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Calum Hood.

Lei era assolutamente bellissima. Io ero di parte visto che era la mia fidanzata e l'amore della mia vita, ma non potevo fare a meno di ammirare tutto quello che faceva. Adesso era come se tutto quello che riuscivo a fare era guardare la sua pancia e notare come lei se la accarezzava spensierata mentre lavorava ai disegni di vestiti davanti a lei. Anche se si lamentava di avere la piccola pancia sapevo che la amava.

"Cal?" Voltai la testa e le prestai la mia attenzione. Il che era divertente perché era lei quella distratta. "Stai bene? Sembri un po' distante."

"Sto bene." Le assicurai e girai le pagine che stavo guardando. Lei annuì e si spostò i capelli dalla spalla. "Hai bisogno di qualcosa?"

"Sono solo un po' affamata, ma mi alzerò adesso per preparare la cena." Disse e incrociò le gambe per posare il raccoglitore sulla sua pancia.

Era una conversazione così casuale ed ero grato del fatto che potevamo avere queste conversazioni. I suoi occhi erano concentrati sui disegni davanti a lei, ma c'era qualcos'altro che le annebbiava la mente.

"Andrea." La bellezza sollevò la testa, occhi marroni mi guardarono. "C'è qualcos'altro che vorresti dirmi? Sai che non mi arrabbierò."

"Non ho paura che ti arrabbierai, è solo che la settimana della moda è a Milano e io non voglio andare, ma ci devo essere--"

"Okay." Unì le labbra tra di loro. "Funziona per entrambi, tranne per Suki che dovrà rimanere con i miei genitori. Non le piace perdere la scuola."

Andrea allontanò il raccoglitore e venne verso di me. Io lanciai i documenti che stavo guardando sul tavolino da caffè. Andrea si mise a sedere sulle mie gambe e posò la testa sulla mia spalla, la sua piccola mano prese la mia.

"Mi sento sempre male quando la lasciamo indietro."

"Lei capisce." Le assicurai. "Dobbiamo solo ricordarci di portarle qualcosa al ritorno."

"Stavo pensando." Iniziò a dire Andrea. "Che potremmo prenderle un animale. Voglio dire, dice sempre quanto vorrebbe un gatto e--"

"No, assolutamente no." Andrea si accigliò, mettendo il broncio. "Non siamo abbastanza a casa per un animale e neanche Suki. Finirà con il morire o scappare."

"Ma io posso lavorare da casa e, nonostante tu dica che non puoi, puoi davvero." Mi ricordò Andrea. "Saremo a casa tutto il tempo o--"

"Gesù." Risi e le baciai la fronte. "Andremo prima di partire per Milano, che sarà quando?"

"Tra una settimana." Si alzò e sorrise. "Hai bisogno di qualcosa, Mr. Hood?"

"Solo te, Miss Waters." Le dissi e la guardai mentre sorrideva, le sue mani afferrarono il bordo della sua maglietta.

Lo amavo. Il modo in cui passavamo dal parlare a giocare con i corpi l'uno dell'altra. I suoi occhi si posarono su di me, con la parte superiore del corpo nuda che attraeva il mio sguardo mentre lei continuava ad avvicinarsi. Volevo divorare ogni parte di lei, prenderla e tenerla sotto di me per quanto me l'avrebbe permesso.

Lei si mise di nuovo su di me, attaccando le labbra alle mie. Mi feci invadere dall'euforia, le sue dita mi accarezzarono i capelli. Gemetti, le sue labbra si spostarono sul mio collo mentre mi sbottonava i pantaloni.

La vista di lei così dominante e in controllo mi fece perdere il controllo. Il suo corpo si mosse per mettersi tra le mie gambe e le sue mani si misero a giocare con il mio pene. Lentamente mi sfilò i boxer. Prese il mio pene tra le mani, mi baciò tutta la lunghezza mentre muoveva la mano su e giù.

"Così, tesoro?" La sua voce era roca, seduttrice anche se mi aveva già nel palmo della sua mano.

Tutto quello che potevo fare era annuire e piegare la testa indietro.

"Contatto visivo, Mr. Hood, devi sempre tenere i tuoi occhi su di me." Ripetè le mie parole, la sua voce mi fece venir voglia di venire sulla sua mano. "Mentre vieni nella mia bocca voglio che mi guardi. Voglio vederti."

Io gemetti, lei mi leccò l'erezione. I suoi occhi erano fissi nei miei prima che mi prendesse in bocca. Cercò di mantenere il contatto visivo con me, ma chiuse gli occhi non appena mi prese completamente in bocca.

"Oh mio dio." Serrai la mascella e mi aggrappai ai braccioli della sedia. Andrea si allontanò e fece un respiro profondo prima di tornare a chiudere la bocca intorno al mio pene prima che io mi trovassi praticamente ad urlare il suo nome mentre lei deglutiva tutto quello che le davo.

Quando lei si mise a sedere, asciugandosi la bocca, io non volevo far altro che baciarla, ma lei mi spinse via gentilmente.

"Sono così nauseata." Mormorò all'improvviso. "Tipo, so di voler vomitare e finirò con il farlo, ma adesso ho solo questa orribile sensazione."

Sospirai e la avvicinai a me, (dopo essermi rimesso i pantaloni, ovviamente). Lei mi prese il viso tra le mani e si mordicchiò il labbro.

"Diventerò così grossa e aumenterò di venti chili o anche trenta durante la gravidanza." Io sospirai, mordendomi il labbro. "Mi amerai allora?"

"Certo, anche quando penserai di essere grossa ti amerò." Le dissi, accarezzandole un guancia.

"Anche quando ti urlerò contro un minuto e piangerò il minuto dopo?" I suoi occhi erano pieni di lacrime, il suo labbro inferiore tremò mentre posava la fronte contro la mia.

La baciai gentilmente, le mie mani si posarono sul suo collo mentre lei ricambiava il bacio. Le accarezzai la schiena. Andrea si strinse a me e allontanai la bocca dalla mia.

"Ti amerò anche allora." Le assicurai e le baciai la fronte.

****

Eravamo in silenzio, la sua testa era posata sulla mia pancia quando saltò su.

"Hai fatto una scoreggia." Disse e mi fece ridere perché l'avevo fatto ma non era stata ne rumorosa ne altro. "Gesù, Calum--qualcosa è fottutamente morto nel tuo culo."

E anche mentre continuavo a ridere rideva anche lei perché aveva fatto una scorreggia anche lei e, per qualche ragione, era la cosa più sexy del mondo. La baciai, posando la mano sulla sua nuca mentre continuavamo a ridere contro il soffice movimento delle nostre labbra.

"Penso che dobbiamo aprire la finestra." Le dissi, contraddicendomi quando la sistemai su di me. "O solo baciarci."

"O potresti toglierti i pantaloni e poi togliere i miei e--"

"Shh." Le dissi, baciandole il collo e sollevandole la maglietta. Andy sorrise.

Il suo sorriso--Gesù Cristo, la vista del suo sorriso era abbastanza per poter far piangere un uomo, ma mi fece venire voglia di vederla di nuovo per la prima volta e innamorarmi dell'arrabbiata maestra d'arte che voleva far diventare mia figlia una grande artista. Volevo vedere le sue sopracciglia corrucciate, le sue dita che giocavano con i suoi pennelli o anche le piccole macchie di cioccolato sul suo viso.

"Voglio innamorarmi di te ogni giorno." Non avrei dovuto dirlo ad alta voce, ma lei mi faceva provare e dire cose che non capivo finchè non la guardavo negli occhi e capivo che le parole che dicevo erano vere.

"Oh, Mr. Hood."Mi spostò gentilmente i capelli dal viso. I suoi occhi marroni guardarono i miei, brillanti e bellissimi mentre le sue labbra incontravano le mie.

"Hai solo un cuore irrevocabilmente romantico."

"Finchè tu sarai l'altra parte del mio cuore non ci vedo assolutamente niente di male."

Andy rimase in silenzio, l'unico suono veniva dalle nostre labbra. Le sue dita mi accarezzarono la pelle stanca, l'inchiostro sulle mie braccia vennero benedetti dalla dolcezza del suo tocco e la sensazione delle sue labbra era fantastica.

Era passione, quella passione che si era accesa tanto tempo fa, ma che sarebbe rimasta accesa finchè i nostri cuori avrebbero battuto.

"Mi piaci così." Sussurrò, la mia cintura cadde sul pavimento mentre lei mi baciava di nuovo. "Che ci porti insieme come una cosa sola--ti amo."

"Ti amo anche io, Andrea."

Mr. Hood } c.t.h traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora