Declaration

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Cameron Bee si era dato alle grandi pulizie casalinghe. Scott lo guardava stranito mentre riempiva scatoloni e scatoloni con i fogli sfusi che per mesi, anni erano stati sparsi un po' dappertutto in casa. Alcuni, addirittura, si arrischiava a buttarli.

Gli sfrecciò vicino, sorpreso: "Oh ciao, Scott! Da quanto tempo!"

"Scusa... Negli ultimi giorni non sono neanche rientrato a casa" si giustificò Scott, anche se l'amico non aveva avuto un tono critico né polemico. "Mi sa che siamo entrambi molto bravi a finire nei casini."

"Vuoi raccontare?" chiese Cameron appoggiando lo scatolone che aveva in mano e asciugandosi la fronte.

"Credo di no."

Prese una mela dalla cucina mentre continuava a udire il tramestio provocato dal padrone di casa. Poi raggiunse il divano e si sedette, addentandola. "Tu mi sembri di umore... Diciamo propositivo, ecco."

"Ho deciso che d'ora in poi mi dedicherò a pieno regime alla mia carriera. Per un po' basta con la vita sentimentale!"

"Questo proclama l'ho già sentito almeno due volte" borbottò Scott ricevendo un'occhiata assassina.

Cameron desistette e si sedette all'altro capo del divano, rivolto verso di lui. "Vogliamo fare una gara a chi ha relazioni più ingarbugliate?"

"No. Perderesti."

"Bravo."

Scott esitò. Era questo il momento. Doveva dirglielo. Sputare il rospo e farsi giustamente buttare fuori casa di Cameron a calci, per l'ultima volta. "Cameron, a proposito... C'è una cosa di cui ti vorrei parlare."

Lo scrittore parve sorpreso, piegò la testa. "Oh. Finalmente vuoi confidarti con me? Sono tutt'orecchi, spara."

Era giusto. Era corretto, che Cameron sapesse. Scott era andato a letto con Daniel poco più di una settimana dopo che loro due si erano lasciati. Era così difficile confessare di essersi aggiunto alla schiera degli stronzi che lo prendevano di mira: questo colpo, poi, rischiava di essere peggiore degli altri.

"Non sono... Stato un buon amico, per te" dichiarò, con la gola secca.

"Perché dici questo? Non è vero" lo rassicurò Cameron.

"Mi sono imposto nella tua vita. Ti ho praticamente costretto a venire a letto con me..."

"Credimi, non mi hai costretto."

"Ti ho svuotato il frigo, ti ho fornito consigli non richiesti, ti ho buttato tra le braccia di uomini pessimi..."

"Mi stai descrivendo come un burattino senza vita. Non è certo colpa tua molto di quello che mi è capitato, Scott, e fidati quando ti dico che è stato più facile affrontare tutto questo, avendoti vicino. Peter è un ottimo amico, ma è troppo buono con me, io ho bisogno anche di uno come te."

"Cameron..." proferì, toccato da quelle parole. Diventava sempre più difficile proseguire. Guardò altrove. "Ho rovinato tutto quanto. Mi sono così tanto abituato a badare a me stesso, che mi faccio sempre terra bruciata attorno."

Lo scrittore allungò una mano e strinse la sua: "Cosa è successo, con Hunter Williams? Parla. Forse non posso aiutarti ma, per lo meno, posso ascoltare."

Scott guardò l'amico: era inutile. "Se ti raccontassi tutto quanto, mi disprezzeresti."

"Dopo quello che ho passato?" rispose Cameron, scettico e divertito.

"Credimi" rispose Scott, così cupo e perentorio che l'amico si tirò indietro perplesso.

Non ce la faceva a dirglielo. Era impossibile. Cameron non conosceva niente di quella storia, non avrebbe mai capito come Scott era potuto finire a Daniel, dopo aver avuto una relazione con suo padre. Nessuno sano di mente avrebbe capito, e Scott era il primo a biasimare se stesso. Lasciarsi andare con Daniel, tra tutti gli errori che aveva compiuto nel corso della sua vita, era senza dubbio il peggiore, l'unico che avrebbe cancellato se avesse potuto. Non era giusto.

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora