Chapter Thirty-Seven

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-Ti piace Jacob! Tranquilla, non gli dico niente, ma credo che anche lui abbia una cotta per te.- disse sussurrando l'ultima parte per poi farmi un occhiolino. Riuscii finalmente a respirare, come se le vie respiratorie mi fossero state appena liberate, permettendomi di sospirare liberamente.

-Cosa? Aspet...- mi bloccò, mettendomi un dito sulle labbra, che guardai confusa. Mi aveva appena azzittito in quel modo da film americano? Passai gli occhi dal dito alla sua faccia, con un sopracciglio alzato, in attesa che mi desse delle spiegazioni.

-Con me stai in una botte di legno, tesoro!- disse levando immediatamente il dito, vedendo che l'avevo trucidato malamente. Mi sistemai meglio sul posto, portando una mano sul mio viso, stile 'Palm Face', come poteva essere così adorabile e carino allo stesso tempo?

-In realtà si dice botte di ferro non di legno. Comunque no, non mi piace Jacob, è un altro ragazzo.- dissi con fare quasi saccente. Blake assunse un espressione confusa.

-È quello che ho detto, no? Comunque questo baldo giovane?- disse fissandomi negli occhi, cercandomi di capire cosa si celava dietro di essi. Io scossi il capo ridacchiando. Non cambierà mai.

-Fa male?- domandai accennando ai lividi e al labbro spaccato. Alzò le spalla cercando di sembrare il più spavaldo possibile, ma sapevo che gli pulsavano, sicuramente più del mio misero livido sulla guancia. Aveva ragione Blake: cosa mi era saltato in testa? Cosa volevo sembrare? Una specie di paladina della giustizia? O semplicemente avevo fatto la cosa che mi sembrava essere più giusta? Certe volte non mi capivo neanche io stessa.

Allungai un braccio verso il suo viso, mi guardò confuso, ma poi capendo le mie innocue intenzioni, mi lasciò fare. Accarezzai leggermente la macchia viola intorno al suo occhio, notando che fece delle smorfie di dolore, benché cercasse di nasconderlo. Così ritrassi la mani immediatamente, ma passai le mie dita affusolate sul suo labbro gonfio, su cui si era creata una piccola crosta al lato sinistro. Lui sussultò leggermente a quel tocco inaspettato, in effetti anche io ero sorpresa da me stessa. Passai lo sguardo dal suo labbro ai suoi occhi, che notai fossero più vicini del dovuto. Mi ero avvicinata spontaneamente ed inconsciamente a lui, infatti la nostra vicinanza era alquanto pericolosa. I suoi occhi da quella distanza sembravano ancor più belli e potevo notare quelle piccole sfumature di azzurro scuro e chiaro,
che passavano inosservate da lontano.
Quei due occhi così profondi celavano una marea di emozioni dietro: frustrazione, tristezza, felicità, rabbia, gioia e tante altre. Continuai ad affogare in quell'azzurro che tanto mi piaceva, cercando di scoprire qualcosa, sentivo che quegli occhi avevano perso quella purezza di un tempo, di quando era bimbo, come un po' tutti noi. Anch'io non ero più una bambina di un tempo, ma se potessi tornare a quel tempo probabilmente, anzi, sicuramente cambierei tantissime cose. Non avrei tutti questi rimpianti e rimorsi. Ero una bambina così dolce e carina, mentre ora non so neanche cosa sono.

Un movimento quasi impercettibile compiuto dalla sua lingua che passava sulle sue labbra, bagnandole, catturò la mia attenzione, facendo interrompere il nostro lungo contatto visivo e distraendomi dai miei pensieri. Sembravano essere così soffici e dal suo respiro che si infrangeva sui miei zigomi, potevo immaginare che la sua bocca sapesse di menta e qualcosa simile a cereali.

C'era un silenzio assurdo nella stanza, tutti i rumori erano ovattati, per me esistevamo solo noi due, oltre al tamburellante rumore del mio cuore, che era stranamente calmo, non era accelerato o decelerato, era costante. Mi sorprese la mia estrema tranquillità in una situazione come quella, che probabilmente due giorni prima non avrei sopportato e sarei arrossita come non mai.
Ora invece sostenevo il suo sguardo, Blake era così enigmatico nonostante fosse uno dei ragazzi più aperti che io avessi mai conosciuto, non che ne avessi conosciuti tanti. Ma la cosa che più mi lasciava di stucco è che non si fosse allontanato o andato via, scappato da questa stupida ragazza che provava delle emozioni forti nei suoi confronti.
Non c'era alcuna malizia nelle sue pozze azzurre e sicuramente neanche nei miei.

La campanella suonò, risvegliandoci da quel periodo di trance, la maledissi nei peggio modi, dal momento che entrambi facemmo un passo indietro, completamente imbarazzati. Cosa era appena successo? I miei occhi si posarono sulle mie mani, che si torturavano tra loro, mentre lui li portò sulle sue Vans bianche.
Era tutto così strano, ancora non realizzavo cosa fosse successo, eravamo così vicini, perché non si era scansato? Perché non aveva tirato fuori Madison, spiegandomi quanto lui l'amasse e che io ero solo una sua cara amica? Perché era rimasto lì a fissarmi? Se l'avessi baciato? Avrebbe ricambiato o si sarebbe spostato?

-Dovresti medicarti quel labbro.- dissi cercando di spezzare quell'imbarazzo che si era creato tra noi. Lui alzò il viso e posò il suo sguardo su di me, facendomi sentire leggermente in soggezione, sebbene avessimo passato interi minuti a fissarci.

-Uhm... No, posso sopravvivere...- disse con una punta di ironia, un piccolo sorriso si impadronì delle mie labbra. Non avevo intenzione di lasciarlo prendersi una bella infezione per la sua stupidità e testardaggine.

-Ho capito...- dissi alzandomi, con calma mi diressi verso uno degli armadietti presenti nella stanza, lo aprii e cercai un disinfettante. C'era di tutto e di più, bisturi, pomate, garze, ma dell'acqua ossigenata neanche l'ombra. Nel frattempo presi dei dischetti di cotone, con cui tamponare la ferita.

-Seriamente, Reb, non c'è bisogno.- disse da dietro, non lo stetti ad ascoltare e continuai la ricerca del disinfettante perduto, mi sentivo una piccola Dora l'esploratrice. Il cazzotto mi ha dato alla testa.
Dopo aver aperto tutti e tre gli armadietti finalmente trovai una bottiglietta bianca con una scritta rosa 'Disinfettante'. Lo presi e mi voltai verso il biondo, che osservava interessato le sue chilometriche gambe dondolare giù dal lettino bianco.

Mi avvicinai a lui, con passo esitante, quando poi alzò il volto dal pavimento a me, sorridendo leggermente.
-Sei proprio cocciuta.- ridacchiò, mentre bagnavo il cotone con il liquido. Poi lo avvicinai al suo labbro iniziando a tamponare, dei gemiti di dolore uscire dalle sue gonfie labbra, facendomi sorridere leggermente.

-Guarda che fa male, eh.- disse guardandomi male. Al che io alzai un sopracciglio come a dire 'Ma sei serio?' e lui incrociò le braccia al petto, come un bambino. Io continuai a tampinare e sorridere, quando lui mi intrappolò, attorcigliando le sue gambe dietro le mie, bloccandomi contro il suo corpo. Eravamo tornati di nuovo vicini, troppo.
I suoi occhi si scontrarono di nuovo con i miei e mi sentii di nuovo nello stato trance, il suo viso era veramente a pochi centimetri dal mio e non riuscivo a concentrarmi sul mio compito.Quel momento venne interrotto dopo pochi attimi da una porta che veniva spalancata. Io mi voltai trovando davanti le ultime persone che avrei voluto vedere: Madison e Christian.

Spazio Me!
Heey! Questo capitolo mi piace molto più dell'altro, anche se stava rischiando di divenire una palla assurda, quindi ho deciso di smuovere la situazione.😏
Lasciate una stellina e un commento per farmi happyyy.
Byee

Tough Love  ||Blake Gray Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora