era diventato grande e inevitabile perché avevamo ignorato la vita che ci passava accanto. La vita che noi avevamo guardato invece che vivere.

"Andiamo a pattinare sul ghiaccio." Sussurrai, alzandomi. "Andiamo. Andiamo a prendere Suki da scuola."

"Adesso?" Chiese Calum, divertimento nei suoi occhi.

"Proprio adesso, Mr. Hood." Sussurrai, prendendo la sua mano non appena si alzò. "E se sarai bravo potrai avere un bacio."

"Solo se sarò bravo?" Chiese, sorridendo mentre uscivamo. Volevo allontanare la mano, ma lui mi spinse solo più vicino, intrecciando le nostre dita.

"Calum --"

"Sto tenendo la tua mano e non smetterò di farlo solo per salvarci dalle domande." Sussurrò, sollevandomi il mento. "Quello che facciamo sono affari nostri, non di tutti."

Mi mordicchiai il labbro e annuì, guardando lui che cancellava i suoi appuntamenti della giornata prima di uscire sotto la neve. Era adorabile con il suo cappotto e la sciarpa, la mia mano guantata nella tasca del suo cappotto mentre andavamo verso la macchina.

Lui era felice, potevo dirlo.

****

Suki era bravissima a pattinare. Proprio come me. Calum, d'altro canto, aveva paura anche solo a fare un passo sul ghiaccio. Mi circondò con le braccia per paura di cadere.

Mr. Hood } c.t.h traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora