Chapter Three.

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-Non credo di comprendere la tua lingua, comunque io sono Blake. Tu?- disse passandosi una mano tra i capelli, anche se alla fine non si erano spostati neanche di mezzo centimetro.
Tornando a noi, Rebecca adesso eviti di fare la solita figura di merda e rispondi. Tanto poi non vi vedrete mai più, anzi lui non ti vedrà mai più, o forse no, avete lo stesso corso di matematica di martedì.

-Rebecca.- risposi dopo qualche secondo di silenzio. Notai un piccolo sorriso farsi spazio sulle sue labbra. Di istinto sorriso anch'io. Con la differenza che lui sembrava ancora più bello, e io sembravo una stupratrice professionista. Nel frattempo il corridoio si era svuotato, visto che era finito l'orario scolastico.

-Beh Rebecca, ci vediamo in Mozambico.- disse andandosene. Passai i primi due minuti a metabolizzare quello che era appena accaduto. Dopo aver metabolizzato uscì di scuola saltellando come una demente.

Riuscì perfino ad avere un discorso più o meno lungo con l'autista di mio padre. Ovviamente gli parlavo di come fosse bella la vita, e di come il sole splendesse in cielo.
Aveva perso la moglie tre anni prima e la madre quando aveva solamente sedici anni, in più quel giorno sembrava volesse piovere.

Nonostante quel giorno non ne azzeccai una, rimasi lo stesso col sorriso sulle labbra. A pranzo mia madre mi chiese, come ogni volta, come fosse andata a scuola e, diversamente dal solito, le risposi 'magnificamente'. Ovviamente non chiese spiegazioni perché alla fine non gliene fregava nulla, e mi diressi in camera mia per studiare.

...
Con passo veloce cercavo di raggiungere il prima possibile l'aula di letteratura inglese, lezione a cui sfortunatamente sarei entrata con ritardo, mi piaceva quella materia.
Pensavo già a tutti gli occhi dei miei compagni su di me, che mi guardavano con fare curioso o annoiato, e al professore, che nonostante non fosse una rogna, mi avrebbe sgridato dicendomi che la prossima volta avrei aspettato fuori fino alla fine della lezione.

Cominciai a correre e lentamente sentì il corpo più pesante. Sfrecciavo tra i vari corridoi, non essendo neanche sicura che fosse la strada giusta. Ma la mia corsa venne interrotta da qualcuno a cui andai addosso.

-Ehi! Stai più attenta.- disse la persona contro cui avevo urtato. Non riuscì neanche a guardarlo o guardarla in viso che svenni per terra, perdendo totalmente i sensi.

...
I miei occhi si aprirono lentamente. Le palpebre erano troppo pesanti e la cosa mi fece allarmare. Mi guardai intorno e potei notare che ero nell'infermeria della scuola. Le mura di un azzurrino spento erano ormai rovinate e il lettino cigolava ad ogni mio movimento.

-Stai bene?- domandò una voce esterna. Mi girai verso la persona che aveva interrotto quel silenzio e notai una ragazza appoggiata allo stipite della porta. Aveva i capelli lunghi e castani, due occhi del medesimo colore contornati da lunghe ciglia ed era alta.

-Sì, credo di sì. Mi hai portata tu qui?- domandai provando a sedermi, ma fallendo miseramente, dovevo essere proprio debole per non riuscire a sedermi. La ragazza si avvicinò velocemente a me, e mi mise le mani sulle spalle incitandomi a ri-sdraiarmi.

-Sì, riposati. Sei veramente debole. Bevi questo, da quant'è che non mangi?- domandò passandomi un bicchiere d'acqua, ma quando la bevvi potei constatare che era stato aggiunto dello zucchero. Guardai l'ora sull'orologio appeso al muro e notai che erano le dieci meno venti. Ero svenuta per molto tempo.

-In realtà solamente da ieri sera.- dissi ritentando di sedermi, e riuscendoci. Mi guardò per una manciata di secondi e poi si sedette sul letto. I capelli le arrivavano a poco più della metà della sua schiena, erano molto belli.

-Comunque io sono Madison, piacere.- disse allungandomi una mano. La stretti e le dissi quale fosse il mio nome.
Chiacchierammo per un tempo indeterminato, era molto simpatica e dolce. Forse avevo trovato un'amica.
Solamente quando l'infermiera entrò nella stanza controllai l'orario. Era passata un'altra ora. Forse era meglio alzarsi e frequentare le ultime due lezioni della giornata.

Appena misi il primo piede per terra la donna si girò e mi fermò immediatamente dicendo che ero ancora troppi debole, ma io essendo testarda poggiai anche il secondo piede. Infatti rischiai di cadere in avanti. Madison e l'infermiera mi presero al volo e mi costrinsero a risedermi.

-Ragazza è meglio se torni a casa. Chiama i tuoi genitori.- disse la donna uscendo dalla stanzetta. Mi girai verso Madison, la quale stava con il telefono in mano. E poi riflettei su cosa fare. Mia madre e mio padre erano a lavoro e quindi non sarebbero potuti venire, giusto un lavoratore di mio padre avrebbe potuto. Ma accantonai subito l'idea e decisi di restare fino alla fine dell'orario scolastico lì. Poi me ne sarei andata.

-Che fai? Resti qui?- mi domandò Madison notando che non chiamavo nessuno. Annuì e presi il mio cellulare. Alla fine non ci avrei fatto nulla, non avevo amici con cui massaggiare, ma...

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So che fa schifo, ma siamo all'inizio quindi non posso fare grandi cose.
Vi dico solo che ho molte idee, spero che vi piacciano.
Byee🌸

Tough Love  ||Blake Gray Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora