Sixty-One

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Scesi le scale il più lentamente possibile, non volevo di certo prendere una storta o mancare un grandino e ruzzolare giù di sotto, facendo la figura della stupida sui tacchi. Fin quando non fui arrivata al piano inferiore, non alzai lo sguardo dalle scale, ma giunta nella sala mi guardai intorno, notando i miei genitori, Theresa e Jacob, intenti a fissarmi. Mi sentivo in imbarazzo, molto in imbarazzo, scorsi una lacrima rigare le guancia di Theresa. Quella donna era una vera e propria benedizione, c'era stata sin da quando avevo due anni.

-Wow... Becca, s-sei bellissima.- sussurrò Jacob spezzando quell'imbarazzo, io arrossii violentemente, non abituata ai complimenti. Il castano indossava un completo simile a quello che portava la prima volta che ci eravamo conosciuti, solo che questa volta aveva anche una giacca ed, insieme ai pantaloni, era di un colore scuro, blu tendente al nero, simile al mio vestito. I suoi capelli erano tirati su da uno strato di gel, che non li faceva sembrare sporchi od unti. Mentre un timido sorriso si allargava sulle sue labbra e le sue guance sembravano essere più colorate del solito.

-Grazie.- risposi giocherellando con le mie dita. Seguirono un paio di secondi di silenzio, poi mia madre afferrò la macchina fotografica dalle mani di Theresa e mi spinse verso Jacob, come al suo solito con tutta la sua delicatezza. Da notare l'ironia.
Il castano portò la mano destra davanti, mostrandomi un adorabile bouquet sui toni del bianco panna. Sorrisi, mentre gli porgevo il polso e lui lo infilava, nel frattempo mia madre continuava a scattare le foto. Ci girammo sorridendo falsamente e, solamente dopo cinque minuti, la smise.

-Noi andiamo, ciao!- cercai di dileguarmi, afferrando prontamente la mano di Jacob, ma venni stroncata sul nascere da mio padre, che era rimasto in silenzio per tutto quel tempo. Era quel tipo di uomo abbastanza silenzioso, ma che con una frase riusciva a spegnerti, per questo ero abbastanza preoccupata.

-Jacob, mi fido di te, ragazzo, ma guai a te se la tocchi più del necessario. Non penso di dovermi spiegare oltre.- disse incrociando le bracci al petto, come una specie di bodyguard. Inutile dire che divenni più rossa del vestito di mia madre, e Jacob iniziò ad annuire ripetutamente, come una specie di soldatino. Prima che qualcun altro potesse dire o fare altro, scappai via, trascinandomi dietro Jacob. Appena fuori da casa, la fredda aria di fine novembre si scontrò con la mia pelle, ma fortunatamente quella sera non faceva eccessivamente freddo.

-Prima non te l'ho detto, ma anche tu stai benissimo.- dissi, mentre ci dirigevamo verso l'auto, dove ci attendeva il mio autista. Jacob mi sorrise dolcemente, stringendo la presa sulla mia mano. Non mi ero neanche accorta di non aver slacciato le nostre mani, ma non mi dava fastidio, in qualche modo mi tranquillizzava. Durante il tragitto non potei far altro che pensare alla serata, chissà come si sarebbero vestiti Blake e Madison, chissà se Christian si sarebbe presentato, chissà se tra Joey e Emma sarebbe successo qualcosa. Avevo così tanti dubbi.

-Siamo arrivati.- la voce del mio migliore amico mi distolse dai miei pensieri e, senza esitare, uscii dalla macchina, dirigendomi verso la scuola. La musica non era troppo alta, appena udibile da fuori, ma alla fine era pur sempre una scuola, non una festa del sabato sera.

-Dici che ci saranno tanti professori?- gli chiesi spezzando il ghiaccio, odiavo quel tipo di imbarazzo, che si era insinuato tra noi. Alla fine eravamo migliori amici e non ci sarebbe dovuto essere. Sebbene molto presa dai miei pensieri e da tutto il resto, non riuscii completamente ad evitare il dolore, persistente, ai piedi. Maledetti tacchi.

-Non saprei, sicuramente Mrs Reguson ci sarà, ma anche Mr Portuer e si sa che c'è del tenero tra loro, poi Mr Tretson sarà tutto il tempo a bere dalla sua fiaschetta ed infine Mrs Rayley che non ci seguirà molto.- mi rispose, mentre entravamo nell'istituto. Poche luci erano accesse, il che rendeva il corridoio quasi un luogo romantico, ma era comunque strano essere a scuola oltre l'orario scolastico. In poco tempo raggiungemmo la palestra, dove si sarebbe svolta la serata e, aperta la porta, davanti a noi si rivelò una grande sala illuminata da alcuni luci colorate, con una palla al centro della stanza, che rifletteva luci bianche ed erano appesi in aria dei festoni, che aiutavano a colorarla. Era già stracolma di gente, il che mi fece pensare che non fossimo arrivati troppo presto. Se si guardava alla mia destra si poteva notare una fila di tavoli con bevande, ovviamente analcoliche, tra cui il punch, degli stuzzichini e molti bicchieri, mentre alla mia sinistra, infondo alla sala, c'era il Dj con la sua console e le sue casse. Molta gente già ballava.

Tough Love  ||Blake Gray Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora