Chapter Two.

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Come sempre alle sette di mattina precise mi dovetti alzare. Perché? Devo pur sempre andare a scuola, vi aspettavate che facessi lezioni private a casa, eh?

Mi lavai e vestì, poi scesi giù e presi una mela per la merenda. Salutai mio padre e mia madre, che non mi calcolarono molto. Ormai ero abituata a ciò e quindi non ne rimasi sorpresa.

-Ciao Theresa.- salutai la domestica che forse era l'unica con un cuore dentro quella casa. Lei mi sorrise e io uscì di casa.

L'autista di mio padre come ogni mattina mi aspettava in macchina, nel viale di casa mia. Entrai e dopo averlo salutato mise in moto l'auto.
In quei dieci minuti di tragitto facevo i pensieri più profondi, su come mi sentissi, molto spesso, una sconosciuta in quella casa. Su come sarebbe stata la mia vita se fossi nata in una famiglia diversa.

Purtroppo anche stavolta furono interrotti dalla frenata dell'autista, che stava ad annunciare che eravamo arrivati. Scesi dall'auto e mi diressi verso un muretto dove ero solita a sedermi prima dell'inizio delle lezioni.

La campanella suonò e come ogni mattina aspettai che quella mandria di bufali, o meglio conosciuti 'compagni di scuola', entrassero nell'istituto. Per poi entrare io.

Frequentavo il secondo anno in questa scuola, eppure non avevo neanche un'amica, e per 'amica' intendo una vera amica.

-Ciao Reb.- disse Carly sedendosi dietro di me. Lei era la mia 'migliore amica', ovviamente tra virgolette perché era diciamo 'costretta'. Era una ricca ragazzina figlia di papà, il quale era amico col mio e quindi era chiaro che noi due dovessimo essere migliori amiche.

-Ciao Carly.- dissi alzando gli occhi al cielo, tanto le davo le spalle, non se ne sarebbe accorta. Purtroppo non era l'unica che dovevo sopportare, c'erano anche Kate e Hanna.

Ed infatti parlando del diavolo...
-Hey Rebby.- dissero insieme sedendosi una alla mia sinistra e l'altra alla mia destra. Ma chi mi stanno accerchiando? Le salutai con un sorriso. Poi presi il libro con il quaderno di matematica.

-Buongiorno ragazzi.- disse il professore sorridendo a tutti. A differenza di come potreste pensare è un uomo piuttosto simpatico ed allegro, ma non per questo amo la sua materia.

Cominciò a spiegare un nuovo argomento e io presi appunti, non avrei potuto fare altro. Ormai era una routine prendere appunti, ma dovetti fermarmi sentendo la porta spalancarsi e quindi il professore si fermò.

-Scusi il ritardo.- disse un ragazzo procedendo a passo svelto verso un banco in seconda fila, l'unico rimasto. Poiché in quelli dietro c'erano i nulla facenti e non c'erano altri posti liberi.

Dire che rimasi incantata per cinque minuti è dire poco. Non so cosa mi avesse colpito maggiormente di lui, forse la sua figura slanciata, oppure i suoi occhi azzurri, o forse i suoi capelli. Era solamente a due file dopo di me e potevo guardarlo poiché era in diagonale, quindi non avevo la testa di qualcuno davanti.

-Rebecca, vuoi dirmi il risultato?- disse il professore capendo che non stavo seguendo. Quindi perché non sputtanarmi davanti a tutta la classe, compreso il ragazzo dagli occhi azzurri?

-Ehm... Radice di quattro fratto sette.- (è un risultato a random, quindi non so se esiste?) dissi e sembrò essere corretto perché lo scrisse sulla lavagna. Staccai gli occhi dall'insegnante per riportarli al ragazzo, e notai che mi stava fissando.
Credo che le mie gote divennero di un altro colore, perché sentì il calore espandersi sulle guance.

Mi regalò un sorrise e poi si rigirò. Per poco non svenni, ma il gomito mi scivolò dal banco facendomi quasi cadere dalla sedia. Per fortuna mi ricomposi subito e rise solamente quell'oca di Carly che era dietro di me.

La lezione finì ed io evitai di fare altre figuracce. Per la giornata una bastava ed avanzava.
Il resto delle ore si svolsero velocemente, anche se erano piuttosto noiose le materie. Prima di uscire andai a prendere dei libri che mi sarebbero serviti dentro all'armadietto.

-Quel maledetto compito di geografia, a cosa serve studiarla? Che poi chi ci vuole andare in Mozambico? Non che voglia fare la razzista però...- parlavo da sola, ma non appena mi girai dopo aver chiuso l'armadietto rincontrai quegli occhi azzurri.

-Ci starebbe bene però un bel viaggetto in Mozambico.- rise e per poco non divenni bordeaux. Due figuracce in un giorno, perché non posso essere normale?
Aprì la bocca per dire qualcosa ma ne uscì solamente un verso strozzato.

-Non credo di comprendere la tua lingua. Comunque io sono...-

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Heyyy! Questo era il secondo capitolo, come se non si fosse capito. Spero che vi sia piaciuto, se è così lasciate una stellina e un commentino, pls.
Byeee

Tough Love  ||Blake Gray Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora