Cameron's Life - Parte Prima

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La buona notizia era che il suo serial era stato rinnovato per una seconda stagione. La cattiva notizia era che Bradley aveva preso le sue cose e stava per andarsene.

In quel frangente Cameron non sapeva come comportarsi; non sapeva se aiutarlo a radunare gli ultimi suoi averi in una scatola, espiantando tutto ciò che lo riguardava dalla casa che era il fossile della loro vita insieme, tre anni, di cui uno praticamente intero trascorso a litigare quasi ininterrottamente.

"Hai preso tutto?" chiese Cameron rigido, cercando di mostrarsi gentile. Collaborativo, almeno. Non era un bel momento.

"Credo che questa scatola sia l'ultima" rispose Brad asciutto, indicando tale contenitore che teneva con entrambe le mani.

I motivi della rottura tra loro due erano parecchi. Principalmente, il lavoro di Cameron; un anno prima lui aveva ottenuto un ingaggio come sceneggiatore di un telefilm per adolescenti chiamato I rovi della luna, che aveva riscosso un successo internazionale. Era stato il primo lavoro 'serio' che il ragazzo di ventisei anni era riuscito a conquistarsi; fino a quel momento, la sua ambizione di proporre sceneggiature originali a qualche produttore di Hollywood si era fermata nel collaborare alla stesura di un paio di copioni per i teatri di terz'ordine e poi qualche pilot, tutti un sonoro flop. Tuttavia grazie a questi ultimi era entrato nell'ambiente dei telefilm, e finalmente con I rovi della luna – boiata per teen-agers dal valore artistico quasi infimo – aveva avuto la sua grande occasione.

Il che significava lavorare quasi quindici ore al giorno, portarsi il lavoro a casa, non dormire ed essere di cattivo umore la maggior parte del tempo. Quella che doveva essere una benedizione si era rivelata la condanna definitiva della sua relazione stabile con Bradley: adesso era il suo turno di mettere in primo piano il lavoro. Si trasferiva per due anni in Tunisia per lavorare a degli scavi.

Per quanto desiderasse essere archeologo, un tempo Bradley non avrebbe mai considerato quel posto, per poter stare con Cameron. Quei tempi ormai però erano andati via per sempre; non restava che accettare la sconfitta, e comportarsi da persone civili.

"Mi apri la porta?" domandò Bradley con la scatola pesante in mano. Riprendendosi dal proprio stato catatonico, Cameron si rianimò subito e corse alla porta di casa, e il suo ex varcò la soglia per l'ultima volta.

Seguendolo per un breve tratto nel corridoio, Cameron mise le mani in tasca e dondolò nervoso: "Beh, allora. Sei... sicuro che non vuoi che ti accompagni all'aeroporto, domani?"

Una veloce ombra passò sul viso di Bradley, che ribadì pacato: "È meglio se ci salutiamo qui. Sarà più facile."

Cameron non riusciva a capacitarsi di cosa fosse più facile; ma ormai, non poteva più rivendicare niente. Era stata colpa sua se aveva portato Bradley al limite, se lui l'aveva lasciato per andarsene; il tempo per le accuse, per le recriminazioni, per il dolore era ormai trascorso da mesi. In verità, erano già settimane che non vivevano più insieme. Tuttavia Cameron sentiva un nodo stringersi alla gola all'idea che non l'avrebbe più rivisto per chissà quanto tempo.

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