Rebecca's pov
Senza pensarci due volte lo abbracciai, stringendo il suo corpo contro il mio, quasi a volerli fondere in uno solo. Sprofondai nella sua felpa, che odorava tanto della sua colonia preferita. Chiusi gli occhi gustandomi quei pochi attimi di tranquillità, inizialmente restò rigido, probabilmente non capendo il motivo di quel gesto, ma ben presto sentii delle braccia stringersi intorno alla mia vita, tenendomi stretta a se.-Ti voglio bene, Jay.- sussurrai quasi impercettibilmente, ma capii che lo aveva sentito quando un sospiro lasciò il suo petto e sussurrò in risposta un 'anch'io'. Mi gustai quei secondi in cui tutto sembrava essere perfetto: io, Jacob, abbracciati, il tramonto, il vento tra i capelli, i nostri pensieri leggeri nell'aria, i nostri petti liberi da qualsiasi cattivo pensiero. Mi sembrava di essere giunta in paradiso, ma venni violentemente e brutalmente portata alla realtà quando mi squillò il telefono, per un attimo pensai di gettarlo via, ma non potevo.
Il nome di Emma era bello stampato sul telefono, accompagnato da una sua foto molto idiota. Forse era qualcosa di importante.-Pronto?-
-Oh Gesù! Rebecca, stai bene?-
-Ems, sto bene, perché tutta questa preoccupazione? Non ci vediamo da ieri, mica da un anno.-
-Non ti ho vista a scuola quindi ho pensato... Che magari ti fosse successo qualcosa, ho pensato al peggio se devo essere sincera, ma adesso che so che sei a casa, posso stare tranquilla.-
-Beh... In realtà sono al parco.-
-Da sola?! E se Christ...-
-C'è Jacob qui con me...-
-Uh... Grazie al cielo! Come mai non sei venuta oggi?E perché sei al parco con Jacob?-
-Uhm... Ems, posso chiamarti più tardi?-
-Sì, certamente, sicura di stare bene?-
-Sisì, non ti preoccupare. Ci sentiamo dopo!-
-D'accordo, ti voglio bene!-
-Anch'io.-Quando iniziai a capire che avrebbe cominciato a parlare di quello che era successo ieri, quando parlò di Christian mi sentii a disagio, come se qualcosa dentro di me non funzionasse, non fosse al suo posto. Attaccai prima che Jacob potesse intuire qualsiasi cosa, adagiando il mio telefono nella tasca del giacchetto. Il castano davanti a me si era alzato e stava sistemando il casino che avevamo fatto intorno a noi, come due bambini. Ridacchiai, iniziando anch'io ad aiutarlo.
-Hai sprecato un McNugget! Eresia!- esclamò lui alzando il pezzetto di pollo all'aria, io scoppiai a ridere, divertita dalla sua stupidità, mi guardò male inizialmente, ma poi rise con me. Prendemmo le nostre cose e, gettando i rifiuti e il cibo che ci eravamo lanciati addosso, uscimmo dal parco di controvoglia. Era tutto così rilassante e tranquillo, mi sembrava di essermi dimenticata di quasi tutto.
Molti passanti ci guardavano male, dal momento che tenevo sulle spalle una coperta con gli orsacchiotti e Jacob aveva indossato il mio cappello rosa di H&M con una scritta "Too glam to give a damn". Continuammo a ridere e a scherzare per tutto il viaggio verso casa mia, con un suo braccio intorno al mio collo ed il mio intorno alla sua vita.-Ma quando sei caduta davanti a tutti?! Oddio! È stato epico!- esclamò lui ridendo a crepapelle, gli depositai, scherzosamente, un pugno sulla spalla, non riuscendo a trattenere una risata. Ero proprio una sbadata di prima categoria, del resto anche lui non scherzava. Continuammo con le battute e i ricordi fino a quando non arrivammo.
-Che suono fa un maiale che cade dal decimo piano di un palazzo? Speck!- esclamò ridendo alla sua stessa battuta come uno stupido. Lo fissai sera, sebbene volessi scoppiargli a ridere in faccia, non tanto per la battuta, ma per la sua risata e la sua espressione facciale. Jacob si ricompose, provando a trattenere le risate, fallendo miseramente ad ogni tentativo. Quando finalmente si calmò, ringraziai il padre eterno.
-Ci vediamo domani allora.- disse lui diventando rosso in viso, più di quanto non fosse già. Annuii sorridendo dolcemente, strizzandogli una guancia, procurandogli un gemito di dolore e fastidio. Gli depositai un bacio sulla guancia dolorante, per poi raccattare le mie cose, tra cui il cappello rosa, e dirigermi verso casa, sperando che i miei genitori non fossero già tornati.
-Passo per le sette e mezzo, okay?- urlò Jacob dal cancello, provando a farsi sentire di me, alzai un pollice in su, facendogli intuire che avevo sentito. Domani sarebbe stato sabato, l'avrei passato al centro commerciale con Emma, alla ricerca del vestito perfetto. Parlando di Emma avrei dovuto chiamarla per farle sapere che stavo bene, inoltre non sapevo se alla fine aveva trovato il suo 'cavaliere' per la serata. Entrata in casa, capii che i miei genitori erano ancora fuori, quindi mi diressi in camera mia componendo il numero della bionda, pronta a due ore di pettegolezzi e momenti tra ragazze.
Jacob's pov (fatemi sapere se vi piace sapere il pensiero di alcuni personaggi o se preferite solamente Rebecca.)
Quando chiuse la porta di casa, rilasciai un sospiro, che mi sembrava di trattenere da sempre, liberandomi per dieci secondi di quel peso sul petto, che mi opprimeva come una roccia. Restai a fissare l'abitazione per altri cinque minuti, inconsciamente. C'era così tante cose che avrei voluto dirle, alcune già le sapeva, ma altre le avevo 'sviluppate' recentemente, ma nulla di ciò avrebbe cambiato la situazione, non avrebbe cambiato quello che c'era tra noi, non avrebbe cambiato noi. Mi allontanai amareggiato, mentre il vento mi scompigliava i capelli, che sbatteva persistentemente sulla mi fronte scoperta. Perché doveva essere così difficile e doloroso essere amici? Averla ad un palmo, ma non poterla avere. Vederla ogni giorno, sentire il cuore scoppiare, lo stomaco ribaltarsi e le gambe molli, ma non poter mai dire di esserle qualcosa di più di un amico, del suo migliore amico. Mi struggeva, mi faceva sentire male, mi spezzava il cuore, mi devastava. Non è vero che non c'è niente di peggio di essere rifiutati, si può essere rifiutati e rimanere il proprio migliore amico, quello sì che fa male, soprattutto se lei è già preso da un altro. Blake. Fino a prima di conoscere Rebecca potevo definirlo un ragazzo simpatico, ma ora non riuscivo a restare nella sua stessa stanza senza volerlo riempire di botte, non tanto perché piacesse a Reb, ma perché non riusciva a capire ed apprezzare ciò che aveva.
Calciai lontano da me un sassolino, che incontrai per strada. Quella mattina Reb si era comportata in un modo così strano, che per un attimo, solo un attimo, avevo pensato che provasse qualcosa di diverso nei miei confronti, ma venne scacciato subito quando tirò fuori la storia dei coniugi, nonché io programmassi di sposarla, ma dimostrava semplicemente che non ci sarebbe mai stato un noi, almeno non in quel senso. Il ballo di autunno sarebbe stato la mia occasione, non sapevo neanche perché continuassi a sperare in qualcosa che non sarebbe mai successo, ma come dice il detto: la speranza è l'ultima a morire.Quando arrivai a casa mia, non feci altro che gettarmi a peso morto, continuando a pensare a Rebecca, al ballo, a Blake, a tutto ed a niente. Sospirai amareggiato, scorrendo sulla home di instagram fin quando non mi arrivò una notifica: qualcuno mi aveva taggato in una foto, andai a controllare per vedere che era Rebecca, l'avevamo scattata quel pomeriggio: entrambi sorridevamo, lei aveva tirato fuori la lingua scherzosamente, mentre io stringevo un braccio intorno al suo collo, ricordavo il momento in cui l'aveva scattata, stavamo parlando delle nostre disavventure con i nostri genitori ed io non riuscivo a smettere di ridere. Senza neanche accorgermene stavo sorridendo come uno stupido, commentai e poi feci lo screen della foto per impostarla come sfondo del telefono.
-Jacob! Vieni di sotto, è pronta la cena!- urlò mia madre dal piano inferiore, riportandomi brutalmente alla realtà. Mi alzai pigramente dal letto, dirigendomi al piano inferiore svogliatamente. Con i miei genitori non avevo un rapporto bellissimo, come loro non erano i genitori dell'anno, io non ero il figlio dell'anno, ma c'era di peggio.
-Com'è andata oggi a scuola?- mi chiese mia madre mangiando la sua tagliata, mentre io quasi mi strozzai con la mia. Scuola, vero, posto dove non andavo da circa ventiquattro ore, ma questo ovviamente loro non lo sapevano e non l'avrebbero saputo.
-Bene, voi come siete stati?- chiesi cambiando velocemente argomento, temevo troppo che mi avrebbero scoperto, dal momento che ero un pessimo bugiardo, ma per fortuna non fecero altre domande ed iniziarono con un lungo e noioso discorso riguardo la loro gita con i Collins. Non ascoltai molto, assorto nei miei pensieri.
-Ti vedo un po' assente, Jacob. Tutto bene?- attirò la mia attenzione mio padre, che si trovava di fianco a me. Annuii distrattamente e non volendo cominciare un qualsiasi discorso che riguardasse il mio umore, mi alzai per poi inventarmi di avere molti compiti da fare e corsi in camera mia. In realtà non feci altro che gettarmi pesantemente sul letto ed addormentarmi con l'immagina di Rebecca in testa...
Spazio me!
Heey! Il pov di Jacob è un qualcosa di nuovo quindi vi prego di farmi sapere cosa ne sappiate, se ne volete altri o se è meglio di no!
Come sempre lasciate una stellina ed un commento per favore :)
Byee
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Tough Love ||Blake Gray
FanfictionCosa succederebbe se Rebecca Collins, nata da una famiglia agiata e benestante, che non le ha mai fatto mancare nulla, tranne l'affetto che lei avrebbe voluto, si innamorasse di un semplice ragazzo americano, dalle abitudini e dai problemi di un nor...